Non possiamo permetterci di disprezzare l’intelligenza artificiale

Stabiliamo una nuova regola: ogni due-tre post “seri” (qualsiasi significato si voglia dare all’aggettivo) mi arrogherò il diritto di pubblicare contenuti creati dall’intelligenza artificiale, nonostante siano proprio questi ultimi contributi ad assicurarmi il botto di visite. Facciamo finta però che la situazione sia, appunto, seria, e che il mondo abbisogni da una parte che io continui a parlare di maschi e femmine, Russia e Bielorussia, eros e magia eccetera, e dall’altra che esprima il mio dissenso verso la distopia cibernetica ignorandola o condannandola come strumento del demonio.

Va benissimo, ma discutiamo per un attimo nel modo più schietto possibile: lascio da parte la polemica verso neoluddisti e primitivisti in grado di esprimersi solo attraverso un pc e mi rivolgo a chi, pur mantenendo una dignitosa posizione misoneista, crede di poter snobbare questo nuovo strumento in base ad assunti paradossali e inverosimili, il primo dei quali è che giungerebbero a contaminare una realtà che detenga ancora qualche rapporto con la verità.

Al di là delle obiezioni generiche, e visto che stiamo parlando apertamente, mi riferisco soprattutto all’atteggiamento di chi, da “destra”, pensa che facendo a meno dell’intelligenza artificiale si possa preservare una “autenticità” a livello intellettuale, espressivo o ideologico. Come se qualsiasi dei nostri pensieri non fosse già stato contaminato dalla dittatura pseudo-sinistroide che detta legge da oltre mezzo secolo (o mezzo millennio) nel mainstream: le vostre canzoni preferite, così come i film o i libri, sono ferocemente rinchiusi in limiti angusti, sempre più opprimenti man mano che ci si sforza di superarli.

L’intelligenza artificiale, nonostante la censura alla quale viene attualmente sottoposta, offre comunque quegli strumenti, nel “mondo reale” monopolizzati dal nemico, capaci di sovvertire l’egemonia culturale e purificare l’immaginario collettivo da paradigmi introiettati a forza nelle nostre menti.

Detto ciò, non voglio passare per il solito “idiota tecnologico” che pensa di aver trovato in un nuovo giocattolone l’espressione più compiuta del genio umano. D’altro canto, rifiuto ugualmente l’obbligo di accettare il diktat mcluhaniano (“Il mezzo è un messaggio”) come alibi per abdicare alla necessità di gestire e governare l’evoluzione tecnologica, una posizione ideologica divenuta dogma nel momento in cui, giusto per fare un esempio, si sono rinnegate le infinite possibilità offerte da mezzi quali il cinema o la televisione per trasformarli in una variopinta e cacofonica cloaca degli istinti più bassi e delle idee più banali della specie.

L’intelligenza artificiale quindi deve essere non solo sfruttata e sperimentata, ma anche difesa dalle strumentalizzazioni che i suoi “ideatori”, partiti da presupposti che essi rifiutano (sintetizziamoli in “bieco scientismo bianco”), le hanno imposto, attraverso la censura e il controllo.

2 thoughts on “Non possiamo permetterci di disprezzare l’intelligenza artificiale

  1. Il vero problema più che altro è economico. Da molti anni tu e milioni di altre persone state addestrando gratuitamente, e anzi consumando il tempo della vostra vita, dei classificatori statistici che vengono usati da imprese private per fare soldi. Come per anni avete (abbiamo) fornito gratis il contenuto per canali di comunicazione di proprietà privata. Questa è stata la grande guerra invisibile che buona parte del mondo occidentale ha perso e che continua a perdere senza nemmeno accorgersene.

    1. Secondo me questa spiegazione non sarebbe piaciuta nemmeno al Maestro, perché troppo da “compagno”. Ti risponderò in un post a parte, intanto ti ringrazio per lo spunto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.