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Muore Elisabetta II, la Regina del Nulla

Muore Elisabetta II e sulla stampa italiana partono le paralimpiadi del servilismo: Filippo Ceccarelli su “Repubblica” afferma che “fra le molte e svariate virtù” ascrivibili alla monarca c’era anche quella di “nobilitare i politici italiani con cui per oltre 60 anni è entrata in contatto”, descrivendo quest’ultimi come “vanitosi, grossolani, ciarlieri, cinici e invadenti”, mentre Beppe Severgnini sulla prima pagina del “Corriere” afferma che è stata “la Regina di tutti noi”.

Di fronte a queste miserie verrebbe da andare in Parco Mizzo mode e stappare la “migliore bottiglia”:

Tuttavia, da una prospettiva antifrastica, potremmo però ammettere con Severgnini che Elisabetta II è stata la regina di tutti noi, cioè del nulla che rappresentiamo in quanto anglofili, occidentalari e italioti. Effettivamente la “seconda era elisabettiana” è stato un disastro sotto tutti i punti di vista: la “Regina più amata del mondo” (in realtà caduta in disgrazia di fronte all’opinione pubblica nazionale e internazionale dopo la sua reazione di assoluta indifferenza di fronte alla morte di Lady Diana, un incidente di percorso risolto con una alacre opera di propaganda alla quale hanno partecipato attivamente il figlio Carlo e i servizi segreti inglesi) ha distrutto l’impero, ha ridicolizzato il suo regno e ha minato alle basi l’istituto stesso della monarchia.

Del resto che la sua morte sia stata annunciata con un tweet è di per sé un fatto profondamente simbolico. Nessuna solennità o aura, solo un imbarazzante “stare al passo coi tempi” per giustificare un tramonto ormai durato troppo a lungo. Settant’anni di picconate alla corona culminate con il conferimento dell’incaricato alla psicopatica Liz Truss, ex rivoluzionaria anti-nucleare e anti-monarchica ora diventata fanatica conservatrice e affamata di guerra atomica.

Vignetta del Guardian contro la nuova “Dottoressa Stanamore” Liz Truss

Certo la coincidenza fa pensare, ma non penso che queste cose siano collegate da una prospettiva “complottista”, semmai preternaturale o spirituale. Stupisce anche il fatto che la nuova premier inglese abbia ricevuto la notizia mentre discuteva alla Camera della crisi energetica. Come a dire, cari figliastri d’Albione, che la Regina comunque non pagherà le vostre bollette. Ma continuate pure a frignare.

Adesso dovremo onorare Carlo III, il pupillo che prende le mazzette dagli emiri, si fa fotografare mentre bacia in bocca i valletti (come ogni inglese che si rispetti) ed è stato al pari del padre Filippo (gran puttaniere, che dichiarò “vorrei essere un virus letale per eliminare gli umani in eccesso”) un ambientalista ante litteram.  Questo Carlo, descritto ad ogni modo come un imbranato che non sa nemmeno mettere il dentifricio sullo spazzolino (ha bisogno di un valletto, che probabilmente gli darà anche il bacio della buonanotte) è peraltro rappresentazione plastica dell’insignificanza a cui la sua famiglia ha ridotto l’istituzione: fedifrago in maniera squallida (a differenza del fratello Andrea, l’amichetto di Epstein che seguiva più la tradizione paterna di andare con minorenni a pagamento), ha avuto il permesso di sposarsi con una donna divorziata, una “pecca” che il suo prozio pagò con l’abdicazione spianando la strada alla stessa Elisabetta.

Basterebbe solo questo per coprire di ridicolo i Windsor. Ma c’è naturalmente dell’altro, come l’ultima oscena soap opera rappresentato dall’ingresso in famiglia della divorziata afro-americana Meghan Markle, con tanto di matrimonio yankee celebrato da un vescovo di colore: una sorta di psy-op per giustificare la trasformazione dell’Inghilterra in un “continente nero”, (operazione che prosegue con l’annuncio orgoglioso, da parte della conservatrice Liz Truss, di aver “escluso gli uomini bianchi” dai ministeri chiave del suo governo, preferendo una donna di origini indiane, una nigeriana e due maschi da Sierra Leone e Ghana).

Questa la cifra del “matriarcato” elisabettiano (così Tony Blair nel suo necrologio): un “Regno Unito” che si è fatto bagnare il naso persino dalle Barbados (quindi figuriamoci da Scozia e Irlanda) e che ora è confinato su un’isola senza più storia né cultura né civiltà. Carlo III probabilmente farà da curatore fallimentare, ma non si escludono sorprese: tipo transessuali a corte, sacrifici umani per fermare i cambiamenti climatici e una bella guerra termonucleare nel cuore dell’Europa. May God curse the English!

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