Più che cattivi maestri, ci vorrebbero maestri cattivi

Viviamo in una società, cari miei… Tanti, ma davvero tanti -oltre dieci- anni fa sognai che l’intero mondo fosse diventato un’immensa scuola media, e io lo osservavo con timore e tremore da una finestra a ribalta accanto al mio banco.

Ricordo che, voltandomi verso l’ingresso dell’aula, provai un desidero inesprimibile per l’avvento di un Veltro, un Soter, un Basileus, un Melchisedek, un Kalki-Avatara, un dodicesimo Imam, un Dom Sebastião – o almeno un Raʾīs, un Conducător, un Pādishāh (non uso termini italiani o tedeschi per evitarvi imbarazzi).

Invece, nulla. Mio padre non è mai stato in grado di tenere a bada mia madre; un Bonifacio VII non è mai giunto a proclamare la falsità del Concilio Vaticano II; una Buonanima non ha mai ristabilito il primato italiano nel mondo; un Maestro Perboni non ha mai posto un ordine in classe.

Potrei ammantare tutto questo con argute annotazioni teologico-politiche sull’invincibile desiderio umano di un Messia, ma sappiamo bene che il tutto nasce tra banchi e lavagne (anche se la consapevolezza è venuta più tardi, a giochi fatti – altrimenti avrei agito con la forza di chi sa che il cielo appartiene ai violenti).

L’archetipo del “giusto monarca” sarà pure universale, ma in una società, o in una scolaresca, ci sono troppi individui che sembrano non tenerlo in nessun conto (a meno di non voler interpretare le loro “birichinate” come un’inconscia richiesta della più severa delle punizioni).

Ci troviamo coinvolto in una gara di violenza, vaginate e volgarità (le vere 3V), che è impossibile vincere in base all’assunto che, per l’appunto, il giuoco è truccato. Non posso consolarmi del fatto che il mio tempo sia già passato. Penso ai poveri zoomer, che devono sopravvivere in un contesto in cui non c’è più nulla, nemmeno loro. Intendo dire che un ragazzo italiano, cioè con entrambi i genitori italiani almeno da due generazioni, nell’uscire di casa può pure vagare per chilometri senza imbattersi in un’anima simile.

Le generazioni italiane negli ultimi vent’anni hanno perso milioni di unità. Come fanno questi giovani a identificare un volto se non amico, almeno amichevole, in questo guazzabuglio di faffe ftrane? Si lasciano ingannare da certe mezze calzette mulatte o interamente magrebine, che fanno gli spacconi solo perché uno sbirro non li può nemmeno guardare.

In una collettività femminilizzata, il bullismo è sempre considerato un’esperienza formativa, in specie da quei buonisti che, non potendo ammettere che la realtà non è buona, sono costretti a sfogare tutta la loro oscena frustrazione sulle vittime (come certe maestrine -per tornare alla scuola- che si accaniscono sugli alunni più diligenti perché non resistono al fascino maudit del teppistello di periferia).

Il problema, poi, non è nemmeno il “bullismo” in sé, dato che i comportamenti classificati sotto questa sigla, in forme più o meno attenuate, sono sempre esistiti: il dramma è la diserzione dei Maestri.

Tutt’al più, abbiamo professorini, che potrebbero eventualmente spiegarci perché il 99% dei negretti combina il 99% dei guai (la fonte delle statistiche è l’anima cosmica, come si dice con una parola in sanscrito che ora non ricordo). Qualsiasi manifestazione di indulgenza verso maranza e merde assortite d’ora in avanti dovrà essere bollata come minimo quale “buonismo“, o anche disfattismo e alto tradimento.

E anche la più minima concessione all’antropologia positiva dovrà diventare sinonimo di effeminatezza. Non è più tempo di progressi, liberazioni, democratizzazioni. L’Autorità non dovrà più latitare.

E se nessuno possiede tale Autorità in grado di dettare le regole, dovrete essere voi a imporle, al mondo come a voi stessi. Qualcuno sarò incaricato di ristabilire un ordine, o perlomeno comminare punizioni basate sull’equilibrio cosmico (o basate punto e basta).

Voglio dunque dedicare ai giovani una poesia molto diffusa tra i boomer e i millennials, Se di Kipling, opportunamente rivisitata per questi tempi così difficili:

Se riuscirai a mantenere la calma quando tutti i subumani intorno a te la perdono, e te ne fanno una colpa.
Se riuscirai a avere fiducia in te quando tutti ne dubitano,
perché sei bianco.
Se riuscirai ad aspettare un po’ di giustizia bianca, senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non risponderai con la calunnia, ma con una bella bomba a mano,
O essendo odiato, a non lasciarti prendere dall’odio, almeno online (fai azioni concrete, eventualmente)
Senza tuttavia sembrare troppo buono (o troppo FROSCIO), né parlare troppo da saggio (o da BETACUCCO);
Se riuscirai a sognare, senza fare del sogno il tuo padrone (ricordando che con i sogni puoi prevedere il futuro);
Se riuscirai a pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo (ma non pensare un cazzo, perché è da effeminati: agisci!),
Se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina (e anche Abdul e Mohammed)
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
distorta dai furfanti per ingannare gli sciocchi (secondo me ce l’aveva con gli e-parola),
o a vedere le cose per cui hai dato la vita, distrutte (tanto ormai è tutto una merda),
e piegarti a ricostruirle con strumenti ormai logori (se hai cazzi di lavorare, altrimenti lo farà un immigrato per te).
Se riuscirai a fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
e rischiarle in un colpo solo a testa e croce (daje giù tutto de slot),
e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio (devi darci dentro con le slot a tema egizio)
senza mai far parola della tua perdita (tua madre non lo deve sapere, mi raccomando).
Se riuscirai a costringere cuore, nervi e tendini
a servire il tuo traguardo quando sono da tempo sfiniti (basta seghe, comunque),
E a tenere duro quando in te non resta altro (bleah)
se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!” (sborrare in piazza!)
Se riuscirai a parlare alla folla e a conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il senso comune (lasciamolo parlare, ci sta),
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti (tanto sono tutti dei normie),
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo (ma chi se incula il mondo, poi).
Se riuscirai a riempire l’inesorabile minuto
Con un istante del valore di sessanta secondi (un minuto sono sessanta secondi, questo è veramente un concetto profondo),
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa (tanto ormai è tutta piena di negri),
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio! (Ma sì, insomma, diamo una lezione a questi maranza).

AVVERTENZA (compare in ogni pagina, non allarmatevi): dietro lo pseudonimo Mister Totalitarismo non si nasconde nessun personaggio particolare, dunque accontentatevi di giudicarmi solo per ciò che scrivo. Per visualizzare i commenti, cliccare "Lascia un commento" in fondo all'articolo. Il sito contiene link di affiliazione dai quali traggo una quota dei ricavi. Se volete fare una donazione: paypal.me/apocalisse. Per contatti bravomisterthot@gmail.com.

2 thoughts on “Più che cattivi maestri, ci vorrebbero maestri cattivi

  1. Ottima parodia di Rudigardo! Sarebbe bello sostituirla all’originale di nascosto in qualche loggia e vedere l’effetto che fa!

  2. Abbiamo cercato di convincere gli zoomer di vivere in una nuova alba e invece era un vecchio tramonto. Non hanno il nostro complesso della virilità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.