Nel dicembre 2019 il filosofo del diritto Emanuele Castrucci è finito nell’occhio del ciclone per alcuni tweet “hitleriani” (la maggior parte dei quali in seguito cancellati). Nonostante Castrucci sia uno stimatissimo intellettuale e abbia tradotto uno dei volumi che considero fondamentali nella mia formazione per diversi motivi (Il nomos della terra di Carl Schmitt), devo ammettere che i suoi interventi siano stati obiettivamente un po’ cringe, roba da “Piero Itle con le guanciotte rosse“, per intenderci (alcuni peraltro sono ancora presenti sul suo profilo).
Ti hanno detto che sono stato un mostro per non farti sapere che ho lottato contro i veri mostri che oggi ti governano. https://t.co/rCOMhMh4Ci
— Emanuele Castrucci (@castrucci1) June 16, 2019
Ti hanno detto che sono stato un mostro per non farti sapere che ho lottato contro i veri mostri che oggi ti governano. pic.twitter.com/KyhuHzauxO
— Emanuele Castrucci (@castrucci1) September 25, 2019
Con questo ovviamente non intendo negare al professore la più totale e sincera solidarietà da parte mia (per quel che può valere!), anzi: trovo che la “operazione” da punto di vista culturale sia stata per certi versi un successo, seppur gli sia già costata il posto di lavoro (Vae victis!). Il fatto è che, nonostante l’intervento dell’attuale Ministro dell’Istruzione (che i libri di storia non registreranno), lo stillicidio è durato meno di quanto pensassi: addirittura un giudice ne ha fatto dissequestrare il profilo Twitter perché “non ci sarebbero gli estremi del reato di propaganda e istigazione all’odio razziale”.
Ciò naturalmente non significa che a Castrucci non verrà risparmiato il calvario giudiziario, come credo abbia messo in conto (e se non l’ha fatto lo rispetterei comunque, perché il coraggio ne oscurerebbe l’ingenuità). Ad ogni modo, nella sua avventatezza e nel gusto così “letterario” che gli intelligentoni antifascisti si sono ben guardati dal notare (sia per low IQ che per il terrore di dover mettere sotto accusa l’Adephi per avergli concessi la curatela del testo più nazi di Schmitt), la sortita ha avuto l’effetto di rimettere al centro del discorso pubblico Hitler come personaggio storico.
Gli odierni campioni del relativismo etico sono infatti gli stessi che impongono su Adolf una lettura dogmatica e farisaica, basata quasi esclusivamente sugli esiti di un conflitto di oltre 14 lustri fa e rigidamente imperniata sulla fatidica distinzione amico/nemico. L’exploit del Castrucci dipende principalmente dal fatto che in una democrazia decente dovrebbe esistere lo spazio per discutere anche degli sconfitti senza demonizzazioni e reductiones varie. È incredibile che nessuno si renda conto come tutto il sensazionalismo e la fascinazione legate a tale figura siano la semplice “ombra” di una lettura moralizzante e faziosa che detiene ancora caratteristiche da propaganda bellica.
Prendiamo, per esempio, l’ultimo scoop legato a zio Adolf: nel 2017 dai documenti desecretati sull’omicidio Kennedy sarebbe emersa la testimonianza di un agente segreto contattato da un “emissario” dallo stesso Führer a metà degli anni Cinquanta in Colombia (ne ha parlato anche Tim Kennedy, ex lottatore di arti marziali, soldato e patriota nella strampalata ma intrigante serie Hunting Hitler); si tratta come noto di un tema ricorrente, tanto che quasi contemporaneamente a tali rivelazioni un giornalista argentino avrebbe scoperto che il leader nazista è invece morto in Paraguay nel 1971.
Questo solo per dire che di Hilter -purtroppo non solo a livello di comunicazione di massa- se ne può discutere solo in ottica fantapolitica o moralistica: dopo tale intermezzo alla Ludlum (o alla Levin), non a caso egli è tornato nella cronache in forma di termine di paragone. A tal proposito, il comico americano Bill Burr nello spettacolo Walk Your Way Out si è domandato quale espressione si usasse prima che Hitler venisse (“È il nuovo Gengis Khan? È il nuovo Napoleone?”), giungendo infine a definirlo “The Michael Jordan of Evil”, per aver surclassato tutti i cattivoni venuti prima di lui. Sfortunatamente Netflix ha fatto rimuovere lo spezzone da Youtube e per motivi intuibili non intenderà renderlo disponibile su nessuna piattaforma (nemmeno la propria), tuttavia esistono diverse trascrizioni online; ironia della sorte, c’è una versione in russo doppiata così male che si sente chiaramente la parte in inglese (a partire da 38:40).
