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Operazione Gigachad: arrestare e giustiziare tutti gli incel

Il giornalista Leonardo Marzorati mi segnala su Twitter un suo articolo sui cosiddetti “celibi involontari”: Incel: chi sono e cosa vogliono? (“Il Format”, 6 ottobre 2020). Consiglio a mia volta la lettura perché, rispetto alle analisi mainstream, l’Autore cerca di affrontare il fenomeno in modo meno superficiale: tuttavia, non posso fare a meno di contestarne sia le premesse che le conclusioni.

Infatti, Marzorati parte dal presupposto che il killer di Lecce (il ventunenne che ha ucciso a coltellate una coppia di fidanzati, suoi ex coinquilini) possa essere definito incel, un “celibe involontario”.

Che Xx Xxxxx sia un incel non [lo] possiamo dire con certezza. Non aveva una fidanzata, era andato di recente con una prostituta (per molti analisti il sesso a pagamento non ti sottrae dalla condizione di incel), non sappiamo con certezza nemmeno il suo orientamento sessuale (tanto che alcuni criminologi ipotizzano una sua bisessualità) e avrebbe potuto benissimo aver avuto rapporti occasionali con altre donne (quelli, anche in assenza di un fidanzamento ufficiale, ti sottraggono alla condizione di incel).

In realtà la definizione non è controversa per questi motivi, ma per una ragione che ci conduce direttamente al cuore del problema. Per farla breve, se l’inceldom deve essere considerata una “ideologia” a tutti gli effetti, allora non si può appioppare l’etichetta di incel al primo assassino single che balzi agli onori delle cronache, perché andrebbero apostrofati in tal guisa esclusivamente quelli che si riconosco nella definizione.

Al contrario, se l’inceldom è una condizione, allora si può anche attribuirla a chi non si considera come tale, ma al contempo ci si trova costretti ad ammettere che il problema non riguarda più solo i forum e i blog di qualche “fanatico”, ma assume una dimensione sociale, oltre che politica. Insomma, bisogna decidersi: questo tizio che non voglio nemmeno nominare ha mai scritto un solo messaggio su un forum incel? No. Ha mai linkato sui suoi profili social un articolo inerente alla questione? Nemmeno.

Ad onta di ciò, insinua l’articolista, è comunque possibile inquadrarlo come tale: bene, ma da questa prospettiva risulta allora contraddittoria la sua modesta proposta di “chiudere tutti i forum in cui gli incel sbraitano la loro frustrazione”, perché è evidente che, adottando la sua stessa chiave di lettura, non sarebbero eventualmente quei forum la causa della “radicalizzazione” dei maschi soli. Peraltro va osservato che questa “soluzione” (la quale dovrebbe portare all’integrazione degli incel nella società), oltre ad avere un disdicevole intento censorio, è già messa in pratica con ammirevole regolarità: non a caso Reddit, la più grande piattaforma virtuale di discussione, impedisce di creare qualsiasi forum che abbia anche la minima attinenza col tema incel.

In verità l’intento della “purga” avanzata da Marzorati sarebbe quello di offrire agli incel “l’opportunità di palesarsi, tirando fuori per una volta gli attributi, dei quali ora appaiono sforniti”. Siamo dunque ancora al vieto paradigma del man up, del “tirar fuori le palle”: ma il giornalista ignora che gli uomini che confluiscono nelle varie comunità incel per la maggior parte hanno già provato a conformarsi a modelli maschili tradizionali senza successo. In particolare nel contesto americano, dove i primi anni del secolo hanno rappresentato un vero e proprio decennio della seduzione, con un fiorir di corsi, seminari, manuali e programmi in prima serata dedicati “all’arte del rimorchio” (ne ha parlato anche Il Redpillatore). Paradossalmente, si potrebbe sostenere che sia stato proprio l’invito a “tirar fuori le palle” ad aver fatto tracimare la frustrazione collettiva dei maschi d’oltreoceano oltre il “livello di guardia”.

Marzorati inoltre dimostra una certa ingenuità sostenendo che la richiesta di “sesso o affetto” da parte degli incel sia legittima come quella dei “gay che chiedono il matrimonio o la possibilità di adottare un figlio”. Ma manco per niente, proprio perché questo è uno dei presupposti da cui andrebbe analizzata la questione: la sinistra negli ultimi decenni ha sostenuto le recriminazioni di qualsiasi “minoranza sessuale” (dopo gay e trans, ora tende verso pedofili e zoofili), ma nel momento in cui l’odiato “maschio bianco etero” si è impossessato del linguaggio LGBT (ricordiamo che la stessa etichetta incel è stata inventata da una lesbica canadese), ecco che è partita una crociata contro il “patriarcato degli sfigati”.

Nella società attuale le richieste degli incel non sono affatto “legittime”: i propugnatori della rivoluzione sessuale e del libertinismo di massa sono i primi che, una volta palesatosi il problema, hanno proclamato a piena voce l’inesistenza di un diritto al sesso.

