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Omisiones Imperdonables (Adelphi censura Giorgio Colli)

Un grandissimo lettore, in risposta alla nota sul Borges censurato da Einaudi, mi segnala un’altra sforbiciata operata dal grande e irreprensibile Roberto Calasso ai danni di “uno dei numi tutelari della casa editrice, Giorgio Colli (trattasi quasi di autocensura, dunque)”.

In poche parole, Colli aveva tradotto per Boringhieri il Simposio di Platone (1960), premettendovi una breve prefazione con alcune osservazioni pepate sull’omosessualità degli antichi paragonata a quella dei moderni. La prefazione venne ripubblicata integralmente da Adelphi nella raccolta delle note introduttive scritte da Colli per Boringhieri (1983), ma il passo incriminato è “saltato” nella ristampa Adelphi del Simposio (peraltro uno dei volumi adelphiani a maggiore diffusione):

«È doveroso assistere in silenzio a tutto ciò, con un dito sulle labbra. E anche di fronte a ciò che ci reca fastidio, come la pederastia e la frivolezza attica nel trattarne, dobbiamo comportarci con modestia. Poiché per i greci la pederastia non solo non è la stessa cosa di quello che è per noi moderni – e questo resta fuori discussione – ma forse è addirittura il contrario. Mentre ciò che noi intendiamo sotto questo nome ci urta come qualcosa di patologico, decadente, viscido, quella nasce invece da un eccesso di forza e di virilità – come suggerisce Platone – e spiega in parte l’atmosfera creativa della Grecia. Non sarò questo, per caso, il segreto che ha dato l’immortalità agli Spartiati?
Certo, qualcosa ci manca perché possiamo capire concretamente queste cose. Ma Socrate che si ritira, durante la sconfitta di Delio, lo capiamo forse di più? Altre cose dei greci, del resto, anche fuori di Platone, e anche meno appariscenti, ci sfuggono: contentiamoci di quelle che riusciamo a cogliere».

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