NASRALLOL: l’ultimo capitolo dell’infinita epopea levantina

Ieri l’altro ho scritto di getto un ricordo di Hassan Nasrallah il cui messaggio di fondo sostanzialmente era che chiunque avesse tentato di analizzare l’uccisione del grande condottiero libanese in maniera razionale e lucida, invece di battersi il petto e flagellarsi come un vero sciita durante l’ashura, avrebbe dovuto essere considerato al pari dei perfidi Iudaei.

Diciamo che ho un po’ esagerato (per correttezza riporto lo sclero in una nota alla fine di questo pezzo[1]), dunque per rimediare cercherò di esprimere lo stesso concetto diluito in una ventina di pagine ma mettendo un meme come immagine di copertina, così tutti penseranno che io abbia emendato la mia opinione tramite il trolling senza cedere a stupidi sentimentalismi politici. (Battute a parte, in questo modo voglio rispondere alle critiche ricevute, che ovviamente non ho censurato, anche se preferirei restare in tema e non mettermi a discutere di quanto io sia –o non siasfigato/incel e dei motivi per cui piagnucolando su Nasrallah ho dimostrato di aver avuto un padre smidollato e in ultima analisi di essere un ghei represso – posto che il personaggio mi stava davvero simpatico soprattutto perché mi ricordava Mario Brega).

Partiamo da un dato di fatto: la fine di Nasrallah è avvolta nelle nebbie del levantinismo, come qualsiasi episodio si verifichi in quell’area da millenni a questa parte, che d’altro canto è letteralmente il Levante (anche se loro si definiscono Ash-Sham, “Nord” in arabo…). L’uomo era troppo prudente, sospettoso e guardingo fino ai limiti della paranoia (altra caratteristica che la forma mentis “settentrionale” include nell’essenza levantina) per poter farsi cogliere di sorpresa in tal modo dai suoi nemici peggiori. Se non fosse stato così, non sarebbe potuto rimanere per oltre trent’anni alla guida di Hezbollah, e questo è un altro dato di fatto.

Quindi è successo qualcosa che lo ha fatto sentire talmente sicuro da “scoprire il fianco” forse per la prima volta in vita sua. Gli israeliani se la raccontano come al solito col tono da spacconi (ancora levantinismo, ché vale pure per loro anche se si sentono gli “svizzeri del Medio Oriente”): il tipico piano del Mossad frutto di coordinazione perfetta, intelligenza superiore e vari poteri magici derivati dal loro nume veterotestamentario.

Nel vantarsi di ciò tuttavia finiscono sempre per passare per quello che sono, cioè degli infidi: la “narrazione” pseudo-ufficiale è infatti quella di un Netanyahu che avrebbe finto di volere la pace recandosi all’Onu col ramoscello di ulivo, mentre aveva già preparato un discorso al vetriolo dando al contempo l’ordine di decapitare l’intera Hezbollah.

Inoltre, anche la faccenda degli “infiltrati” esprime una chutzpah fuori luogo, poiché implica la necessità di non fidarsi di alcun ebreo indipendentemente dalla sua nazionalità, visto che qui si chiama in causa in maniera diretta i cosiddetti sayan (no, non stiamo parlando di Dragon Ball), cioè quegli ebrei della Diaspora che al momento opportuno si mettono al servizio del Mossad anche a costo di tradire la comunità o la nazione in cui vivono.

Nel caso di Hezbollah, esso era un partito con una marcata matrice confessionale, ma non etnocentrica: dunque è possibile che nelle sue fila ci fosse qualche ebreo convertito allo sciismo magari secoli fa (tante famiglie degli ex territori dell’Impero Ottomano hanno accettato un destino da dönme, espressione da intendersi in senso lato come semplice traduzione di converso), che senza alcun patema d’animo abbia fatto prevalere un’identità (quella giudaica) sull’altra (quella di miliziano sciita o anche, mutatis mutandis, di agente segreto iraniano, se vogliamo estendere il discorso alle infiltrazioni del Mossad tramite sayanim nei servizi di Teheran).

Lasciamo però perdere l’antisemitismo, nonostante chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale in tali frangenti dovrebbe concedere che certi preconcetti non nascono esclusivamente dalle turbe psichiche dell’odiatore di turno. A mio parere, Nasrallah pur essendo, al di là della veste da chierico, un politico piuttosto pragmatico, di certo non si sarebbe mai fidato di una garanzia proveniente solo da parte israeliana. È dunque molto probabile che la rassicurazione di cui non avrebbe mai potuto dubitare gli sia venuta da Teheran.

Anche qui, però, si rischia di fare il gioco dell’Hasbarà che vuole Israele come un’oasi di pace e razionalità in un contesto fatto di terrorismo, satrapie e congiure di palazzo. Eppure gli elementi per ipotizzare che Nasrallah sia stato “sacrificato” dagli iraniani al pari di Soleimani e Raisi ci sono tutti, anche se voglio pensare (a questo per un mio ingenuo pregiudizio positivo verso la Persia) alla buona fede di Teheran, un’obiezione che però non esclude che si siano effettivamente voluti sbarazzare di un’altra pedina divenuta scomoda.

