Per i rifugiati ucraini “lavorare in Italia è un inferno, ci si può venire solo in vacanza”

Un’inchiesta della rivista online ucraina Strana da parte di Ludmila Ksenz (31 luglio 2022):

I profughi ucraini stanno abbandonando l’Italia in massa. Dall’inizio di luglio 2022 sono in corso anche viaggi gratuiti in autobus verso l’Ucraina (da Torino e Roma a Leopoli e Kiev), organizzati dall’ambasciata insieme alla Fondazione “Lo Specchio dei Tempi”. Molti preferiscono invece trasferirsi in altri Paesi europei, in particolare Germania e Olanda.

“Siamo in Italia da marzo 2022. L’alloggio è gratuito, per tre mesi abbiamo avuto anche dei sussidi, 300 euro per un adulto e 150 euro per un bambino. Ma adesso i fondi sono finiti e i proprietari lasciano intendere che per noi è già tempo di levare le tende. Qui il mondo del lavoro è pessimo. Per raccogliere le ciliegie ti pagano 6 euro l’ora. Un lavoro infernale: 10 ore al giorno e un giorno libero al mese. Abbiamo resistito poco. Non riuscivamo nemmeno a far andare i bambini a scuola, perché non c’erano posti posti. Ci trasferiremo in Germania, dove c’è molto più sostegno da parte dello Stato, oltre che un mondo del lavoro e un sistema scolastico nei quali è più semplice inserirsi”, dichiara Darija di Kiev, che vive con i suoi figli e un’amica nella periferia di Bari (Puglia).

Grandi difficoltà anche per i medici ucraini, ai quali l’Italia ha offerto ottime condizioni fin dall’inizio della guerra, per esempio permettendo di lavorare immediatamente senza convalida del titolo di studio (basta tradurlo e certificarlo presso un tribunale locale). Gli stipendi sono circa di 2.000-2.500 euro, ma pochi riescono a trovare lavoro anche accettando stipendi più bassi. Non è facile nemmeno ottenere uno stage gratuito in un ospedale italiano.

La consulente finanziaria Elena è stata più fortunata. È riuscita a trovare lavoro come guida turistica e ora accompagna i visitatori nei pressi di Polignano: “Lavoro 10 ore al giorno, con un giorno libero alla settimana, uno stipendio di mille euro al mese. Ma la stagione finirà presto, e non è chiaro cosa farò dopo”, dice Elena.

Oksana (di Vinnytsia), che lavora da tempo come infermiera in Italia, afferma che è possibile trovare lavoro ma è necessario tenere conto delle specificità del mercato locale: “Qui, come in Ucraina, c’è molto lavoro nero, con stipendi in busta. Possono truffarti e non pagare. Con lo scoppio della guerra e l’aumento del flusso di profughi, il livello degli stipendi per posti vacanti senza conoscenza della lingua è diminuito di almeno il 10%. Ci sono casi in cui per trovare un buon lavoro bisogna pagare: un intermediario può anche prendersi 500 euro per consigliarti a un datore di lavoro. In Italia ci vuole una raccomandazione per tutto, anche per farsi assumere come spazzino. L’importante è accettare quel che viene offerto al volo, e se poi si viene assunti e si mostra voglia di fare, non ci sono più problemi”. Ora capiamo perché i rifugiati ucraini se ne vanno sempre più spesso dall’Italia.

In Italia, a giugno 2022, i profughi ucraini erano circa 130mila. Dall’inizio della guerra, l’Italia ha fornito agli ucraini un permesso di soggiorno temporaneo per un periodo di un anno (con possibilità di proroga fino a tre anni), un’assistenza economica di tre mesi (300 euro per adulto e 150 per bambino), l’assicurazione medica (medico di base gratuito e cure di emergenza), così come l’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro.

Inoltre, le condizioni per i nostri medici offerte dall’Italia sono forse le migliori in Europa. Medici e infermieri possono lavorare in cliniche pubbliche e private senza la conferma dei titoli di studio. I documenti devono solo essere tradotti in italiano e certificati da un tribunale (si può fare da soli o tramite un notaio, che per il servizio chiede 60-70 euro). Per fare un confronto, in Polonia, dove i nostri medici possono lavorare anche senza la conferma del titolo, è comunque richiesta un’esperienza di 3 anni.

