Il giornalista Jacobo Timerman (1923-1999), arrestato e torturato sotto il regime di Videla, racconta che durante la dittatura militare una delle accuse principali rivolte agli ebrei argentini fu quella di aver messo in piedi un complotto segreto, il Plan Andinia, atto a trasformare la Patagonia e l’Antartide in una repubblica sionista.
Negli anni ’70 le librerie argentine si riempirono di volumi e opuscoli sull’argomento e i testi dell’economista Walter Beveraggi Allende (in Italia pubblicato dalle Edizioni di Ar) divennero i bestseller dell’epoca.
La polemica nasceva da una proposta del fondatore del sionismo Theodor Herzl che in Der Judenstaat (1896) considerava, tra le tante possibilità, anche quella di fondare un Israel de Los Andes in Argentina, attraverso l’immigrazione di massa e l’acquisto di terreni.
Ancora oggi il tema affascina i teorici del complotto, soprattutto quelli di tendenza neonazista che vedono nell’Antartide una specie di terra santa dell’hitlerismo esoterico (lì dovrebbero riposare i resti del Führer, o almeno il suo corpo astrale).
Un rilancio del tema va attribuito anche a “Russia Today”, che in diversi articoli della versione spagnola denuncia nuovamente il complotto sionista contro la Patagonia – vedi F. Luna, Esta no es una historia antisemita (15 marzo 2011) e A. Sambuchi, La Patagonia argentina y chilena en peligro (10 gennaio 2012):
«Una cosa es segura: ni la Argentina, ni Chile, ni ningún otro país en Sudamérica, quiere ver a la Patagonia convertida en una nueva Palestina. El mundo ha visto suficiente terrorismo sionista en aquellas tierras».
Ad alimentare questi timori contribuisce la spoliazione dei terreni della Patagonia da parte di grandi gruppi economici guidati da magnati quali Douglas Tompkins, Ted Turner, Joe Lewis. In Italia il problema è balzato alle cronache per il conflitto tra il gruppo Benetton (in Patagonia dal 1991) e gli indigeni Mapuche, che ha ravvivato vecchie polemiche anti-colonialiste.
L’Argentina ha del resto una grande tradizione culturale antisemita, che si è ravvivata dopo la nascita dello stato di Israele: la paranoia nei confronti degli ebrei è emersa in diverse occasioni, per esempio quando lo scrittore Osvaldo Bayer è stato dichiarato “persona non grata” per aver proposto la creazione di una Patagonia indipendente da Cile e Argentina; oppure, ancora, quando recentemente un turista israeliano ha dato fuoco a una riserva naturale nella Patagonia cilena.
In realtà dagli anni ’60 il numero degli ebrei in Argentina è in continuo calo (da 300.000 a 180.000), poiché a causa sia delle crisi economiche che degli attentati del 1994 molti di loro hanno deciso di fare Aliyà. L’ebraismo argentino vive una profonda crisi culturale e identità, tanto è vero che i suoi stessi rappresentanti tentano di rilanciarne l’immagine agganciandosi al successo mediatico di Papa Francesco, come del resto dimostrano numerose dichiarazioni del rabbino Abraham Skorka.