Per quanto sia imbarazzante, la mia opinione per certi versi ricalca quella dell’arabista parigino Gilles Kepel (che in ogni sua intervista rassicura di non essere di origine juive, pertanto molto probabilmente lo è), il quale in questi giorni sta dicendo alla stampa di mezzo mondo che una parte dei servizi iraniani ha venduto Hezbollah perché ha capito che Israele è imbattibile e vuole calarsi le braghe in modo onorevole. Tuttavia il ragionamento, se ha una sua logica, porterebbe a pensare che qualsiasi cosa avvenga in quella nazione sia sempre e comunque “manovrata dall’alto”, giochetto che riesce facile se la si pensa come una spietata dittatura dove i pasdaran fanno a gara a sparare in testa alla gente dai palazzi.

La vicenda si può viceversa raccontare da un’altra prospettiva: è vero che una parte del popolo iraniano è storicamente filo-occidentale e pur di veder sparire le palandrane al potere regalerebbe un pezzo di Paese agli israelo-americani, ma c’è anche una “zona grigia” molto più ampia che trova snervante uno stato di guerra perpetua e vorrebbe giungere a un appeasement almeno con Washington senza rinunciare in alcun modo agli ideali rappresentati dalla Repubblica Islamica. Questa fazione senza dubbio si esprime anche ai “piani alti”, garantendo una qualche dialettica persino nel “sanguinario regime” degli ayatollah.

È probabile dunque che l’avvento al potere del “moderato” e “riformista” Masoud Pezeshkian, che in ogni caso gli “occidentalisti” avevano invitato a non votare in un appello generale allo “sciopero elettorale”, sia una mossa dettata dalla necessità di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti anche nello scenario sfavorevole di una vittoria di Donald Trump. Per questo parlo di “buona fede” persino nel consegnare al nemico se non direttamente la testa di Nasrallah, come minimo quella di Ismail Haniyeh, con un accordo sottobanco.

Ragionando solo per logica e lasciando da parte qualsiasi convinzione personale, anche il sionista più sfegatato dovrebbe ammettere che se Teheran fosse davvero la capitale mondiale dell’antisemitismo, le sue mosse sarebbero state dettate da due dogmi quali il controllo totale della lobby ebraica sul Congresso americano e l’incapacità di fidarsi di qualsiasi parola proferita da labbra giudaiche.

Ora, è lo stesso Primo Ministro finlandese Alexander Stubb, espressione di quel conservatorismo europeo schierato per principio con Israele, ad aver affermato durante un’intervista a Smotri (sì, sono russi, ma avrebbe potuto dirlo da qualsiasi parte visto che considera Nasrallah solo e soltanto un terrorista) che “Netanyahu ha detto che avrebbe accettato la proposta di cessate il fuoco con il Libano, ma una volta arrivato a New York la sua retorica è diventata completamente diversa” (link su Telegram).

Il finalndese sta chiaramente parlando per Washington, che ugualmente ha avuto modo di manifestare il proprio disappunto pur dovendo sempre “fare buon viso a cattivo gioco” persino nel momento in cui i suoi interessi nell’area divergono con quelli israeliani. Ciò potrebbe aiutare a chiarire quali propositi (traditi) ci siano dietro l’apparente “arrendevolezza” iraniana, a meno di non voler ipotizzare un masochismo innato nei persiani.

Non è vero che Teheran se la fa sotto perché Israele ha le atomiche: in caso di conflitto mondiale, Mosca e Pechino sarebbero praticamente costrette a intervenire, e solo chi ha una bandiera americana piantata nel cuore o nel cervello si illude che finirà come in Afghanistan o in Iraq (con noi che ci fingiamo anti-imperialisti in pantofole mentre i droni spiaccicano milioni di “negri del deserto”).

Non è vero neanche che l’attendismo di Teheran sia motivato dalla mancanza di “carte in mano”, perché è ovvio che le elezioni americane rappresentano un fattore cruciale in base al quale decidere le proprie mosse: non è detto che la forza bruta sia espressione di un pragmatismo, a meno di non voler confondere il fioretto con la clava. Perché al contempo lo stesso Israele sta aumentando le provocazioni in base alla propria logica, per mettere una eventuale dirigenza democratica di fronte al fatto compiuto, oppure costringere Trump a cementificare i cosiddetti “Accordi di Abramo” a suon di bombe (in tal caso, è vero, Russia e Cina non interverrebbero).

Del resto, è Jared Kushner in persona (il rappresentante della fazione trumpiana nella nota lobby) a inserire, in una dichiarazione ufficiale, l’uccisione di Nasrallah nel nuovo piano per il Medio Oriente che il suocero -o chi per esso- ha intenzione di porre in essere, e tra le righe nella sua analisi si legge la possibilità di un ruolo di Teheran quale “finto nemico” come lo è sempre stato sia negli anni del conflitto iracheno (in cui le sue milizie sciite hanno fatto parecchio lavoro sporco per gli yankee), sia nei frangenti in cui ha consentito tacitamente che Soleimani venisse “neutralizzato”.