I’ve got to commend you guys. You did well with the Hitler reference. You did all right. Nothing quiets a room like dropping the H-bomb. You bring up Adolf Hitler, it gets fucking quiet, to this day. This dude, fucking, he died, like, what, 75 fucking years ago, allegedly. You know? Some think he went down to South America… “And why are they so brown?” for the rest of his life. At this point, even if he lived, he’s fucking dead, right? We can go with that, right? But still, to this day, though, even though he died let’s say 75-fucking-years ago, he’s still the benchmark for evil. Have you ever noticed that? He is the reference. Any time you want to say somebody’s evil, you just say, “He is the next Hitler.” “Donald Trump, he’s the next Hitler.” “Saddam Hussein, he’s the next Hitler.” It’s always, “He’s the next Hitler,” okay? I don’t know what the fuck they used to say before Hitler came around, right? “He’s the next Genghis Khan.” “He’s the next Napoleon.” I don’t know, Ivan the Terrible. I don’t know what they said. But whatever they used to say, he wiped them all out. He was so fucked up, it’s like what they did didn’t even exist any more. All right? It’s like when Michael Jordan came into the NBA. He was so fucking good… he wiped out everyone. No one ever goes, “He’s the next Dr. J.” “He’s the next Wilt.” No one says that. It’s always, “He’s the next Mike.” Right? Adolf Hitler is the Michael Jordan of evil. He is. Like, Nike literally should have made him a sneaker, like a giant fucking boot. You know, it’s all stiff around your knees so you get that walk going down. Right? Like, if there was an evil hall of fame, you’ve got to put Hitler in. He’s first-ballot hall-of-fame evil. Okay? Undeniable stats. He’s got the career numbers. You know? Six to nine million dingers, you’re getting in. You’re getting in. People, its a sports analogy. I’m not advocating what the man did. Can we all be adults here?
Recentemente si è assistito a un’evoluzione di questa classica reductio ad Hitlerum quando l’ex portavoce della Casa Bianca Sean Spicer (poi silurato come tutti gli altri) ha affermato che Assad è peggio di Hitler («Neanche una persona spregevole come Hitler è arrivata al livello di usare le armi chimiche»). In effetti nessuno finora era stato definito addirittura “peggio” di Adolf: Spicer, per giustificare la sua affermazione, ha persino aggiunto che «Hitler non ha usato gas sulla sua gente nello stesso modo in cui lo fa Assad. Portava la gente nei centri dell’olocausto [holocaust centers]», istigando così l’Holocaust Memorial Museum a postare su Twitter un video girato dai soldati americani a Buchenwald (non si capisce bene per dimostrare cosa, forse che Hitler rimane sempre il più cattivo di tutti?).
WATCH: Footage from our collection shows what US forces discovered when they liberated #Buchenwald. pic.twitter.com/jySQOWM6Lf
— US Holocaust Museum (@HolocaustMuseum) April 11, 2017
Come notavamo, prima di tale Sean Spicer nessuno era andato oltre il comparativo di uguaglianza: Hitler era stato paragonato più o meno a tutto, dalla deforestazione a Milosevic, dall’AIDS ad Ahmadinejad, da Saddam a Reagan… E ovviamente anche a Trump, nonostante con lui ci siano andati più cauti, optando alla fine per una timida similitudine con Mussolini: col senno di poi, una scelta azzeccata, perché sarebbe stato difficile sostenere che il nuovo Hitler fa bene a bombardare gli altri nuovi Hitler (a meno di non accettare che questi nuovi Hitler siano peggio di Hitler).
Alla fine di tutto, rimane quindi una questione irrisolta, forse la più importante: Hitler è peggio di Hitler? Oppure, ancor meglio: Perché Hitler?
A scanso di equivoci, nella mia mitobiografia personale nonché a livello di simbologia essoterica, la figura di Adolf Hitler (a volte indicato come “Piero Itle” o semplicemente “Itle”) è assurta a rappresentazione degli insuccessi sentimentali o, secondo il lessico della Germania segreta, della famigerata Notgeilheit (“morte per figa” o “di figa”). Di seguito alcuni dei tazebao più di successo divulgati dalle mie pagine social (tutte chiuse o censurate).