Mentre il vaccino AstraZeneca (che nel frattempo ha cambiato nome in “Vaxzevria”) viene sospeso in Olanda, Norvegia e Danimarca, e vietato a chi è sotto i 60 anni in Germania e Francia, l’Agenzia Europea del Farmaco continua ad aggiornare le sue “indagini”, arrivando infine da ammettere che può esistere un nesso tra i casi di trombosi e la vaccinazione. Gli esperti son ora riuniti per stilare una “raccomandazione aggiornata” sul farmaco.
“Ormai possiamo dirlo”, ammette al Messaggero Marco Cavaleri dell’Ema, “esiste una associazione fra trombosi e vaccino. Cosa causi questa reazione, però, ancora non lo sappiamo“. Per il momento a suo parere “i casi sono estremamente rari e il rapporto rischi-benefici è sempre a favore dei vaccini“, tuttavia “è diventato sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto fra la vaccinazione con AstraZeneca e casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine”.
La Stampa intervista invece Armando Genazzani, rappresentante italiano del Comitato approvazione farmaci dell’Ema, il quale dichiara che “AstraZeneca riserva tante sorprese: come dimostra l’esperienza inglese è più efficace del previsto, ma ha un rarissimo effetto collaterale sulle donne“. A suo dire “solo dopo la vaccinazione di massa si possono scoprire questi effetti collaterali rarissimi” e di conseguenza “l’ideale sarebbe escludere le donne under 55″.
Al Corriere della Sera, l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas di Milano, osserva infine che “i casi gravi di trombosi osservati in relazione al vaccino potrebbero essere forse causati, secondo una recente pubblicazione, dalla formazione di autoanticorpi, come succede, in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina: una condizione definita Vipt (Vaccine induced prothrombotic immune thrombocytopenia). Se confermata, l’osservazione potrebbe guidare la diagnosi e la terapia di questi, pur molto rari, eventi avversi”.