Se questo comporterà la fine degli ayatollah tramite l’ennesima rivoluzione colorata (ma ricordiamoci che Assad non ha fatto la fine di Saddam o Gheddafi), allora persino il nuovo Iran “arcobaleno” avrà diritto a ottenere un contenimento dell’espansionismo sionista (nonché sunnita, perché talvolta i “semiti” si muovono in parallelo) nella regione. Qualora nemmeno tale scenario si verificasse, diventerà difficile tacciare di “antisemitismo” chi pensa che l’influenza della lobby ebraica su Washington sia talmente potete da condurre gli Stati Uniti all’autodistruzione, ad onta di chi è convinto che a tenere le redini siano sempre e comunque gli yankee.

[1] Devo assolutamente scrivere qualcosa per Hassan Nasrallah, il grande segretario (lo voglio definire così, non leader o capo, perché al di là delle palandrane era un uomo profondamente pragmatico) di Hezbollah. Chi in queste ore ridacchia è uno psicopatico al pari dei fottuti israeliani, che nella loro “operazione chirurgica” hanno come al solito ucciso migliaia di civili con un bombardamento a tappetto in una zona residenziale.

Tale è la “dimostrazione di forza” che potrebbe dare solo uno squilibrato bisognoso di qualcuno che lo tenga a bada. In questi frangenti sproloquiare di una “superiorità obiettiva” di Israele nell’area è segno di una sudditanza agli ebrei la quale, a meno che non abbia origine psicologica, andrebbe ricercata in una “memoria del sangue” che, grazie al cielo (o a qualsiasi divinità che non sia Yahweh), non è la mia.

Nasrallah è morto da martire e in questo momento l’onta pesa solo sulle spalle dell’Occidente: non c’è stata alcuna rivoluzione colorata a ghigliottinarlo in piazza, nessun processo “pseudo-popolare” che lo appendesse a testa in giù, e neppure le foto del “terrorista” in mutande arrestato da qualche mercenario di Giuda. Israele, nella sua foga da cane rabbioso ha nobilitato per l’ennesima volta i propri nemici, come del resto fa da millenni, con l’usuale scempio contro l’umanità.

Questa volta, ciliegina sulla torta, la strategia del chiagni e fotti è stata introdotta dalla sceneggiata isterica di Netanyahu all’Onu (definita direttamente al Palazzo di vetro come “fogna antisemita”), che ancora prima aveva rivolto un messaggio ai libanesi dicendo che l’obiettivo di Israele era solo Hezbollah. Come a Gaza, quando era solo Hamas. Avrà convinto i “moderati” del Paese nemico, così come ha convinto i “moderati” palestinesi? Penso proprio di no, visto che persino dalle parti degli Alleati dello Stato ebraico la voce più popolare suoi social è un certo Adolf Hitler, ritornato negli ultimi mesi come influencer di successo su TikTok.

Il gioco dei sionisti, sostenuto dall’alacre lavorio della nota lobby a Washington, è fin troppo scoperto: istigare a una qualsiasi reazione Teheran per trascinare l’Occidente in guerra. La loro guerra, s’intende. Non ho ben capito quale raffinata strategia si nasconda dietro a un comportamento che ricorda il leccapiedi del bullo di quartiere, che secondo le logiche da film americano con cui siamo costretti a giudicare gli eventi non mi pare che alla fine della storia faccia una bella fine (Hollywood non ha prodotto solo pellicole d’azione).

L’Iran continuerà a “portare pazienza” e noi confonderemo con pavidità e timore l’unica testimonianza di ragionevolezza di fronte al delirio d’onnipotenza di un popolo senza più alcuna bussola morale (posto che l’abbia mai avuta). Davvero c’è qualcuno convinto che gli iraniani stiano reagendo solo in base al terrore e che piuttosto che dichiarare guerra a Israele preferirebbero farsi umiliare eternamente dagli ebrei? Nella prospettiva di un conflitto mondiale, Teheran non rimarrebbe di certo isolata come avrebbe potuto essere eventualmente anche solo dieci o vent’anni fa.

È impossibile ricordare Nasrallah senza parlare solo e soltanto dell’attualità, ma qualcosa in più va detta. Io sono ostile alle “tifoserie” (mi accontenterei di fare il “tifo” per la mia nazione, se non esistesse solo nominalmente), e dunque non posso perdermi in eulogie di circostanza per un “martire” con il quale non condivido nemmeno la fede. Tuttavia, la grandezza almeno politica (non parlo di quella umana) del capo di Hezbollah è innegabile: solo tramite il suo carisma (il lato umano rimerge sempre) riuscì a unire sotto un’unica bandiera, l’insegna del Partito di Dio, masse di libanesi disillusi e senza più alcuna guida, trasformandoli in combattenti invincibili, in grado di tenere testa a qualsiasi nemico.

