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Pensaments (Jaume Leopardi)

Alcuni Pensieri (Pensaments) del Leopardi in catalano, tradotti nel 1912 da Albert Aldrich. Una annotazione ortografica: mi sfuggono i motivi per cui, nell’edizione originale, il curatore utilizzi il punto mediano laddove sarebbe richiesto l’apostrofo: so che al momento i catalani hanno altri problemi, ma se vogliono una nazione dovranno in primo luogo occuparsi della punteggiatura…

L.

In un libro che hanno gli Ebrei di sentenze e di detti vari, tradotto, come si dice, d’arabico, o più verisimilmente, secondo alcuni, di fattura pure ebraica, fra molte altre cose di nessun rilievo, si legge, che non so qual sapiente, essendogli detto da uno, io ti vo’ bene, rispose: oh perché no? se non sei né della mia religione, né parente mio, né vicino, né persona che mi mantenga. L’odio verso i propri simili, è maggiore verso i più simili….

En un llibre ebreu de sentencies i maximes varies (traduït, segons se diu, de l’arabig, o més versemblantment, segons alguns, de factura ebraica), entre moltes altres coses sense importancia, s’hi llegeix que no sé quin savi, avent-li dit un: « — Jo t’estimo», respongué: «Oh! i per què no, si no ets de la meva religió, ni parent meu, ni veí, ni persona que ’m mantingui?». L’odi respecte als propris semblants es major envers als més semblants …

LXVI.

Nel secolo presente i neri sono creduti di razza e di origine totalmente diversi da’ bianchi, e nondimeno totalmente uguali a questi in quanto è a diritti umani. Nel secolo decimosesto i neri, creduti avere una radice coi bianchi, ed essere una stessa famiglia, fu sostenuto, massimamente da’ teologi spagnuoli, che in quanto a diritti, fossero per natura, e per volontà divina, di gran lunga inferiori a noi. E nell’uno e nell’altro secolo i neri furono e sono venduti e comperati, e fatti lavorare in catene sotto la sferza. Tale è l’etica, e tanto le credenze in materia di morale hanno che fare colle azioni.

En el segle actual, ad els negres se ’ls té com de raça i origen totalment diversos dels blancs, i, no obstant, totalment iguals ad aquests en lo relatiu als drets umans. En el segle xvi.è, boi creient-se que ’ls negres tenien una relació amb els blancs, i que formaven una mateixa familia, va sostenir-se, principalment per teolegs espanyols, que, en quant a drets, eren per natura, i per voluntat divina, de bon troç inferiors a nosaltres. I en l’un i en l’altre segle ’ls negres foren i són venuts i comprats, i se ’ls fa treballar, encadenats, baix el fuet. Així es l’etica; i així, les creencies, en materia del deure moral, tant tenen que veure amb les accions.

LXXIII.

Come le donne quasi tutte, così ancora gli uomini assai comunemente, e più i più superbi, si cattivano e si conservano colla noncuranza e col disprezzo, ovvero, al bisogno, con dimostrare fintamente di non curarli e di non avere stima di loro. Perché quella stessa superbia onde un numero infinito d’uomini usa alterigia cogli umili e con tutti quelli che gli fanno segno d’onore, rende lui curante e sollecito e bisognoso della stima e degli sguardi di quelli che non lo curano, o che mostrano non badargli. Donde nasce non di rado, anzi spesso né solamente in amore, una lepida alternativa tra due persone o l’una o l’altra, con vicenda perpetua, oggi curata e non curante, domam curante e non curata. Anzi si può dire che simile giuoco ed alternativa apparisce in qualche modo, più o manco, in tutta la società umana; e che ogni parte della vita è piena di genti che mirate non mirano, che salutate non rispondono, che seguitate fuggono, e che voltando loro le spalle, o torcendo il viso, si volgono, e s’inchinano, e corrono dietro ad altrui.

