C’è un ragazzo austriaco, tale Philip Josef Hassler, che è diventato piuttosto famoso con il nome d’arte di Mr Bond per delle parodie di alcune celebri canzoni rap americane in chiave “nazista”. Dal 2016 al 2019 è stato molto attivo e ha proposto online un centinaio di pezzi (qui trovate la raccolta più aggiornata), dimostrando peraltro un’incredibile padronanza della lingua inglese.
Poi, un bel giorno del gennaio 2021, un tribunale della Carinzia ha deciso di condannarlo a dieci anni di galera per “incitamento all’odio”, più precisamente per aver violato il fatidico Verbotsgesetz 1947, la Legge sul “divieto di ricostituzione del partito nazionalsocialista”.
La sentenza è allucinante perché l’intento di Mr Bond era chiaramente satirico, o “post-ironico” se volete definirlo così: egli voleva mimare i testi violenti dei rapper afroamericani, un’esaltazione del machismo, della stupidità e della violenza tanto apprezzata dai media, dandogli una connotazione “bianca”, che inevitabilmente deve rivolgersi al nazismo, al razzismo dei redneck americani e al suprematismo nel momento in cui volesse trovare un modo di esprimersi (considerando che per il mainstream i “bianchi” sono tutti effeminati, sciocchi e ingenui). Che poi questa fosse effettivamente la sua ideologia di riferimento, è un altro conto, nella stessa misura in cui un rapper nero non viene condannato per le sue canzoni ma solo per i suoi eventuali crimini (come il possesso di un’arma da fuoco non registrata o l’omicidio di un cugino).
Allo stato attuale, esiste un sito web che dovrebbe informare gli appassionati sulle condizioni di Hassler, ma non è aggiornato da quasi due anni. “Mr Bond” è dunque rinchiuso nel carcere di Suben e probabilmente dovrà scontare tutta la pena comminata. È risibile, considerando il caso in questione, che su numerosi siti web campeggi incessantemente l’immagine di un musicista nigeriano (tale Yahaya Sharif-Aminu) “condannato per una canzone” propagandata da Amnesty International, nel momento in cui costui ha composto un pezzo (che comunque nessuno ha mai potuto ascoltare) a quanto pare volutamente offensivo verso il profeta Maometto, mentre Philip Josef Hassler si è limitato a realizzare delle parodie, per quanto “controverse” (blasfeme?), delle quali l’oltraggio da esse rappresentato si sarebbe potuto risolvere solo censurandole (come in effetti si è fatto, ma non è bastato).
A scanso di equivoci, condanno ogni forma di razzismo, nazismo e nazzismo (con due “z” per andare sul sicuro). Penso però che la libertà di espressione dalle nostre parti andrebbe garantita anche a rischio di violare qualche articolo di legge ormai anacronistico, in specie nel momento in cui le opinioni pubbliche occidentali sono costantemente sollecitate a interessarsi del “diritto di parola” di ogni individuo che viva in un Paese non europeo o non allineato agli Stati Uniti.
E intanto i criminali VERI li rimettono in libertà dopo due giorni e con una pacca sulle spalle.