Anche Nasrallah, sembrava immortale: il suo esempio è obiettivamente inimitabile è forse è questo il principale fattore di sconforto nei suoi seguaci. Con lui al timone Hezbollah era stato finora in grado di gestire i delicati equilibri etnico-religiosi e ideologici-politici del Libano, unendo a un fortissimo identitarismo sciita a livello interno un approccio “ecumenico” (lato sensu) alle realtà nazionali e internazionali, che aveva reso Nasrallah un’icona rispettata da tutti nel frastagliato panorama libanese.

C’è un canto di guerra di Hezbollah che non riesco più a ritrovare (se non in versione mutilata su Shia.tv) ma il cui ritornello risuona ancora sulle macerie, Labayk ya Nasrallah: chi ha prestato giuramento (Shahada) per il Partito di Dio seguirà il cammino di Allah (Namdi Fi Sabilillah) fino al martirio.

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16 thoughts on “NASRALLOL: l’ultimo capitolo dell’infinita epopea levantina

  1. Gli uomini sciiti festeggiano la ricorrenza dell’Ashura flagellandosi con frustini taglienti, composti di lame piccole o grandi, fino a sanguinare. La flagellazione si pratica sin dalla giovanissima età. Per gli sciiti è un vanto avere numerose cicatrici alla schiena. Pare che gli sciiti facciano rischiesta di asilo e protezione internazionale in Europa mostrando le cicatrici e spacciandole per torture subìte dai persecutori.

    מזל טוב‎

    1. Anch’io avrei tanti aneddoti interessanti da raccontare su quello che gli ebrei hanno fatto e continuano a fare all’Europa

      1. Ho trovato il tuo blog da una settimana circa e ho letto da allora molti tuoi articoli, tutti molti belli,inoltre mi piace molto il modo in cui scrivi e le frequenti battute.
        In effetti io sarei molto interessato(anche se forse l’hai detto con ironia) agli aneddoti su cosa ha fatto e sta facendo al europa il popolo eletto.
        Hai ottenuto un giornaliero visitatore del tuo blog,continua così.
        Saluti

  2. Mi stai simpatico.

    Elenco i pregi e difetti che ti attribuisco.

    Pregi: penso tu sia una persona bene educata, hai rispetto per il prossimo, se un commentatore è capace di esprimersi con altrettanto rispetto tendi a permettere la sua opinione di essere pubblicata. Questa è una qualità non-comune. Apprezzo. Altro pregio è che ti piace comunicare, probabilmente tu provieni dal mondo “intellettuale” e per qualche ragione ti sei scostato parzialmente dalla loro tendenza a isolarsi e ora ti confronti con il web e i meme, dai valore a queste robe da popolo, apprezzo anche questo.

    Difetti: penso tu sia stato educato a riconoscere l’autorità dell’intellettuale in contesti dove si studia il latino e il greco e definiscono il “ruolo sociale” di queste persone inadeguate che poi i media ci intortano e dicono essere “superiori”. Penso tu faccia parte della destra rosikante, quella che ha preso una umiliazione cocente, ed è stata definita dai media come “anti intellettuale, anti cultura”, cioè tu fai parte del gruppo che ora tenta di “riabilitarsi” o “far vedere come sono colti pure loro”, dato che umberto eco ha definito l’immagine dell’intellettuale come “Persona di sinistra” e quindi tu hai preso tutti gli stereotipi negativi dello stupido.

    Ovvio che non sei stupido, lo hai già dimostrato, non hai bisogno di slecchinare gli intellettuali, sono persone fesse, le poche volte che ci prendono è quando copiano le ben superiori idee prodotte da “caste inferiori” e le fanno passare come fossero loro. Gli intellettuali sono inferiori, caga sulla loro immagine sociale, sono finti e più “socialmente costruiti” comparati con l’immagine del transessuale. Sono totalmente falsi, non esiste “l’intellettuale” fuori da una società che rimbambisce studenti e fa percepire alle donne il loro presunto “valore”. Compara un tranny con un intellettuale, il primo pensa di poter cambiare genre sessuale solo perché la società dice che è possibile, il secondo si monta la testa e pensa di essere superiore su base di qualche inesistente principio antiscientifico e non dimostrabile, presumono di essere “spirituali” o “Profondi” e invece hanno la profondità di una pozzanghera di piscio.

    Detto questo, buona fortuna, Io sono incel ma non ti riconosco come “il mio leader”, non lo sei. ma se vuoi posso rispettarti come pari.

  3. Spiace doverlo ammettere ma, forti del potere che sanno di avere in virtù della loro presa di ferro sul golem americano e sul fatto di non dover mai rispondere delle proprie azioni, gli israeliani hanno applicato l’unica tattica realmente funzionante: il pragmatismo.
    IF YOU KILL YOUR ENEMIES, YOU WIN.
    Non si può trattare o tergiversare o rabbonire un nemico che ha l’obiettivo di sterminarti.
    Se Hezbollah, o l’Iran o chiunque altro i “Prescelti di Dio” hanno in progetto di eliminare non ricambieranno quanto prima allo stesso modo, saranno destinati all’annichilimento – e mi preme ricordare che i popoli bianchi sono sulla medesima kill list.
    Per quanto Nasrallah possa aver agito da buon leader carismatico, resta il fatto che lui e tutti gli altri rimarranno sempre e solo inefficaci mouth-breathers se non possono o vogliono tradurre le parole e le minacce in fatti concreti per paura della ritorsione.
    Putin probabilmente farà la medesima fine.