L’autore dell’articolo ragiona come se non avesse contezza della vera e propria “carestia sessuale” che caratterizza le nuove generazioni di maschi: è come se vivesse ancora in un mondo in cui chi non scopa lo fa per motivi personali (carattere, appartenenza religiosa, scelta di vita ecc), e non per le fatidiche “contraddizioni sistemiche” che a quanto pare caratterizzano anche un regime di liberismo sessuale.

Quindi, non se ne esce: il fatto stesso di auspicare che il “tirar fuori gli attributi” possa rappresentare una strategia riproduttiva efficace implica un ordine sessuale che non esiste più. Perché il sesso, come sostiene Jessa Crispin, è inevitabilmente un fatto politico: “L’amore non è solo un bel sentimento, è la struttura su cui si fonda la nostra società. La famiglia, la proprietà, il denaro, il senso di appartenenza, la comunità passano tutti attraverso il filtro del matrimonio”.

Ecco perché -per passare a un altro articolo per certi versi di “parte opposta” che però giunge alle stesse conclusioni di quello appena citato- è surreale, se non risibile, quanto sostiene Franco Marino su “Il Detonatore” sempre a proposito del killer di Lecce, ovvero che sono “leggi di natura, scritte nel DNA” il motivo per cui esistono maschi soli, che in ogni caso dovrebbero “migliorare se stessi” e non pretendere che la “destra” si faccia carico di loro (come aveva suggerito un altro collaboratore del portale, Matteo Fais), ché “lo stato è già dappertutto. Decide se io possa aprire un’attività commerciale, un giornale, un partito, un taxi, costruire una casetta in giardino, una piscina. Non lo voglio anche nella mia stanza da letto”.

Non vale neppure la pena citare quel famoso passaggio di Houellebecq sul libéralisme sexuel: certo fa specie che il famigerato “liberalismo all’amatriciana” si sia esteso anche all’ambito erotico. Un campo in cui, a dirla tutta, non c’è “natura” che tenga, a meno che non si faccia riferimento, per esempio, alla “natura” di quelle rane pescatrici dei Tropici nelle quali i maschi della specie sono miniature pisciformi fuse completamente al corpo delle femmine, che li utilizzano come “scroti portatili” per autofecondarsi.

Questa è la natura, non solo leoni e pavoni.

E questo è lo Shtato (sic), quello che non dovrebbe entrare nelle “camere da letto”: nonostante alla base della scelta del partner resistano, anche sopiti, istinti dettati dall’evoluzione, è un dato di fatto che tutto ciò che definiamo “legge di natura” è in realtà un modello culturale a cui ci siamo conformati talmente tanto tempo fa da considerarlo la norma assoluta (come la monogamia, uno dei costumi più innaturali che esistano).

Va del resto evidenziato che il buon Marino, apprezzabile per altre cose, non riesce nemmeno ad avere la chutzpah di Marzorati, che possedendo una visione più realistica dello Stato può affidare ad esso in ultima istanza il compito di risolvere il problema. Tutto sommato, la censura non può che essere l’esito coerente dei presupposti da cui egli parte, nonostante non la sostenga di per sé, ma con intento “pedagogico” (togliere agli incel gli spazi in cui esprimere il proprio vittimismo e farli diventare “veri uomini”).

Allora, giusto per mettere le carte in tavola, dal momento che qualsiasi soluzione (culturale, sociale, politica) è impraticabile per i motivi più vari (anche se a fondo c’è sempre una pregiudiziale ideologica), perché non fare le cose in grande, e procedere ad arresti di massa di incel? La verità è che gli “attributi” continuamente evocati sono anch’essi una costruzione culturale, di quelle che non appena le si considera “naturali” (cioè scontate) spariscono.

Voglio fare un esempio “compromettente”: se a differenza di mezza Europa l’Italia non ha mai avuto una “emergenza naziskin”, è perché nel 1993 le forze dell’ordine, con un mastodontico blitz per la Penisola (denominato Operazione Runa), stroncarono sul nascere ogni tentativo di farlo attecchire dalle nostre parti. Indipendentemente da come uno la possa pensare al riguardo (ora considero il fenomeno solo dalla prospettiva “tecnica”, come il Malaparte analizzava le tipologie di golpe), è un fatto che all’epoca lo Shtato contasse ancora qualcosa, nonostante gli assalti sempre più feroci della guerriglia liberista (che di lì a poco avrebbe finito di farne scempio).

Oggi, caro Marzorati, non esiste alcuna autorità legittima che possa permettersi di censurare alcunché: certo, può anche darsi che sull’onda di qualche fatto di cronaca si riesca a galvanizzare per un istante il cadavere dello Shtato, ma l’indignazione durerebbe appunto il tempo di una scintilla. Chi dovrebbe prendersi la responsabilità, prima politica che morale, di un “giro di vite”? E se in uno dei forum incel censurati ci fosse una sezione per gay e trans, la loro chiusura non sarebbe omofobia e transfobia di Shtato? E se saltasse fuori che gli incel sono davvero tutti malati mentali, internarli non sarebbe un tradimento dell’eredità di Basaglia? Nel momento in cui si comincerà a reprimere sul serio il fenomeno, si inizierà a capire che esso è davvero l’ultimo dei problemi.

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