Burning Books in Sweden
(Bruce Bawer, PJMedia, 12 luglio 2017)
Bruce Bawer è un critico letterario americano omosessuale, di orientamento conservatore. Vive con il suo partner a Oslo.
In una conferenza stampa del 2005 venne chiesto a Lise Bergh, Ministro dell’integrazione, se valesse la pena preservare la cultura svedese. “Beh,” rispose Bergh, “cosa sarebbe la cultura svedese? Penso di aver risposto alla domanda”.
Cos’è la cultura svedese? Molte persone che ancora credono esista qualcosa degno di essere definito come tale, metterebbero Astrid Lindgren (1907-2002) in cima alla lista. Durante la sua esistenza, Lindgren è stata senza dubbio la figura più amata di tutta la Svezia. I suoi libri su Pippi Calzelunghe sono stati tradotti in innumerevoli lingue.
Dopo essermi trasferito in Norvegia, ho scoperto la meravigliosa serie televisiva Emil i Lönneberga, basata su un turbolento ragazzo di campagna, e ho imparato ad apprezzare l’umorismo e il fascino caratteristici della scrittrice, la sua abilità nel coniugare aspro realismo e fantasia estrema, la capacità di toccare le corde del cuore senza sentimentalismo, la straordinaria combinazione di entusiasmo per la ribellione e rispetto della responsabilità morale.
L’influenza della Lindgren nel suo paese natale è stata immensa. Quando per esempio affermò in un articolo del 1976 che la sua aliquota di imposta sul reddito come scrittrice autonoma era del 102%, solo con questo riuscì a far cadere il governo socialdemocratico al potere da quarantaquattro anni e favorire una riforma del sistema fiscale. Nel 1979, ispirata sempre da un suo discorso, la Svezia divenne la prima nazione a rendere illegale picchiare i bambini.
Nonostante il suo ruolo nel far cadere il governo nel 1976, Lindgren era, come quasi tutti gli appartenenti all’élite culturale svedese, una convinta socialdemocratica. E le prime edizioni dei suoi romanzi causarono una certa preoccupazione tra i conservatori. Pippi Calzelunghe, la ragazzina ribelle che si beffava della polizia così come delle dame di carità, fu infatti un successo immediato tra i bambini ma un trauma per i genitori.
Oggi tuttavia, non sono i conservatori a prendersela con la Lindgren. Nel 2017, per esempio, la biblioteca comunale di Botkyrka, alla periferia di Stoccolma, ha bruciato le edizioni più vecchie di uno dei libri di Pippi, Pippi Calzelunghe nei Mari del Sud (1948), perché gli addetti hanno stabilito che fosse “razzista”.
Dopo che la stampa svedese parlò dell’accaduto, il comune riconobbe in un comunicato ufficiale di aver effettivamente buttato via i volumi (“ricilati”, non bruciati) in quanto contenenti “espressioni obsolete che potrebbero apparire razziste”, ma di averli prontamente sostituiti con una edizione del 2015 dove quelle espressioni sono state accuratamente cancellate.
La Lindgren in vita non avrebbe chiaramente concesso a nessuno il diritto di censurarla. Sono i suoi editori a essersi presi la responsabilità di mutilare le sue opere nello stesso modo in cui molti americani vorrebbero fare, per esempio, con Le avventure di Huckleberry Finn. Nonostante, al pari di Mark Twain, Lindgren fosse l’esatto opposto di una razzista, il linguaggio di Pippi Calzelunghe nei Mari del Sud, come quello di Huck Finn, viola gli attuali tabù sinistroidi.
La notizia del “rogo” di Botkyrka è stata riportata per la prima volta in una trasmissione del 9 luglio dalla giornalista investigativa Janne Josefsson: “Quando bruci libri per ragioni ideologiche, c’è una voce interiore che mi dice se davvero vogliamo che certe cose scompaiano, invece di tenerle come testimonianza per spiegare ai nostri figli che è così che parlavamo una volta”.
A quanto pare non nell’odierna Svezia, dove ogni minimo pezzo di quella che veniva chiamata cultura svedese rischia di finire al macero se qualcosa al riguardo rischia di essere percepito come “razzista” dagli accoliti del multiculturalismo e della cultura del piagnisteo che si è impossessata del Paese.