    1. Già il fatto che possano permettersi di tutto senza dover affrontare le conseguenze perché protetti dal loro “status” di “vittime” o di “eletti” li pone sullo stesso piano delle donne (anch’esse rese dalla stupidità occidentale pari a scimmie sacre del templio di Benhares). Entrambi pretendono da un passato più o meno selettivo e/o mitizzato (l’Olocausto, il “Patriarcato”, ecc.) di avere un “credito morale infinito” con cui permettersi, oggi, qualsiasi perfidia, qualsiasi tirannia, qualsiasi discriminazione (accusando poi di ciò la controparte, per colmo, quando sono i primi a sentirsi “più uguali”). Il buon Otto Weinenger in “sesso e carattere” non poteva essere più profetico (sulla convergenza fra modo femmineo e modo giudaico).
      E già questo, prima e più di mille analisi geopolitiche, dovrebbe stabilire la scelta di campo di chi frequenta i blog della manosfera.

      Quanto al “pragmatismo”, io parlerei piuttosto di doppiopesismo.
      Tradotto in Tedesco, “if you kill all your enemies you win” deve essere esattamente quanto ha pensato Adolf Hitler allorquando ha deciso per la “soluzione finale”. Perché nel suo caso si parla di “male assoluto” mentre in quello di “Benny N” di “pragmatismo”?

      Se i Romani avessero avuto un assunto del genere alla base delle loro politica, non sarebbero durati mille anni (o duemila se consideriamo anche i “romani d’oriente” di Costantinopoli) e comunque il loro impero non sarebbe valso nella storia più di quello brutale ed effimero di Gengis -Khan. Ammesso e non concesso che, con il principio di “uccidere tutti i nemici” (anziché, come racconta Giovanni Brizzi, cooptare le classi dirigenti e creare una struttura statuale superiore all’etnocentrismo di stampo greco) fossero riusciti ad andare di là dal Latium Vetus o dal Sannio.
      In realtà (proprio perché, come diceva Nietzsche, i nostri peggiori nemici sono i nostri miglior maestri) Israele mostra tutti i difetti della Germania nazista, primi fra tutti il disconoscimento di qualunque regola di “bellum iustum”, la cieca fede nel sangue e nella razza posti sopra lo spirito, la follia del pensare di poter sottomettere il mondo confidando su una “superiorità” (cosa che ad Hitler è costata la guerra, quando ciò lo ha portato a sottovalutare gli Slavi).

      Se consideri tutti i nemici terroristi, se metti i vinti sul banco degli imputati per il fatto stesso di aver combattuto contro di te (o se invochi sistematicamente la censura per tutte le narrazioni diverse dalla tua) significa che non possiedi alcuna etica guerriera (come del resto coerente per quello che lo zio Friedrich chiamerebbe “popolo di sacerdoti” e che quel bel brano musicale cantato dall’attuale capo comunicazione della Regione Lazio bollava come “razza di mercanti”).

      Proprio perché la guerra non è un accidente della storia ma ne è l’essenza (Polemos padre di tutte le cose, diceva Eraclito), non è un’anomalia da eliminare, ma è espressione della natura umana (l’aggressività ritualizzata), è necessario (come hanno sempre fatto gli Antichi, almeno quelli di stirpe non semitica) normarla, dare ad essa delle regole, dei riti, dei limiti.
      A iniziare dal riconoscimento al nemico di esistere come tale, di combatterci come noi combattiamo lui, di sostenere le proprie verità, i propri interessi e i propri dèi come noi sosteniamo i nostri.
      Questo almeno è ciò che ci insegnano i Greci a partire da Omero e i Romani a partire da Virgilio.

      Certo che se si crede che il proprio dio sia l’unico, se si pensa che “vinta questa guerra per la civiltà non ce ne saranno più”, che “bisogna eliminare il male dal mondo”, allora si vede ogni nemico come un terrorista, ogni avversario come non umano, ogni “altro” (in senso guerriero) come cattivo da criminalizzare, cancellare, sterminare.
      Ed ecco il modo di fare la guerra di Israele, dell’America (fondata su prospettive messianiche veterotestamentarie malamente celate dello pseudoilluminismo della sua costituzione tardo settecentesca) e, in genere, di tutto quanto è “femmineo” (sono le donne, non essendo nate per la guerra, a rappresentare, come atteggiamento di fondo, la negazione di ogni etica guerriera: loro si credono “elette” – non da dio ma dalla natura – e quindi non possono nemmeno concepire l’esistenza di un contrasto alla loro naturale tirannia, di un bilanciamento di potere sociale al loro fica power, di una contestazione al loro femminil-femminismo, come ben dimostra la situazione occidentale, dove solo metterne in dubbio lo storytelling come fa la Redpill o evidenziarne le storture come fanno gli MRA è “misoginia” da cancellare mediaticamente e reprimere giudiziariamente).

