Dovrei commentare la fuoriuscita di Bidens dalla corsa elettorale americana, ma oltre obiettivamente a non importarmene un bel niente (nella misura in cui si parla di un copione già scritto da tempo), nel frattempo ho scoperto qualcosa di incredibile: un mio lettore proviene da Ormelle, ridente cittadina di Sinistra Piave che si fregia di essere l’Aghartha della Marca trevigiana e probabilmente il cuore segreto d’Eurasia e dell’universo intero.
Questo lettore, che si fa chiamare @mennymoto, ha commentato in maniera molto arguta un paio di mie rodomontate musicali su Youtube: il suo primo intervento è apparso sotto un rifacimento di Nuove BR dei P38 in versione cantautoriale anni ’70 (giusto per umiliare The Andre che dopo aver avuto successo con una trollata simile si è dimostrato umano troppo umano cercando una carriera da artista individuale, mentre la “macchina” rimane fedele alla sua essenza di rifacitrice priva di velleità umanoidi), dove auspicava fosse apparso sul mio blog un post correlato ai contenuti video (“Mmmh, qualcosa mi dice che c’è un nuovo post sul blog :-)”, e invece no, caro amico); il secondo commento, ancor più sagace, è comparso a fronte del mio altro impareggiabile successo Se ti ubriachi trovi il lupo, sotto il quale egli ha avuto modo di aggiungere “Se vai col Turetta… Scherzavo, resti sola, non esiste”.
Il riferimento all’immaginario mattonista mi ha spinto ad andare a spulciare il suo profilo e a imbattermi, come video in evidenza, un eccezionale sketch comico su un risotto allo zafferano d’emergenza dove, oltre a comparire una d-parola (prendete appunti, incels!), appare persino il Magico Bazar, uno di quei tipici falansteri cinesi che costellano le lande venete e nei quali si può trovare davvero di tutto, dai mogwai ai gommini di ricambio per i tergicristalli (fino ai celebri “spermagli” – l’immagine che segue è stata letteralmente scattata nel negozio).
Ora, qui ho da fare un’importante precisazione: bene o male io riesco a sapere quasi tutto dei miei lettori. E spesso sentirei la necessità di raccontare i luoghi dimenticati da Dio dai cui provengono, in particolare per una spiccata passione per i piccoli borghi (come Dovia di Predappio, Salò o Giulino di Mezzegra), oltre che per un progetto -a cui sto “lavorando” ormai da troppi anni- riguardante l’impatto dell’immigrazione selvaggia sull’Italia strapaesana.
In tal caso, mi arrogo il diritto di citare Ormelle sia perché è il buon Menny ad averla resa protagonista di alcuni suoi video, sia perché, dalla prospettiva dell’immigrazione, questo piccolo centro del nord trevigiano sarebbe un case study perfetto: non vi dirò di come ci sono capitato (per giunta in pieno periodo Green Pass), ma da quanto appreso dagli indigeni l’avvento di popolazioni allogene nell’ultima decina di anni avrebbe completamente stravolto il tessuto etnico, culturale e persino geografico del paesello, con la nascita, tra le altre cose, di veri e proprio quartieri a predominanza sikh, dove i nostri fratelli monoteisti indiani hanno aperto kebab, supemercatini e addirittura parrucchieri…
In alcuni anfratti della città si possono persino osservare vecchie cascine adornate dal sacro vessillo sikh, il Nishan Sahib, mentre nei bar principali del borgo campeggiano messaggi in punjabi, la lingua dei seguaci di Nanak (che perlopiù si limitano a scrivere il proprio nome e cognome):
Non mi va di approfondire eccessivamente le mie esperienze ormellesi, più che altro per non doxxare nessuno, tuttavia ci sarebbe molto da dire: in primis a proposito del carattere dell’ormellese medio, che è molto ospitale e socievole, oltre che identitario e convinto che Ormelle sia il centro dell’universo (o, nell’accezione plebeo-essoterica, “l’ombelico del mondo”) e che in tale microcosmo sia possibile connettersi al macrocosmo tramite la fruizione di ogni opportunità che la società odierna può offrire, tipo il Prix (punto vendita irredentista del Triveneto), le vigne, altre vigne, il Magico Bazar di cui sopra (che a dire il vero è a San Polo di Piave ma da Ormelle ci si arriva facendo due passi), caneve su caneve, una chiesa costruita dai Templari nella frazione di Tempio (che ho sempre trovato chiusa e per la quale dovrete accontentarvi del mero dettaglio esterno), e dulcis in fundo il Piave, fiume sacro alla patria dove gli ormellesi vanno a caccia di reperti della Grande Guerra da conservare nelle proprie caneve in attesa che esplodano accidentalmente (e il quale, non a caso, anche Menny ha omaggiato con la tradizionale gitarella).
[Da non sottovalutare comunque anche le spettacolari vedute del Lia].
Un particolare che ricordo con affetto di Ormelle è che, nel pieno della follia pandemica, lo snack bar (una dicitura particolarmente cara ai veneti da quarant’anni a questa parte, anche se nell’anglosfera è caduta in disuso, per l’appunto, dagli anni ’80 del secolo scorso) DAE TOSE riportava questo eroico tazebao sulla porta d’ingresso (e anche qui sono costretto, a malincuore, a non aggiungere altri dettagli per non compromettere nessuno).
In definitiva mi compiaccio di aver avuto l’opportunità di frequentare, seppur per pochissimo, Ormelle e di aver vagliato l’eccezionalità del luogo e dei suoi abitanti. Sarà bello, un giorno, ritrovarsi tutti assieme in quel reame incantato come dei veri pure blood (o almeno provvisti di autocertificazione falsa) e “bersi il Piave”.
Quando ho visto la notifica mi sono istintivamente chiesto se ci fosse un’ altra Ormelle in Lombardia 🙂
Tutto vero quel che scrivi, mi ricordo quando costruirono le nuove case vicino all’azienda agricola, e pensai: che rivoluzione, il paese non potrà cambiare più di così! Poi arrivò la diversità…
Grazie del commento. No, di Ormelle ce n’è una sola al mondo, ma in compenso in provincia di Brescia c’è una Roncadelle! In ogni caso tornerei volentieri da quelle parti, soprattutto per vedere se il Magico Bazar ha ampliato la sua offerta. Tra l’altro lì accanto sorgeva un punto vendita di Quadra che mi aveva anch’esso affascinato con quell’aria di negozio di una volta (nella provincia milanese si sono estinti all’inizio degli anni’ 90). Mi spiace aver letto che hanno chiuso, probabilmente verranno anch’essi rimpiazzati da un altro emporio cinese (così fanno tripletta bazar – bar – bazar).
Più o meno in che anni è arrivata la “diversità”? Qualsiasi testimonianza a proposito mi interessa, quindi ti ringrazio se vorrai raccontarmi qualcosa di più… (anche via email bravomisterthot@gmail.com)
A presto
Roberto