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L’Organizzazione Mondiale della Sanità pende dalle labbra della Cina?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rilanciato la propaganda di Pechino sul coronavirus, arrivando a sostenere che “non esistono prove della trasmissione da uomo a uomo”; nel frattempo, il contaggio è sfuggito al controllo anche delle autorità cinesi.

I tweet dell’OMS di gennaio e febbraio mostrano che l’ente delle Nazioni Unite stava diffondendo propaganda cinese. Funzionari sanitari hanno rilevato il primo caso del coronavirus (COVID-19) il 17 novembre a Wuhan, in Cina.

Il Partito Comunista Cinese ha insabbiato la gravità dell’epidemia durante le prime fasi anche arrestando giornalisti e medici e al contempo è riuscito a vendere al mondo il rallentamento dell’infezione come dimostrazione della superiorità del proprio sistema politico autoritario.

Uno studio dell’Università di Southampton appena pubblicato ha calcolato che la Cina avrebbe potuto prevenire il 95% delle infezioni da coronavirus nel mondo se avesse ascoltato gli allarmi dei dottori di Wuhan invece di metterli a tacere.

La Cina ha rifiutato di scusarsi per la cattiva gestione dell’epidemia: “Nelle fasi critiche i funzionari di Pechino hanno deciso di privilegiare la segretezza e la stabilità piuttosto che fronteggiare apertamente l’epidemia, per evitare allarmismo e imbarazzi politici”, ha riconosciuto persino il New York Times.

Il 14 gennaio, il giorno precedente alla scoperta del primo contagiato americano giunto da Wuhan a Seattle, l’OMS ha negato che la malattia si potesse trasmettere da uomo a uomo. Il 14 gennaio 2020 dichiarava ancora su Twitter che “le indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato prove chiare della trasmissione da uomo a uomo del coronavirus identificato a Wuhan”.

Ci sono voluti alcuni giorni all’OMS per ammettere finalmente che la trasmissione da persona a persona era possibile, ma l’organizzazione ha ugualmente continuato a minimizzare la minaccia.

Il 4 febbraio, l’Organizzazione ha poi messo in dubbio che le persone asintomatiche infettate dal coronavirus potessero trasmetterlo.

Nonostante il nuovo coronavirus sia stato identificato in un mercato di animali a Wuhan alla fine di gennaio, l’OMS ancora all’inizio di febbraio affermava non conoscere l’origine dell’epidemia.

A partire dall’11 febbraio l’OMS ha continuato a negare che il virus provenisse dalla Cina.

Il 14 febbraio, l’OMS si schiera in difesa del suo Direttore Generale, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, criticato per aver elogiato la risposta della Cina al virus. Alla stampa Tedros aveva dichiarato: “È stato scritto e detto troppo sui miei elogi nei confronti della Cina: io mi complimento solo quando è necessario e continuer a farlo, come farei nei confronti di qualsiasi nazione che cerca di risolvere con determinatezza il problema alla fonte, per proteggere la propria gente e il mondo, anche rischiando di pagare un costo elevato”.

Riecheggiando le menzogne del Partito Comunista Cinese, l’OMS ha twittato il 21 febbraio una dichiarazione del dottor Tedros che indicava la gestione cinese dell’epidemia come una dimostrazione della “possibilità di contenere la diffusione del coronavirus” data al resto del mondo.

Sebbene il coronavirus si stesse diffondendo dalla Cina al resto del mondo, è dall’inizio del 2020 che l’OMS rilancia le assicurazioni di Pechino sul contenimento dell’epidemia: “Questo coronavirus non è influenza, ma con le giuste misure può essere contenuto. Questo è uno dei messaggi chiave dalla Cina”, riferiva Tedros alla stampa il 27 febbraio.

Anche quando a febbraio, durante l’espansione del contagio, la Cina è diventato l’epicentro della pandemia globale, l’OMS ha continuano a sostenere che i casi stavano calando.

Il 13 marzo, il governo degli Stati Uniti ha convocato l’ambasciatore cinese per protestare contro le insinuazioni di Pechino su un possibile contagio di coronavirus da parte di militari americani giunti a Wuhan.

Tuttavia, l’OMS con l’alibi dell’anti-razzismo ha stigmatizzato qualsiasi riferimento all’origine cinese del coronavirus, perchè ciò potrebbe danneggiare le minoranze asiatiche in Occidente e renderli potenzialmente più vulnerabili alla malattia. Ecco cosa twittata il 25 febbraio: “Associare negativamente una malattia infettiva a una popolazione specifica è conferire uno stigma. Ciò significa che le persone vengono etichettate, stereotipate, segregate, discriminate a causa di una potenziale affiliazione negativa con il COVID-19”.

“La stigmatizzazione sociale può contribuire a: aggravare i problemi di salute; favorire la trasmissione; far insorgere problemi nel controllo delle malattie infettive durante un’epidemia “, ha aggiunto l’agenzia dell’ONU, che negli ultimi anni ha anche imposto il divieto di conferire “nomi offensivi” alle epidemie.

In un incontro del 28 gennaio con Xi Jinping, Tedros ha elogiato la trasparenza nella gestione dell’epidemia di coronavirus; al contempo, il direttore dell’OMS è riuscito a condannare la chiusura al traffico aereo della Cina da parte degli Stati Uniti.

Ricordiamo solo a titolo informativo che il direttore dell’OMS è stato ministro della sanità in Etiopia, Paese africano in cui la Cina è attualmente il più grande investitore straniero. Inoltre Pechino, dopo Washington, è il secondo donatore nel bilancio delle Nazioni Unite.

Fonte: WHO Initially Echoed False Chinese Propaganda: No Clear Evidence Coronavirus Transmitted Among Humans (Breitbart, 22 marzo 2020).

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