      Non mi risulta affatto che il fine di Hezbollah o tantomeno dell’Iran sia (al di là delle dichiarazione di facciata utili a mostrare al resto dell’Islam -sunnita – che anche gli sciiti sono islamici e quindi non possono che schierarsi con i Palestinesi) la cancellazione di Israele o tantomeno lo sterminio degli ebrei.
      Hezbollah non è Hamas (che comunque ha le sue ragioni, per quanto discutibili alla pari di quelle israeliane). Ha pure dichiarato fin dall’inizio che “non entriamo in guerra con voi perché non ci avete avvertiti”. Poi è ovvio che qualche “azione dimostrativa” al confine doveva essere effettuata “in solidarietà a Gaza”, affinché il mondo mussulmano sunnita non potesse dire: “vedete quei miscredenti degli sciiti? C’è la guerra e loro se la intendono con gli ebrei…”. Ma fare passare qualche lancio di razzi a pochi km dal confine (Hezbollah non ha mai lanciato missili in profondità, pur avendone il modo) per una “minaccia all’esistenza di Israele” è tanto falso e pretestuoso quanto la propaganda femminista per la quale l’esistenza del Turetta di turno dimostrerebbe le intenzioni “femminicide” di un presunto “patriarcato”. O uno sguardo di troppo un primo segnale di violenza!

      Come le femministe, agitando gli “spettri” del “femminicidio” e della “discriminazione”, giustificano ogni sorta di oppressione giudiziaria (abolizione della presunzione di innocenza nei reati sessuali, invenzione ex nihilo di nuova fattispecie di reato, introduzione di codici rossi degni della lotta alla mafia e palesemente incostituzionali) e di iniquità sociale (quote rosa, colpevolizzazione del desiderio maschile, svalorizzazione tanto morale quanto economica della figura dell’uomo nel “mercato delle relazioni), così Israele con il pretesto della sua sicurezza (e della lotta all’antisemitismo) è il primo a minacciare la sicurezza altrui (e ad essere razzista con gli altri).
      Non mi risulta neanche che i “popolo bianchi” siano nella “kill List” di Hezbollaj, dell’Iran, o di qualunque altro movimento o popolo non sia stato creato dall’antirazzismo terzomondista più o meno marxista o dalla “morale degli schiavi” (base di ogni estremismo egalitario come l’odierna cultura della cancellazione) di origine comunque giudaica (Nietzsche docet). Queste sono le tipiche sciocchezze che si racconta la “destra frocia” per prendere i voti dei vecchietti come mio padre (che, dovendo lavorare, non hanno tempo di informarsi e riflettere) dicendo qualcosa di opposto alla sinistra “autorazzista” (e vagamente “identitario” ma non antisemita).

      Semmai, ad avere nel mirino la distruzione psichica, sociale, economica e sessuale (e forse un giorno anche fisica, se consideriamo come, prima dell’ideologia gender che ha un po’ rimescolato le carte, le multinazionali della scienza facessero ricerche per permettere alle donne di riprodursi da sole e la Svezia stesse già facendo esperimenti per un mondo “senza maschi e senza sesso) del “maschio bianco occidentale etero” è, nei fatti (nonostante nelle intenzioni ufficiali si parli di “equità”, “inclusione”, “diversità”), proprio quel mondo progressista, femminista, immigrazionista che ha sempre avuto e ancora ha, negli ebrei, i suoi principali sostenitori ideologici e finanziatori materiali.

      Così come non era un’invenzione di Hitler che allora gli ebrei costituissero il 95 percento della classe dirigente bolscevica e detenessero il pressoché totale monopolio della finanza internazionale, non è un’invenzione di Mr Totalitarismo che oggi siano protagonisti del cosiddetto marxismo culturale (dietro le follie dell’antirazzismo e della cancel culture in America c’è quasi sempre qualche simpatica figura ebraica, come documentato da questo stesso blog e del resto anche nella nostra piccola Italia, a fronte di una comunità ebraica minuscola, direttori e scribacchini dei principali giornali progressisti sono in diversi casi ebrei) con cui si tenta di cancellare la storia e l’identità (indo)europee (sterminio spirituale), appoggino e finanzino il femminismo (c’era Soros dietro alle Femen, ad esempio), con cui rendono impossibile la vita alle generazioni di giovani maschi in occidente (sterminio psico-sessuale) e, last but not least, siano sempre in prima fila nel sostenere (per gli altri) i “confini aperti”, l’immigrazione di massa” (con i motivi umanitari con cui non mancano di dare del “nazista” a chiunque voglia fare per la propria nazione un decimo di quanto Israele fa per sé, vedi il caso Liliana Segre vs Matteo Salvini), il “meticciamento”, la dissoluzione delle identità linguistiche, culturali, nazionali ecc. (e qui siamo al “sistema per uccidere i popoli”).

