C’è questo paper di 4chan (un bollettino internazionale di indagini sociologiche indipendenti e meme) che è sconvolgente nella sua icasticità:
«L’esistenza delle donne è incentrata sull’uccisione di bambini.
Votano in massa per rendere più facile l’uccisione di bambini.
Adorano le donne che hanno dedicato la loro intera vita a permettere ad altre donne di uccidere bambini.
Credono che uccidere bambini sia un diritto umano basilare.
Uccidono decine di milioni di bambini all’anno per convenienza personale.
Sono anti-razziste ma adorano la razzista Margaret Sanger solo perché ha ucciso bambini.
Sperimentano un’estasi religiosa nelle piazze quando viene approvata una nuova legge a favore dell’uccisione di bambini.
Si deprimono quando non possono uccidere bambini.
Si truccano con i bambini uccisi.
Politicamente gravitano verso qualsiasi ideologia permetta loro di uccidere più bambini.
Se non possono uccidere bambini in un ospedale in tutta sicurezza, lo faranno in un vicolo buio e poco igienico.
Guardano film e leggono libri su come uccidere bambini sia un diritto fondamentale.
Quando ricevono un premio, diranno che non avrebbero potuto farcela senza aver ucciso un bambino.
Preferirebbero uccidere un bambino piuttosto che usare contraccettivi o astenersi dal sesso.
Quando affermano il loro diritto alla “scelta”, non stanno pensando alla loro libertà personale. Pensano a come uccidere bambini.
Sostengono che una persona non possa esprimere la propria opinione sull’uccisione dei bambini se non ha genitali femminili.
Le loro città sono piene di strutture per uccidere i bambini.
Ti diranno quanto odiano uccidere i bambini, ma i fatti parlano da sé: le donne sono, e saranno sempre, un branco di assassine di bambini».
Una rappresentazione altrettanto icastica del fenomeno è la “campagna di sensibilizzazione” patrocinata dall’Università di Greifswald (Germania) che annovera tra le “opere” esposte un cartellone ritraente una donna che infilza un utero con un bisturi mentre afferma Meine Blutlinie endet mit mir (“La mia discendenza termina con me”). L’autrice, tale Sophia Schütze, avrebbe collaborato con il Caspar-David-Friedrich-Institut nell’ambito del progetto Public Art. A protestare per l’esposizione, solo la sezione studentesca dell’AfD.
Ora, bisogna interrogarsi sul fenomeno senza ipocrisie. Prevengo già le obiezioni anti-americane mettendo da parte il contesto d’oltreoceano (anche se mi imbarazza tralasciare -perché presuppone che una donna nata nell’Illinois sia biologicamente diversamente dalle altre- che nelle ultime elezioni il Partito Democratico abbia puntato tutto sulla fatidica “libertà di scelta”, facendo il pieno -come al solito- di voti femminili, ma perdendo clamorosamente sul resto).
Allora, come la mettiamo? “Noi” ci stiamo estinguendo, e persino gli immigrati che giungono da queste parti invece di concorrere alla “Grande Sostituzione” dopo una generazione smettono di figliare (ad onta di tutto l’apparato mediatico posto in essere per sponsorizzare coppie miste e bambini non “bianchi”).
Inutile chiamare in causa la “mogliettina tradizionale”, perché l’idea che senza la presenza ipotetica di un Paradiso o un Dio barbuto e vendicativo non esistano altre ragioni “razionali” per mettere al mondo nuovi umani svilisce qualsiasi concetto di religione possibile.
Parliamoci apertamente: se il solo motivo in grado di convincere l’unico essere biologicamente atto alla prosecuzione della specie è il timore di non regalare un’altra anima a Gesù, D-o o Allah, oppure di finire all’inferno, allora significa che ci troviamo di fronte a un problema che non si può affrontare nemmeno con il più squallido dei “cinismi”.
D’altro canto, la stessa prospettiva si potrebbe adottare nei confronti dei vari surrogati delle religioni classiche, come il razzismo, il nazionalismo, il socialismo eccetera. Esiste un solo ripensamento, da parte della femmina, per il fatto in sé di aver ucciso una creatura umana? A me pare di no, nel senso che ci vuole sempre un elemento “esterno” che la faccia sentire in colpa.
Se poi volessimo ricondurre il tutto al cupio dissolvi che caratterizza la natura umana, giusto per trovare l’ennesimo alibi alle Grandi Madri, allora personalmente mi domanderei: perché non ci siamo estinti già migliaia di anni fa? Una gravidanza è davvero un onere così insopportabile rispetto a quello che miliardi di maschi durante le vicissitudini della specie umana hanno dovuto subire per consentirci uno stile di vita minimamente sopportabile?
Se i “patriarchi” avessero covato un’eguale pulsione di morte, non saremmo tutti periti in qualche fantasmagorico culto suicidario già durante l’Età del Bronzo? La domanda è provocatoria ma implica anche che gli stessi “patriarchi”, concedendo alle donne dei diritti, abbiano inconsciamente puntato all’estinzione. E questa è esattamente la matrice di tutti i nostri dubbi sulle “responsabilità” dell’attuale inverno demografico.