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Miele dallo spazio

Il miele dallo spazio non sarà il райский мёд [“miele paradisiaco”] degli Aljans, il miele sacro venerato praticamente da tutte le religioni, né il cibo (מאכל) uscito dal divoratore (מהאכל) o il dolce (מתוק) uscito dal forte (ומעז) [Gc 14,14], né quello della terra del latte e del miele –che d’altronde era solo nettare di datteri–, ma merita comunque un posto d’onore nell’immaginario collettivo.

Nel 1982 la NASA tentò un primo esperimento mandando in orbita 14 api con la missione STS-3, ma l’impresa non diede i risultati sperati: gli insetti non seppero adattarsi alla microgravità e morirono.

Gli americani riprovarono quindi nel 1984, portando circa tremila esemplari di apis mellifera in due moduli di alluminio a bordo dello Space Shuttle Challenger durante la missione STS-41-C: questa volta l’esperimento ebbe successo, le bestioline si abituarono rapidamente alle nuove condizioni e riuscirono a costruire i favi.

(James van Hoften)

Al momento non risulta che l’esperimento sia stato ripetuto; il sito della “Apicoltura Lombardi” racconta invece di una verifica a contrario avvenuta nell’aprile 2005, durante la missione Soyuz TMA-6, quando

«un miele italiano di eucalipto prodotto nel Lazio, ha dato gusto e sapore di casa addolcendo un pasto dell’astronauta Roberto Vittori sulla Stazione Spaziale Internazionale ISS. […] Vittori ha valutato se il vassoio riusciva a mantenere le proprietà organolettiche di questi prodotti e se consistenza e quantità erano adatte a garantire il benessere psicologico dei cosmonauti con il cibo, un elemento di conforto psicologico, soprattutto in condizioni di stress che potrebbe entrare ufficialmente nella dieta dei cosmonauti».

(mielelombardi.it)
Non c’è un qualcosa di profondamente gratificante nell’idea che l’umanità affronti una nuova era ripartendo da una delle sue più antiche fonti di sostentamento?
(Cuevas de la Araña: la raccolta dei favi 8000 anni fa)
Fonti:
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