      “Facts speak louder than words” (se proprio ti piace l’Inglese). E questi fatti da me visti e vissuti in questo secolo non si concordano con la propagande filo-israeliana provenente dalle stesse agenzie di comunicazione del femminismo, del progressismo, dell’immigrazionismo, ma, semmai, con le parole che Verdi metteva in bocca a Nabuccodonosor: “questo popol maledetto fai tolto dalla terra!”

      Hitler (assieme peraltro a Stalin ed ai suoi seguaci ebrei) avrà rovinato al vita ai miei nonni polacchi, ma chi l’ha rovinata a me (e alla mia generazione) sono stati proprio gli scampati dalle persecuzioni nell’Europa orientale che, divenuti speculatori internazionali e “filantropi” di Wall Street, hanno posto le basi per la crisi del 2008 e le sue conseguenze sull’Europa (austerity, distruzione del residuo di ricchezza e diritti accumulato negli anni del “boom”).
      Quindi mi dispiace ma per me il “male assoluto” (se proprio devo concepirne uno) non sono più i nazisti. E, se devo schierarmi, la mia parte è quella Iraniana, perchè è l’unica a sostenere la “guerra santa” contro i tre nemici dell’uomo-in quanto-maschio di questo secolo: il femminismo, l’America e Israele (che del primo sono il braccio armato e finanziario). Il Novecento è morto, se non ve ne siete ancora accorti. E con lui anche le sue categoria morali e geopolitiche (però è grave che uno con un nick “accelerazionista” ragioni ancora come mio padre ottantaduenne…).

      1. Pare che non hai capito nulla del mio commento. Se leggi meglio, c’è scritto che i bianchi sono sulla lista di sterminio degli ebrei, intendo quindi che ciò che gli ebrei stanno facendo oggi a Gaza e in Libano, presto lo faranno a noi.
        Se nessuno – né gli europei, né i musulmani né gli americani – si decideranno a trattare gli ebrei come loro trattano i goyim, allora il destino nefasto riservato a noi goyim é segnato.
        Il tuo muro di testo è ridondante, dal momento che tanto il comunismo quanto il femminismo sono farina del sacco giudaico rovesciata su di noi come una maledizione.
        Mi triggera sentire il paragone da normaloide in cui si equipara Israele al nazismo. Ma anche basta, finiamola di paragonare la merda con la cioccolata.

  4. Un anno fa il Caracciolo sottolineava come l’operazione di Hamas del 7-10 avesse colpito Israele nella sua, fondamentale per la stessa sopravvivenza, funzione di garante militare anti-iran per i sauditi e antifondamentalismo per gli Egiziani: mi pare che oggi Gerusalemme abbia indubbiamente mostrato di essere la potenza militare regionale e questo mi sembra essere il motivo del silenzio cimiteriale da parte dei suddetti Egitto e Arabia saudita circa le operazioni israeliane da un anno a questa parte. l’Iran e lo sciismo sono compagni di strada temporanei dei russi ed anche questa potrebbe essere un’ulteriore ragione per il mutismo egiziano e saudita. Temo che la tua ostilità all’ebraismo culturale e politico ti impedisca di vedere un fatto incontrovertibile: i palestinesi ed Hezbollah ancorché arabi e musulmani sono, a giudizio delle nazioni guida del mondo arabo, assolutamente sacrificabili in vista del contenimento dell’Iran. E persino i cinesi potrebbero non essere ostili ad una operazione di riordino del vicino oriente. Mi sembri un tantino troppo ottimista sulle possibilità di una re anche persiansciita.
    Come ben sai ci sono e ci son stati martiri per ogni causa etnico-social-religiosa-politica negli ultimi 45 secoli ma a non tutti, poi, la storia ha reso giustizia. La tua su Nasrallah potrebbe essere solo una pretesa di santità o di semplice eroismo debolmente motivata.

  5. Baldassarre Davide Giacomo Miriam Salomone Mosé Principe di Betzabea Citeriore, Duca di Valmadrera in partibus gentilium, Barone di Salonicco ha detto:

    Ho appreso dai giornali che Ella ha respinto la sfida a duello inviataLe dal padre della signora Toussan, in seguito agli incidenti a Lei noti.
    La motivazione del rifiuto di battersi da Lei adottata, cioè quella dei principi cristiani, ammetterà che è speciosa e infondata.
    Il sentimento cristiano, prima di essere da Lei invocato per sottrarsi a un dovere che è patrimonio comune di tutti i gentiluomini, avrebbe dovuto impedire a Lei e ai Suoi Amici di fare apprezzamenti sulla persona di una Signora rispettabilissima.
    Abusi del genere comportano l’obbligo di assumerne le conseguenze, specialmente per uomini responsabili, i quali hanno la discutibile prerogativa di essere segnalati all’attenzione pubblica, per ogni loro atto.
    Non si pretende da Lei, dopo il rifiuto di battersi, una maggiore sensibilità, ma si ha il diritto di esigere che in incidenti del genere, le persone alle quali il sentimento della responsabilità morale e cavalleresca è ignoto, abbiano almeno il pudore di sottrarsi al giudizio degli uomini, ai quali questi sentimenti e il coraggio civile dicono ancora qualcosa.

