Pippo Franco, un Adelphi ignorante

Un lettore mi segnala questo fotomontaggio dalla pagina Facebook Gli Adelphi Ignoranti. Il riferimento è particolarmente azzeccato perché potremmo definire il personaggio stesso di Pippo Franco come un “Adelphi ignorante”, sia dal punto di vista biografico —ricorderete la leggenda della sua sostituzione con il contrabbandiere Salatino Fulvio Franco, che prese il posto del vero Pippo Franco ucciso da un contadino mentre rubava delle mandorle—, sia da quello spirituale (e intellettuale), dal momento che pochissimi sono al corrente delle incursioni del Nostro nell’ambito della destra esoterica e della mistica cattolica, alle quali ha dedicato anche due libri memorabili, Pensieri per vivere. Itinerario di evoluzione interiore (Edizioni Mediterranee, 2001) e La morte non esiste. La mia vita oltre i confini della vita (Piemme, 2012) – di cui uno (il primo) è un “Adelphi Ignorante” a tutti gli effetti.

Liquidiamo immediatamente la questione politica: nel 2006 l’artista si è candidato per la lista Dc-Psi nella circoscrizione Lazio (con capolista Andreotti, anacronismo sublime) e nel 2013 ha ottenuto duecento voti alle primarie di Fratelli d’Italia per l’elezione del sindaco di Roma. Qualche anno fa è incappato nel classico “scandalo intercettazioni” mentre discuteva con Vittorio Emanuele di Savoia della barca a vela di D’Alema e della spaventosità del “comunismo al caviale” (niente di penalmente rilevante).

In un’intervista a un controverso sito tradizionalista del gennaio 2012 (forse in seguito ritrattata), ha affermato che «il comunismo ha fallito dovunque», che la massoneria è «atea e materialista, un autentico anticristo» e che «è doveroso pregare per la conversione e la guarigione dell’omosessuale». Eppure, alla luce di tutto questo, non sarebbe comunque lecito definire Pippo Franco “uomo di destra”, a meno di non voler appioppare la stessa qualifica anche alle edizioni calassiane (il che, se fossero vero, garantirebbe in automatico a un “Adelphi Ignorante” il diritto di candidarsi per il Partito Socialista della Democrazia Cristiana).

Veniamo dunque ad argomenti più interessanti, tralasciando la sua encomiabile attività di artista a tutto tondo (dal punto di vista dell’adelphismo ignorante l’unica cosa rivelante è il film Attenti a quei P2, in cui interpreta il Doppelgänger massonico del Presidente del Consiglio), e occupandoci delle sue fatiche letterarie (che magari un giorno verranno pure ristampate da Adelphi, chi può saperlo).

Il volume del 2001, Pensieri per vivere, pubblicato nientedimeno che dalle leggendarie Edizioni Mediterranee (accanto a Evola, Coomaraswamy, Schuon ed Eliade), è uno zibaldone di riflessioni, poesie e citazioni delle “guide spirituali” dell’Autore (Gurdjieff, Ouspensky, Osho) incentrato sulla ricerca di se stessi e sull’evoluzione interiore. Pippo Franco intende tramandare una antica sapienza attraverso pensieri ed esortazioni facilmente applicabili alla vita quotidiana, come una basilare ortoprassi per la “guarigione interiore” e il ricongiungimento con «la fonte superiore di se stessi». È la mistica della “Quarta Via” nella forma dell’almanacco di Padre Indovino, una delle espressioni più rudimentali ma genuine della scuola gurdjieffiana. Pur essendo solo un libro «da tenere sul comodino», Pensieri per vivere rappresenta, nel suo piccolo, ancora un successo editoriale.

Il secondo volume, La morte non esiste, per i tipi dell’editrice cattolica Piemme, è decisamente  più complesso sia dal punto di vista della forma che dei contenuti. Le vaghe aspirazioni al conseguimento di un “insegnamento sconosciuto” ora sono tutte incanalate nella Via Stretta indicata da Cristo: rispetto all’opera precedente, la religiosità di Pippo Franco è molto più ortodossa e conforme all’insegnamento della Chiesa. L’ingenuo negromante che andava ai convegni evoliani sperando di incontrare Guénon cede il passo al figlio spirituale della veggente Natuzza Evolo e rivela la grandezza di un’anima che non è andata persa. Attraverso memorie di infanzia, esperienze di religiosità autentica, storie di pellegrinaggi e apparizioni, Pippo Franco racconta la sua ricerca di ciò che lui di volta in volta definisce “Spirito” («La materia è la parte più densa dello Spirito»), “Forza” («[nelle difficoltà] invoco l’aiuto della Forza che conosco»), “essenza delle anime”. È l’esistenza di questo principio immateriale a fondamento dell’universo che lo porta a negare alla morte il dominio sulle vicende umane: «“Morte” [è una] definizione incompleta, senza possibilità di salvezza [per una realtà] che invece alcuni santi chiamano, più giustamente, il Transito».

