Al di là dell’inagibilità della Senna, delle difficoltè organizzative e del puro e semplice vandalismo (che a Parigi sfocia regolarmente in scippi, stupri e terrorismo), la Francia ha voluto regalare al mondo lo spettacolo più rivoltante che essa abbia mai offerto (e ce ne vuole, considerando gli oltre duecento anni di Rivoluzione e il loro cinema degli ultimi decenni), con una cerimonia di apertura delle Olimpiadi all’insegna del delirio, del cattivo gusto, della volgarità urlata e strombazzata e di un kitsch generalizzato al cui confronto trasmissioni come Temptation Island finiscono per rappresentare un’espressione di superiorità morale e umana.
Voglio sorvolare sul commento dei cronisti della Rai, perché oltre a rimanere attoniti di fronte a una carrellata di rituali pseudo-orgiastici animati da onnipresenti drag queen, sono riusciti a inanellare i soliti improponibili pareri sulle nazioni partecipanti: le Cayman come patria dell’“evasione fiscale”, la Corea del Nord “stato canaglia”, il Bhutan quale sede segreta dello Shangri-La (il commentatore voleva comunicare la propria natura di iniziato?) eccetera eccetera (un livello, va detto, obiettivamente adeguato alla caratura dello show).
Passiamo dunque ai “contenuti” della pagliacciata: il direttore artistico Thomas Jolly ha deciso di concedersi qualsiasi licenza per poter “sbalordire il borghese” (épater le bourgeois come si diceva una volta), nella più ridicola e squallida esibizione della “diversità” come un elemento perfettamente integrabile in una celebrazione ufficiale di un evento internazionale.
Al di là degli stereotipi di cui evidentemente i francesi sono orgogliosi (come il Can Can in versione dance a tutto volume stile remix con la voce di Germano Mosconi), il “capolavoro” di Jolly ci ha regalato in ordine: la performance introduttiva in un francese sguaiato di Lady Gaga (al cui confronto ormai anche una Katia Follesa può assurgere a sex symbol mondiale); un mulatto in gonnella che non si sa perché debba attirare tutta l’attenzione con i suoi ridicoli passi di danza; un sottofondo di banalissimo metal per accompagnare la comparsa di una Maria Antonietta decapitata alla Conciergerie; un ménage à trois, ridotto a banalissimo thresome, tra un transessuale di origine asiatica, una ragazza bianca e un mandingo arcobaleno che si incontrano alla Bibliothèque Nationale e poi corrono in albergo a scopare (si è vista letteralmente questa scena); la cantante franco-maliana Aya Nakamura (dalla sessualità ovviamente incerta, comunque piuttosto mascolina) che si è esibita con l’accompagnamento della Guardia Repubblicana di fronte all’Académie Française (a mo’ di uno sberleffo alle critiche sulla sua pronuncia imperfetta): un pezzo di rap francese da un vecchio pelato (non vado nemmeno a cercare il nome); balletti incessanti su colonna sonora stile Gigi Dag (però hanno messo Bla Bla Bla e non l’Amour Toujours…).
L’apoteosi della kermesse è stata una parodia dell’Ultima Cena mascherata da manieristico “Banchetto degli dèi” con un’obesa al posto di Gesù (si tratta di tale Barbara Butch, dj lesbica di origine ebraica attivista contro la grossophobie – in Francia si dice così), una bambina dall’etnia incerta che ha ballato in maniera piuttosto equivoca con un altro mandingo e un’infinita sfilata di trans, gay, donne barbute e disabili (tra cui una atleta paraolimpica italiana vestita da struzzo e un handicappato che si è messo a fare break dance, roba da farci un meme del tipo “napoletano appena prende la pensione di invalidità”), coronata dall’avvento di tale Philippe Katerine, un cantautore ultracinquantenne -senza voce- completamente dipinto di blu che a dire degli organizzatori avrebbe dovuto rappresentare Dioniso.
Avendo visto quasi tutti i film suggeriti dai vari Iceberg dello schifo e dello splatter, posso affermare con ragione che questa è stata una delle esibizioni più vomitevoli a cui abbia mai assistito. Lasciamo però da parte i fattori che, a parere della stampa, avrebbero fatto inorridire “razzisti, fascisti e omofobi”, fattori che in ogni caso rappresentano la manifestazione della più pura cretineria del mainstream contemporaneo, per giunta con una colonna sonora da festa delle medie fine anni ’90 (c’era letteralmente Freed from Desire pompata a tutto volume).
Da tale prospettiva i francesi si sono dimostrati davvero le “scimmie dell’Europa”: dopo aver tentato di dare un’anima all’Unione tramite l’insulso concetto di “eccezionalità culturale”, hanno buttato in faccia agli spettatori del mondo intero dei pervertiti assortiti scatenarsi sulle note della peggior techno degli ultimi decenni, tizi neri con i rasta che non erano nemmeno in scaletta, e una cover di Imagine da due sfigati (Imagine there’s no countries, ma magari così non dovremmo più assistere a questa merda).