  6. “Qualora nemmeno tale scenario si verificasse, diventerà difficile tacciare di “antisemitismo” chi pensa che l’influenza della lobby ebraica su Washington sia talmente potete da condurre gli Stati Uniti all’autodistruzione, ad onta di chi è convinto che a tenere le redini siano sempre e comunque gli yankee.”

    a me pare nel 1956 e nel 1973 gli americani abbiano effettivamente indotto gli Israeliani a più miti consigli; ma è un fatto che da qualche anno l’interesse per gli idrocarburi mediorientali è verticalmente crollato in America, per motivi tecnologici, e che in generale il fine del controllo della massa continentale asiatica sembra essersi eclissato di fronte all’esigenza di contenere la Cina sui mari (e di qui la fuga dall’Afghanistan ed l’alleggerimento in Mesopotamia): quelli che non sono del tuo parere circa Israele non sono sempre ciechi di fronte alla perfidia ebraica – che secondo mister Totalitarismo e Filippo II d’Asburgo si trasmette ai marranos anche dopo 70 generazioni – ma credono, sbagliando di grosso forse, che l’elettore ed il contribuente statunitense pesino di più del colono ebraico in Samaria; è solo che i summenzionati elettore e contribuente nordamericani sono spesso bianchi, cristiani, protestanti e anche anche a non volerli considerare in automatico dei millenaristi in attesa della conversione di Israele a Cristo come segno della fine dei tempi sono certamente più inclini ad appoggiare un paese con cui hanno fortissime relazioni e che ha un sistema politico ed economico occidentale piuttosto che ad intervenire in favore di paesi la cui lingua e cultura ed economia sono sensibilmente più remote: entrambi i candidati per le elezioni di Novembre si dimostreranno vicini ad Israele come tutti quelli che li hanno preceduto negli ultimi 65 anni;
    le lobbies esistono ma non sono tutte di circoncisi.
    p. s. esistono certamente infiltrati tra hamas e hezbollah ma pensarli tutti come dei criptogiudei o falsi conversos in sonno secolare che vengano risvegliati e guidati come fossero dei golem dai servizi israeliani è romanzesco: non è meno complicato credere che esistano arabi sunniti che vogliano colpire gli sciiti per motivi proprii? Peraltro descriveresti il Mossad come Il Servizio Segreto Assoluto con agenti dalla fedeltà inscalfibile….

  7. Di solito tu passi di qua lasciando solo insulti, per una volta sei riuscito a esprimere il tuo pensiero in maniera decente e lo apprezzo (scusami se non applaudo). Condivido le tue opinioni nella misura in cui non smentiscono le mie, visto che, tra le altre cose, ho citato l’interesse sunnita nell’area. Ma non è che anche tu hai un pregiudizio “filosemita”? Quando esprimi i tuoi giudizi in base a quali categorie ragioni?

  8. L’ostensione delle categorie somiglia un po’ troppo a quella delle stimmate dei beati o del lenzuolo cruento la mattina dopo le nozze ma abbiamo gusti differenti; a differenza di te credo che gli esseri umani si somiglino parecchio, tutti quanti, ma, non so perché, mentre non credo che gli ebrei abbiano prodotto niente di rilevante nella Musica credo sia evidente che in Letteratura, nella Fisica e nella Matematica e nell’economia capitalistica abbiano un peso del tutto sproporzionato alla loro consistenza numerica; l’umorismo ebraico, che tanto infastidiva Philip Roth, mi fa invece molto ridere; e non mi pare d’essere il solo a giudicare positivamente il soft power occidentale, certo con tutti quelli che definireste cascami decadenti ed in fondo autodistruttivi, che promana direttamente da una selva di addetti alla cultura americana dai cognomi molto identificabili; non so cosa gli israeliani pensino di fare nel vicino oriente, temo nulla di sensato, ma non per questo Kirk Douglas o Robert Oppenheimer o Sabin mi diventano antipatici.

  9. I tassi di crescita demografica di Israele sono 3 volte quelli italiani, superiori alla Turchia con cui condividi ambizioni geopolitiche da potenza regionale. Insomma andrebbe articolato -nell’ottica di questo sito e dei suoi lettori- il tema della donna israeliana (ebrea in generale) che di fatto dona tre figli alla patria, fa il servizio militare e subordina alla Causa superiore rivendicazioni femministe, paturnie anti-patriarcali…mantenendo in generale standard occidentali di laicità, progressismo, istruzione. Insomma la donna ebrea andrebbe esaltata come l’idealtipo femminile, il sogno di ogni Stato, di ogni popolo, di ogni Padre della Patria, di ogni uomo, maschio, etc

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