Perché per i cinesi non è vietato esporre le foto dei ladri?

Un fenomeno perfettamente rappresentativo del bispensiero pseudosinistroide su cui si basa l’Italia odierna è la facoltà che viene data ai proprietari cinesi di negozi e supermercatini di esporre le foto dei ladri. Per dirla in due parole: la stessa stampa che definisce “fascisti” quelli che riprendono i borseggiatori in metro e che esultano per la protezione della privacy quando un italiano che pubblica sui social le immagini di chi gli ha rubato in casa o nella propria attività viene denunciato, è poi subito pronta a festeggiare giuliva la “geniale pensata” dei bottegai orientali.

Le rivendite pechinesi della Chinatown milanese sono tappezzate da questi artigianali manifestini stile Wanted, che ovviamente solo il sottoscritto è obbligato a pubblicare censurando i volti dei gentiluomini immortalati per non incappare nelle maglie della legge (nell’originale sono ovviamente ben riconoscibili, anche dal punto di vista etnico).

Talvolta, al cospetto di queste piccole cose, che però fanno male come le grandi, vien davvero di pensare a quale Paese di merda sia diventata l’Italia, nonostante la colpa non sia di certo dei cinesi, che perlomeno, nella loro ingenuità, approfittano delle licenze concesse loro dall’immigrazionismo per fare qualcosa di cristiano, cioè sbeffeggiare dei grassatori che comunque non saranno mai perseguiti né puniti.

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