Io non capisco se i normie si siano ridotti realmente a tali livelli, o se sia solo una inevitabile massificazione delle perversione delle élite (specialità in cui i francesi sono veri campioni olimpici). Non penso valga la pena trovare significati più profondi, esoterici o paramassonici, riguardo ai pochi simboli presentabili, come le cheerleader col berretto frigio o il Cavaliere dell’Apocalisse che attraversa la Senna (identificato con la divinità fluviale celtica Sequana…?).
Certi accenni “inquietanti” si potevano già rintracciare a suo tempo in Cabiria o nel Flauto Magico di Mozart, per dire. Qui il motivo principale è lo scadimento più estetico che morale della cultura di massa. I francesi fino alla settimana scorsa inorridivano di fronte a un Hulk Hogan che si strappava la maglietta per Donald Trump: ma dopo i loro atti osceni in luogo pubblico, di quale exception culturelle potrebbero fregiarsi ancora? Nemmeno una compagnia teatrale della peggior università woke americana si sarebbe affidata al mauvais goût in maniera così smaccata.
Su tali miserie è ancora valida una vecchia citazione di Houellebecq (soprattutto in vista di “allarmi” più o meno immaginari che non riescono però a delineare la portata delle forze in campo): «C’est triste, le naufrage d’une civilisation. C’est triste de voir sombrer ses plus belles intelligences. On commence par se sentir mal à l’aise dans sa vie, et on finit par aspirer à l’établissement d’une République islamique».
In un mondo imbastardito e negrizzato sarebbero perduti per sempre i concetti dell’umanamente bello e sublime.
Pittore austriaco
.. livello.. rave party gay di Ibiza fine anni novanta…..
La “cerimonia” (sì, va bé…) me la sono persa non avendo più la tv a mia disposizione e questo mi fa capire quando sia stato per me una bella operazione di igiene mentale – e dovrei fare così anche con giornali e molto di quello che gira in Internet.
Non provo nessun stupore e credo che era prevedibile in un’epoca invertita come la nostra aspettarsi uno spettacolino del genere, anche se ovviamente la scontatezza non mi toglie lo stimolo al vomito.
So che i nostri nemici si aspetterebbero un discorso “bigotto” ma io invece vorrei puntare loro un dettaglio di questa esibizione che a loro ha fatto venire un orgasmo alle stelle.
Il dettaglio prontamente censurato che nella barca dei drag queen insieme ci fossero anche bambini costretti a esibirsi in pose estremante ambigue e ammiccanti. E financo inaccettabili.
Non dobbiamo avere paura di dirlo. Abbiamo visto degli atti di PEDOFILIA in diretta.
Il fatto che un’enormità del genere solo qualche tempo avrebbe avuto la giusta feroce condanna da parte di TUTTI (e sottolineo TUTTI) mentre oggi invece è stato accettato da parte di molti anche questo superamento di questa inviolabile linea rossa nel bel mezzo di una manifestazione mondiale.
Questo dimostra quando le parole giuste e le somatizzazioni psicologiche da parte di un’ingegneria sociale ben collaudata possa far accettare qualcosa se serve a un “fine nobile”, che anche la violenza e le più infime oscenità possono essere accettabili se serve all’idea di un mondo irenistico senza più divisioni per genere, razza, sesso e senza più “discriminazione” “razzismo” “odio”.
In fondo basta vedere le reazioni giulive di molti nell’aver fatto irritare i”populisti” “i fascisti” “gli omofobi” e altri loro fantasmi di carta e quindi anche gli atti e le pericolose ambiguità su dei bambini possono essere utili nel contrasto “all’omofobia” e “alla transfobia” e per avere una società “autenticamente” liberale, democratica, egalitarista e antifascista.
Con il beneplacito dei sedicenti moderati e liberali titubanti e codardi di fronte a queste canaglie, capaci dai loro inutili apparecchi fonetici solo di scagliarsi contro “le sacre istituzioni minacciate dal populismo e sovranismo”.
Insomma tutto è possibile con parole e motivazioni ideali, compreso qualche genocidio (soprattutto verso noi “bifolchi” maschi bianchi”) se serve come viatico purificatore per raggiungere l’ideale del Bene Assoluto, come chiusura del cerchio per i Mali Assoluti della Storia.
Ormai noi occidentali siamo ostaggi di questi pazzi (e pazze!) che hanno completamento perso il loro senso della ragione, che altro non fanno che cavalcare l’onda viscida del risentimento di disadattati e decorticati mentali, invidiosi macerati, troie volitive o frigide, le racaille di negri-arabi-asiatici a cui si è dato un mantello sacrale da dove scagliare anche i loro pensieri più immondi verso chi è infinitamente meglio di loro o chi semplicemente è rimasto con un minimo di decenza.
Quest’accozzaglia è semplicemente MERDA, rimarrà MERDA, ed MERDA da schiacciare!
Come ho già scritto in un altro post, i francesi si meritano tutto questo.
Eleggono politici che poi fanno il contrario di quello che dicono, noi italiani siamo abituati, ma che ci caschino i francesi.
Poi guardiamo il lato positivo, noi italiani posiamo dire che la televisione francese è peggio della nostra, è ce ne vuole.
Che questo Jolly sia un fenouil (e pagliaccio di cognome) non ci piove, ma non è ebreo, è anzi figlio di uno stampatore che faceva anche catechismo in parrocchia.
Hai ragione, ora correggo (comunque era il nonno che gli faceva catechismo)