Com quasi totes los dònes, així també ben sovint els omes, i més els més superbioses, se conquisten i retenen amb el no fer-ne cas i amb el menyspreu, o bé, segona les circumstancies, amb demostrar fingidament no cuidarsen i no tenir-los en consideració. Perquè, aquella mateixa superbia per la qual un nombre infinit d’omes so mostren altius amb els umils i amb tots aquells que ’ls rendeixen onors, els fa tornar cuidadosos i sol-licits i necessitats de l’estimació i dels miraments d’aquells que no ’n fan cas o que manifesten menysprear-los. D’aquí neix, no rarament sinó sovint, i no solament en amor, una graciosa alternativa entre dues persones, o l’una o l’altra en revenja perpetua, avui cuidada i no cuidadosa, demà cuidadosa i no cuidada. Miller podria dir-se que semblant jòc i alternativa apareixen en certa manera, més o menys, en tota la societat umana; i que a tot arreu es ple de gent que si ’ls mires no miren, que si ’ls saludes no responen, que si ’ls segueixes fugen; però que, tombant-los l’espatlla o girant-los la cara, se repensen i fan acatament, i corren darrera ’ls altres.

LXXIX.

Il giovane non acquista mai l’arte del vivere, non ha, si può dire, un successo prospero nella società, e non prova nell’uso di quella alcun piacere, finché dura in lui la veemenza dei desiderii. Più ch’egli si raffredda, più diventa abile a trattare gli uomini e se stesso. La natura, benignamente come suole, ha ordinato che l’uomo non impari a vivere se non a proporzione che le cause di vivere gli s’involano; non sappia le vie di venire a suoi fini se non cessato che ha di apprezzarli come felicità celesti, e quando l’ottenerli non gli può recare allegrezza più che mediocre; non goda se non divenuto incapace di godimenti vivi. Molti si trovano assai giovani di tempo in questo stato ch’io dico, e riescono non di rado bene perché, desiderano leggermente; essendo nei loro animi anticipata da un concorso di esperienza e d’ingegno, l’età virile. Altri non giungono al detto stato mai nella vita loro: e sono quei pochi in cui la forza de’ sentimenti è sì grande in principio, che per corso d’anni non vien meno: i quali più che tutti gli altri godrebbero nella vita, se la natura avesse destinata la vita a godere. Questi per lo contrario sono infelicissimi, e bambini fino alla morte nell’uso del mondo, che non possono apprendere.

El jove no adquireix mai l’art de viure, no té, se pot dir, cap exit en la societat, i no experimenta en el tracte d’ella cap plaer, mentres li dura la veemencia dels desitjos. Com més s’apaivaga, més abil se torna per tractar els omes i a sí mateix. La natura, benignament com sol, ha disposat que l’ome no aprengui de viure sinó a mesura que les causes del viure se n’hi vagin; no sapiga ’ls medis de conseguir els seus fins sinó quan ha acabat d’apreciar-los com celestials felicitats i quan el conseguir-los no li pot causar sinó mitjana alegria: no frueix sinó quan ha esdevingut incapaç dels vius plaers. Molts, ben joves per llur edat, se troben en aquest estat que dic; i sovint ne surten bé perquè desitgen superficialment, per aver-se anticipat l’edat viril en llur esperit per un conjunt d’experiencia i de seny. Altres, mai en llur vida assoleixen el referit estat, i són aquells pocs en els quals la força dels sentiments es tant gran en principi, que pel transcurs d’anys no decreix; els quals més que tots els altres fruirien en la vida si la natura agués destinat la vida a fruir. Aquests, al contrari, són infelicissims, i criatures fins a la mort en el tracte del món, que no arriben a aprendre.

LXXXVII.

Chi viaggia molto, ha questo vantaggio dagli altri, che i soggetti delle sue rimembranze presto divengono remoti; di maniera che esse acquistano in breve quel vago e quel poetico, che negli altri non è dato loro se non dal tempo. Chi non ha viaggiato punto, ha questo svantaggio, che tutte le sue rimembranze sono di cose in qualche parte presenti, poiché presenti sono i luoghi ai quali ogni sua memoria si riferisce.

Qui viatja molt, té sobre ’ls altres aquest aventatge: que ’ls objectes de ses remembrances aviat devenen llunyans; de manera que aqueixes adquireixen, al cap de poc temps, aquella vaguedat i aquella poesia que en els altres no es possible sinó amb el temps. Qui no ha viatjat gens, té aquest desaventatge: que totes ses remembrances són de coses en certa manera presents, perquè presents són els llocs ad els quals tota sa memoria ’s refereix.

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