In un documentario sull’esodo ebraico da Israele per l’aumento dell’antisemitismo a causa dell’immigrazione islamica, il rabbino di Neuilly-sur-Seine (Parigi) Michaël Azoulay afferma bellamente che molti ebrei francesi vengono da lui a chiedere il “certificato di ebraicità” per avere il diritto di emigrare in Israele (min. 2:25).
Il conferimento della cittadinanza israeliana infatti si basa su una interpretazione molto rigida del principio dello ius sanguinis. Inoltre negli ultimi anni, per impegno diretto di Benjamin Netanyahu, le procedure sono diventate ancora più stringenti, specialmente dal momento in cui la Knesset ha approvato nel 2018 il progetto di legge (contrari solo laici e arabi) che definisce Israele “Stato della Nazione ebraica” e conferisce solo agli ebrei “il diritto all’autodeterminazione in essa”.
Netanyahu è stato di recente coinvolto in una diatriba con la presentatrice televisiva Rotem Sela, che chiedeva alle autorità israeliane di non “trattare gli arabi come cittadini di seconda classe”. Il leader della destra le ha risposto direttamente su Facebook che Israele “non è un Paese per tutti i suoi cittadini” e che proprio in virtù della legge sullo stato-nazione approvata dal suo governo “Israele è lo stato-nazione della nazione ebraica – e basta”.
Carole Nuriel, responsabile del dipartimento israeliano dell’Anti-Defamation League, ha criticato le affermazioni del politico:
“Questa retorica anti-araba è una tendenza profondamente preoccupante e potrebbe minare la democrazia di Israele. La rappresentanza degli arabi israeliani alla Knesset è motivo di orgoglio per Israele, nonostante il conflitto duraturo con i suoi vicini, e attesta gli sforzi per includere la comunità araba come cittadini alla pari. Se l’esclusione stessa dei partiti arabi diventa una cartina di tornasole per una legittima coalizione alla Knesset, la democrazia israeliana senza dubbio ne risentirà”.
Netanyahu ha ribadito la sua concezione etnocentrica di Israele precisando che qualora lo Stato ebraico dovesse annettere in territori in Cisgiordania, i palestinesi lì presenti non diventerebbero comunque cittadini israeliani:
“I villaggi compresi nelle aree che verranno annesse rimarranno enclavi palestinesi, cioè sotto il dominio palestinese ma sempre sotto il controllo israeliano. In queste aree abitano tra i 50.000 e i 65.000 arabi. Solo a Gerico ce ne sono 20.000. Sarebbe assurdo includerli nell’annessione. Rimarranno sotto controllo palestinese mentre la sicurezza sarà affidata completamente a Israele”