Si racconta che Adolf Hitler scelse come residenza estiva un rifugio di montagna bavarese, il Berghof, in modo da poter sempre avere davanti agli occhi l’Untersberg, il massiccio delle Alpi salisburghesi: narra infatti una leggenda, ripresa anche dai fratelli Grimm, che all’interno della montagna, seduto a una tavola, riposerebbe il Barbarossa, in attesa di risvegliarsi per combattere la battaglia finale quando la sua barba avrà compiuto il terzo giro attorno a questa tavola.
Dalla scrivania del suo studio, attraverso due porte-finestre fiancheggiate dai ritratti dei genitori, Hitler poteva così osservare quotidianamente l’Untersberg e lasciarsi suggestionare dalla visuale: secondo diverse testimonianze, sembra che essa coinvolgesse talmente il Führer da influenzarne persino l’umore.
L’Untersberg poteva infatti apparire, a seconda delle circostanze, minaccioso e apocalittico oppure arcadico e rasserenante. Durante una visita a Salisburgo nel 1992, anche il Dalai Lama ne riconobbe la potenza, giungendo a definirlo un “drago dormiente” e “l’Anahata (il chakra del cuore) dell’Europa”.
Nelle sue memorie pubblicate nel 1980, Als Hitlers Adjutant, l’ufficiale della Luftwaffe Nicolaus von Below raccontò di una sera dell’agosto 1939 (precisamente il 23), in cui il cielo venne illuminato da un’aurora boreale che colorò la montagna di un rosso intenso. Hitler e i suoi ospiti (tra i quali anche Albert Speer, che riportò il medesimo evento nelle sue più celebri Erinnerungen) osservarono il fenomeno, eccezionale per la Germania meridionale, dalla terrazza del Berghof. Il Führer lo interpretò come presagio di una guerra imminente, che i tedeschi avrebbero dovuto condurre nel modo più veloce possibile per non seminare più sangue del dovuto.
Non si può certo affermare che l’idea del Blitzkrieg sia nata da questa impressione; tuttavia il fatto che tale “visione” abbia avuto un’influenza perlomeno sui nomi delle “Operazioni”, lo dimostra il modo in cui vennero battezzare le più importanti: la “Barbarossa” per invadere l’Unione Sovietica e la “Nordlicht” per impadronirsi di Leningrado. La maggior parte degli storici traduce quest’ultima come “Luce del Nord”, quando è noto che tale è il nome con cui i tedeschi comunemente indicano l’aurora boreale (anche von Below nelle sue memorie la chiama così).
Qualcuno, infine, ricorderà come si concluse la vicenda: la Germania perse la guerra, il Berghof venne bombardato dagli inglesi il 25 aprile 1945, e le sue rovine fatte esplodere il 30 aprile 1952, nell’anniversario della morte del Führer.