Cosa che in Italia non serve, a causa perlopiù della grave carenza di personale medico negli ospedali italiani, peggiorata durante la pandemia di coronavirus: molti medici italiani emigrano verso altri Paesi europei, in particolare Germania e Svizzera, dove il carico di lavoro è inferiore e gli stipendi più alti.

Come sostengono tuttavia i medici ucraini, nella pratica trovare lavoro in Italia non è semplice. Veronika, residente a Kiev, ha cercato di trovare un lavoro per tre mesi, ma finora senza molto successo: “Serve conoscere bene la lingua italiana perché qui la conoscenza dell’inglese è bassa, anche tra i medici. L’elemento essenziale però è la raccomandazione: senza di essa non si viene assunti, nonostante l’esperienza e il curriculum”.

Questo andazzo è confermato dalla dottoressa moldava Nadežda, che vive in Italia da molto tempo e lavora in un ospedale vicino a Roma: “Nonostante avessi certificato il mio titolo e imparato l’italiano, nessun ospedale voleva assumermi. Solo quando ho ricevuto una raccomandazione da uno dei medici, sono stata presa nella clinica dove mi avevano precedentemente rifiutata. Questa è la particolarità italiana: si viene assunti principalmente per conoscenza, e la regola vale anche al di fuori dell’ambito medico”.

È difficile per i medici ucraini ottenere anche un impiego gratuito, come uno stage, che, in teoria, dovrebbe poi offrire la possibilità di essere assunti. Marina, pediatra di Kiev, ha inviato circa 50 richieste di tirocinio a varie cliniche in Italia. Alcuni l’hanno subito reindirizzata ad agenzie e le hanno offerto di organizzare uno stage per 3.000 euro. Solo una clinica ha accettato uno stage gratuito: un ospedale universitario di Firenze.

“Le trattative sono durate diversi mesi. Era necessario ottenere separatamente l’approvazione per uno stage dal capo del dipartimento. Non mi hanno accettata al dipartimento che avevo scelto inizialmente, quello di malattie infettive, mentre hanno accettato uno stage in neonatologia e in aggiunta mi hanno chiesta una montagna di documenti, oltre al mio titolo di studio e a un certificato medico, un’assicurazione contro i rischi professionali (costo 190 euro), una visita medica (altri 200 euro)”,.

Tuttavia, alcuni medici ucraini sono già riusciti a trovare lavoro. Maksim, un cardiologo con 15 anni di esperienza, dopo tre mesi di ricerche è riuscito a trovare lavoro in una piccola clinica di provincia nel sud Italia. Tuttavia, lo stipendio è di soli mille euro, la metà di quello degli italiani. E, racconta Maksim, “ho dovuto anche accettare turni di notte. Ma per ora sto solo imparando l’italiano. Spero che quando imparerò la lingua e farò esperienza in un ospedale locale, sarò in grado di trovare un lavoro a condizioni migliori”.

Se i medici ucraini hanno almeno una minima possibilità di trovare un impiego corrispondente alla loro specializzazione in Italia, gli altri lavoratori possono contare solo su impeghi stagionali nel settore agricolo, in quello alberghiero e della ristorazione, o nell’assistenza agli anziani.

“L’Italia dal punto di vista del lavoro non è mai stata in cima alla lista degli ucraini. Francamente, lì è difficile trovare lavoro. Inoltre, le conseguenze delle restrizioni covid si fanno ancora sentire e colpiscono in particolare le piccole e medie imprese. E gli stipendi sono bassi: 800-1.000 euro. Una cifra simile si può ottenere in Polonia, è vero, ma il pacchetto spesso include vitto e alloggio, e il costo della vita è comunque più basso che non in Italia”, afferma Tatijana Paškina, esperta del mercato del lavoro.

