Illustrazione proveniente dal Sefer Evronot (1627), trattato dedicato alla comparazione tra calendario ebraico e cristiano per scopo religiosi e commerciali (riprodotta in E. Carlbach, Palaces of Time. Jewish calendar and culture in early modern Europe, Belknap, 2011, p. 95).
L’immagine è conosciuta come Panim ahor, espressione che può significare sia “fronte-retro” che “faccia-fondoschiena”: dunque, tecnicamente, questa sarebbe proprio una “faccia-da-culo”.
Il testo che lo riporta lo definisce visual pun (un’illusione ottica, poiché non si capisce se l’uomo sia piegato all’indietro mostrando il petto oppure in avanti con la testa che spunta tra le natiche) e afferma che è frequente trovare nei manoscritti ebraici questo tipo di illustrazioni umoristiche (ma, a dispetto del famigerato umorismo ebraico, pare non vi sia alcun riferimento a Es 33, 21-23…).
Come i miniatori cristiani, anche quelli ebrei hanno messo alla prova la fantasia in molti volumi. Nella tabella per controllare i propri calcoli, nota come panim ahor (faccia-retro), i manoscritti mostrano un uomo in piedi sulla sua testa o che mostra il sedere al lettore. Giochi di parole e doppi sensi sono comuni. Per illustrare la luna nuova, ad esempio, l’illuminatore potrebbe mostrare una madre che culla il suo bambino nella culla – molad, il termine per luna nuova, significa letteralmente nascita (Tablemag)