Finalmente estraneo a sofisticherie occultistiche, Pippo Franco vincola le sue affermazioni a esperienze concretissime come, per quanto riguarda il dialogo ininterrotto con la Evolo, la contemplazione di un fazzoletto in cui la veggente di Paravati si asciugò una goccia di sangue e che ancora adesso rivela disegni precisi e articolati, un linguaggio che con il passare degli anni il Nostro interpreta «sempre più profondamente», la cui portata mistica riassume in una sorta di apoftegma: «Dio può essere una Cosa Semplicissima o invece molto Complicata. Per me era molto Complicato, per [Natuzza] invece Semplicissimo».

(È curioso, notiamo di sfuggita, che proprio le Edizioni Mediterranee, generalmente “allergiche” al cattolicesimo, abbiano dedicato ben due volumi al “caso Evolo”, uno nel 1974 –I fenomeni paranormali di Natuzza Evolo– e uno nel 1995 –Emografie, bilocazioni e guarigioni spirituali della mistica di Paravati–; parlando di Pippo Franco la battuta viene spontanea: si saranno sbagliato di una vocale? A parte gli scherzi, il comico è stato uno dei suoi primi seguaci sin dagli anni ’80, quando si recò dalla mistica per chiederle di pregare per suo figlio che sembrava spacciato ancor prima di nascere. Non resta da chiedersi se sia stato l’attore a influenzare l’editore, o viceversa).

Non vorrei dilungarmi oltre sulle esperienze spirituali di Pippo Franco (dai pellegrinaggi di Medjugorje all’incontro con padre Matteo La Grua) perché i santi bisogna “lasciarli stare” come da proverbio. Nel chiudere questo modesto omaggio al grande artista mi limito pertanto a evidenziare un aspetto interessante, seppur celato, che emerge dal volume, ovverosia la complementarietà di fede e spettacolo a livello nazionalpopolare. Pippo Franco non fa distinzione tra arte (che comprende anche il mestiere dell’attore) e vita (che ora per lui è soprattutto la “ricerca interiore”): andare in scena è, come ha dichiarato in un’intervista, «un ex-voto continuo». È per questo che l’uomo non può vivere la propria esperienza di fede esclusivamente nel privato, ma ha bisogno di renderla accessibile agli altri, di testimoniarla e, in caso estremo, anche recitarla. La meschinità di quelli che lo accusano di voler rilanciare la sua immagine sfruttando la credulità popolare non solo impedisce loro una autentica comprensione della lezione spirituale del Nostro, ma altresì li obbliga a crucciarsi continuamente per la “sproporzionata” presenza di contenuti religiosi nei palinsesti televisivi (un fenomeno che in generale indigna solo in riferimento al cattolicesimo, anche se la sua “quota”, a livello italiano e globale, è penosamente minoritaria).

Nonostante il “credo” di Pippo Franco sia germogliato su frammenti di misticismo, gnosi e pseudo-esoterismo, la forma finale in cui esso si esprime non può che essere “cattolica” nei molteplici significati che il termine offre: i “gusti del pubblico” non tollerano l’oscurità, l’esclusività, il settarismo, ma una testimonianza chiara, accessibile, solare e tramandabile («Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» [Mt 10,27]). E, perché no, anche “ignorante”, non solo in riferimento alla docta ignorantia del Cusano ma, anche e soprattutto, a quella scorza di profanitas che rende immuni da ogni tentazione “sapienziale” imbellettata da tinte pastello.

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5 thoughts on “Pippo Franco, un Adelphi ignorante

  1. La ritrovo, via pagina Fb di Buffagni E in ottima forma. Complimenti. La filosofia, per così dire "anti-gnostica" (o forse "anti-gnosi"?), di Pippo Franco, aveva colpito anche. Grazie e un caro saluto. Carlo Gambescia

  2. Grazie carissimo, come vede ora mi occupo di cultura altissima e purtroppo non ho più tempo per la metapolitica, ormai il mio riferimento intellettuale è solo Pippo Franco.Mi fa piacere averla ritrovata, a risentirci!Roberto

  3. Ed il film “SCHERZI DA PRETE”?!? Stupendo. Persino più de l’Alberto Sordi di “Giovanni Maria Catalan Belmonte” .

    1. Ahaha cosa mi hai fatto tornare in mente… film fondamentale, che tocca temi importantissimi come la teologia politica, l’antropologia del sacro e la geopolitica.

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