Darija da Kiev ha provato a raccogliere ciliegie, ma ha resistito solo un mese: “Danno 6 euro all’ora, una paga decisamente inferiore rispetto a Germania oppure Olanda, dove i miei amici lavorano nel settore agricolo per 10-11 euro all’ora. Ho dovuto lavorare 10 ore al giorno, un solo giorno libero al mese (quando ha piovuto). Il lavoro è un inferno, sotto il sole cocente. Ho ricevuto circa 1.700 euro in un mese. Senza far risultare nulla su carta, altrimenti un terzo se ne sarebbe andato via in tasse. E sono comunque fortunata, perché ci sono casi in cui le persone vengono pagate meno di quanto concordato”.

Durante la stagione turistica, si può trovare lavoro in hotel o ristoranti. Senza la conoscenza dell’italiano, ovviamente si ottengono impieghi con stipendi bassi (600-800 euro al mese), come addetti alle pulizie, lavapiatti, aiutanti. Se invece si conosce la lingua, magari in aggiunta all’inglese, si può trovare lavoro come cameriere per uno stipendio fino a mille euro (più mance).

Ekaterina, dalla regione di Zaporižžja, è fuggita in Italia dall’inizio della guerra e ha già imparato la lingua, ora lavora in un ristorante sul lago di Como e dice di guadagnare fino a 1.500 al mese, mance comprese. Le viene anche fornito un alloggio con un piccolo contributo (€ 250) e pasti gratuiti. È vero, si è dovuta vaccinare urgentemente contro il covid: qui il grin pass [грин пасс] è obbligatorio per tutti i lavoratori dei servizi.

L’esperta di finanza Elena è riuscita a trovare lavoro come guida per un’agenzia turistica, perché parla correntemente italiano e inglese, e in più ha conoscenti in Italia che l’hanno raccomandata al datore di lavoro: “Senza questo, sarebbe stato difficile trovare qualcosa”, ammette. Il suo è comunque un impiego stagionale e dal prossimo autunno dovrà cercarsi un nuovo lavoro o tornare a casa.

In Italia ci sono molti posti vacanti per l’assistenza agli anziani. Le badanti sono pagate da 600 a 1200 euro al mese, a seconda delle mansioni. Oksana, residente a Vinnitsa, lavora da tempo in una piccola città vicino a Venezia. Dice che per trovare un lavoro serve conoscere l’italiano ed essere raccomandati: “Soprattutto serve una raccomandazione, la lingua si può sempre imparare. Non assumono nessuno a caso, però se un ucraino si è già piazzato e si è dimostrato bravo, allora può chiamare i suoi connazionali, perché qui il passaparola funziona bene. Se lavori 24 ore su 24 con pazienti allettati puoi chiedere 1200 o anche 1500 più vitto e alloggio. Se l’assistito è più o meno autonomo, pagano 600-800 euro al mese. Con l’afflusso dei nostri profughi, molti italiani hanno ridotto del 10% gli stipendi degli infermieri, e le badanti con esperienza hanno cominciato a contrabbandare raccomandazioni: chiedono fino a 500 euro per mettere una buona parola e convincere il proprietario a trovare qualcosa per te fra i suoi amici. L’Italia è un paese di anziani, ci sono molti italiani che hanno più di 90 anni, ed è chiaro che hanno bisogno di supervisione”. Il lavoro, aggiunga Oksana, non è facile: “Il vecchio a cui bado, che ha già 95 anni, spesso non dorme la notte, e devo essere sempre lì. E la mattina pulisco casa e cucino. Se ho dormito o meno, la cosa non interessa a nessuno”.

Secondo Tatijana Paškina, “in Italia c’è un piano per prevenire la migrazione di manodopera all’interno del Paese. Ai residenti del Sud, meno sviluppato, viene garantito un reddito base di 700 euro, affinché non si spostino in cerca di lavoro. Pertanto, non esiste più un afflusso di disoccupati locali nelle regioni settentrionali, più sviluppate. In tal modo, è più facile trovare lavoro per i nostri”.

