Il nuovo album di Kanye West fa veramente schifo: gli ho concesso addirittura tre ascolti, ed è stata una vera tortura per le mie orecchie. A dirla tutta, lo trovo squallido da ogni prospettiva: sia per i contenuti, il cui punto più alto dovrebbe essere rappresentato dai due versi in cui il rapper canta How I’m antisemitic? / I just fucked a Jewish bitch (“Come posso essere antisemita? Mi sono appena scopato una puttana ebrea”), sia per la qualità musicale stessa, dal momento che tra i pezzi l’unico obiettivamente ascoltabile è “Carnival”, non a caso quello di cui hanno parlato i giornali italiani perché contiene il campionamento di un coretto degli ultras interisti della Curva Nord (presentati dalla stampa sportiva come una sorta di Piccolo Coro dell’Antoniano che collabora con l’erede di Stevie Wonder o Michael Jackson). Naturalmente nel pezzo Kanye parla delle puttane che si è scopato e di pompini superlativi…
Diciamo che rispetto al suo exploit antisemita di fine 2022, quando con il solito sclero aveva denunciato una sorta di “controllo” ebraico sullo star system americano (e poi aveva iniziato a dire che Hitler era una brava persona e stronzate varie), oltreoceano è cambiato davvero tutto.
Grazie a Kanye West l’antisemitismo negli Stati Uniti ora è mainstream
Per esempio, è notizia di questi giorni che Candace Owens, una commentatrice afroamericana di simpatie conservatrici, tutto sommato ben inserita nel mainstream trumpiano, la quale prima del 2023 rappresentava una versione moderata di Hoara Borselli (per far capire di cosa sto parlando), ora è finita a elogiare i roghi dei libri organizzati dai nazisti, sostenendo che i volumi a cui i “cattivi” diedero fuoco erano sostanzialmente a favore del transessualismo e della pedofilia.
6 months ago if you accused someone of being a Nazi they ran in fear now everyone will just laugh at you and say get fucked
It’s amazing how fast the public conscious can change https://t.co/a0Rc8ewVYD
— Jake Shields (@jakeshieldsajj) February 25, 2024
Rispetto a solamente sei mesi fa, come nota Jake Shields, un lottatore MMA che ha intrapreso un simile percorso di “radicalizzazione” divenendo una celebrità online, la Owens sarebbe stata come minimo ostracizzata, se non lapidata almeno mediaticamente. Ora invece cose del genere si possono proferire a cuor leggero senza neppure rischiare di essere bannati in perpetuo dai social.
Dunque non c’è più bisogno di dar retta a Kanye West e alla sua musica di merda (della quale salvo solo alcuni pezzi di Jesus Is King, come “Selah” e “Closed on Sunday”, perché davvero ispirati): d’altro canto, è il genere stesso -lo si definisca come si vuole (rap, trap, hip hop, drill)- che risente intrinsecamente delle intenzioni dei suoi creatori, i quali non sono né bianchi né neri né meregani né arabi né cinesi. E ho detto-non-detto tutto.