Ad esempio, vicino a Milano ci sono offerte per lavorare in magazzini e fabbriche, dove lo stipendio potrebbe arrivare a 2.000-2.500 euro al mese. Per esempio, agli aspiranti imballatori per calzaturifici vengono offerti fino a 2.500 euro, anche a candidati senza esperienza e conoscenza della lingua, con l’aggiunta dell’alloggio. Qui il peso delle raccomandazioni e delle conoscenze è inferiore, ma ultimamente ci sono state delle vere e proprie truffe.

“Sono comparsi degli intermediari che si offrivano di trovare lavoro per soldi (200-500 euro), oltre a impieghi in nero. In tal caso posso solo consigliare una cosa: non pagare. Ci sono tanti imbroglioni sia tra gli intermediari che tra i datori di lavoro: questi ultimi offrono stipendi in busta, ma secondo tale sistema una persona potrebbe lavorare 10 ore al giorno e non ricevere nulla”, osserva Vasilij Voskoboinik.

L’Italia va bene solo per le vacanze, qui lavorare è un inferno. Bisogna zappare dalla mattina alla sera, e il padrone può cacciarti anche se non gli vai a genio. Tagliare i salari è una pratica diffusa”, si lamenta Svetlana da Kiev, che lavora come lavapiatti.

Paškina osserva che gli ucraini dovrebbero cercare lavoro non direttamente, ma attraverso agenzie di reclutamento affidabili. In alcune regioni d’Italia, tra l’altro, i consolati gestiscono la cooperazione con tali agenzie. Ad esempio, il consolato onorario di Firenze, insieme all’ufficio del sindaco, organizza seminari di lavoro per i rifugiati ucraini, dove questi possono ricevere qualche consiglio. Oltre al lavoro (ma di solito si tratta di posti vacanti non qualificati e poco retribuiti), le agenzie offrono corsi di lingua e professionali, dopo i quali promettono “una maggiore competitività nel mercato del lavoro”. Tali corsi sono però tutt’altro che gratuiti: il loro costo può variare da 300 a 10.000 euro.

In generale, per i rifugiati ucraini non è facile trovare lavoro in Italia. Senza un lavoro ufficiale e un contratto, non possono affittare una casa per molto tempo – e gli affitti in Italia sono allucinanti. I sussidi vengono pagati solo per tre mesi e sono piuttosto bassi. Inoltre, è difficile trovare asili gratuiti per i bambini. Tutto ciò costringe i profughi ucraini a lasciare l’Italia per tornare a casa o spostarsi in altri Paesi europei.

Il flusso di rimpatriati è abbondante. Nelle chat e sui social gli ucraini ammettono semplicemente di non poter restare in Italia perché non trovano lavoro. Inoltre, molti sono spinti ad andarsene dall’avvicinarsi dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Darija di Kiev dice che non è mai riuscita a trovare un posto per i figli a scuola. Ma nemmeno lei è ancora pronta a ritornare nella capitale ucraina. Pertanto, insieme ad una amica, si trasferirà in Germania.

“In questura, devi comunicare il rifiuto di asilo temporaneo e poi chiederlo di nuovo in Germania. È chiaro che tutto questo è molto fastidioso. Ma non c’è altra via d’uscita. I nostri amici che sono partiti per la Germania hanno ricevuto un alloggio pagato dal centro per l’impiego, più un’indennità di 450 euro a testa. Trovare un lavoro a 10-11 euro, dicono, non è un problema. E ci sono meno difficoltà con i posti nelle scuole: ci sono anche classi specializzate per i bambini ucraini”.

Naturalmente anche in Germania i rifugiati ucraini devono affrontare qualche problema. Alcune regioni sono già sovraffollate e si rifiutano di accettare altri rifugiati. A causa del grande afflusso di ucraini in molte città tedesche, è difficile trovare alloggio e lavoro. Molti ucraini decidono perciò di tornare a casa. Dall’inizio di luglio sono stati organizzati anche servizi di autobus gratuiti per l’Ucraina: “L’Italia è già il secondo Paese in cui io e i miei figli abbiamo cercato di sistemarci (inizialmente siamo andati in Bulgaria). Ma qui non ho trovato lavoro, quindi abbiamo deciso di tornare a casa“, ha detto Ilona, ​​residente nella regione di Kiev.

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