Site icon totalitarismo.blog

Puigdemont arrestato in Sardegna

L’eurodeputato ed ex presidente catalano, Carles Puigdemont, è stato arrestato ad Alghero, in applicazione del mandato di cattura emesso dal Tribunale Supremo spagnolo per reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nazionale, e attualmente è detenuto nel carcere di Sassari.

Il leader indipendentista è stato fermato dalla polizia italiana al suo arrivo all’aeroporto di Alghero, città italiana di cultura e lingua catalana, dove avrebbe dovuto partecipare al festival AdiFolk e incontrare i leader del movimento autonomista sardo, oltre al presidente della Regione Christian Solinas. Il leader di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu, promotore dell’iniziativa, ha dichiarato: “Come osa la gendarmeria tricolore infangare la nostra terra arrestando un nostro ospite, gradito e importante, pur sapendo quanto l’ospite sia sacro e intoccabile nella nostra cultura. Sappia Puigdemont che non lo lasceremo solo, che saremo al suo fianco”.

Il senatore dell’Union Valdôtaine, Albert Lanièce, vicecapogruppo di Per le Autonomie a Palazzo Madama, ha scritto su Twitter: “Oggi non è un buongiorno. L’arresto di Carles Puigdemont ad Alghero suona quasi come un brutto scherzo, il Parlamento europeo deve intervenire subito, il diritto di un popolo di scegliere deve essere tutelato”.

Il 30 ottobre 2017 Puigdemont era fuggito a Bruxelles per sottrarsi all’arresto dopo che Madrid aveva messo in carcere Oriol Junqueras e altri cinque membri del suo governo per sedizione e appropriazione indebita. In seguito il Tribunale Supremo aveva ritirato il mandato d’arresto europeo senza però autorizzarne il rientro in Spagna, per poi emettere un altro mandato nel marzo 2018 per il quale il catalano fu fermato in Germania mentre tentava di tornare a Bruxelles dalla Finlandia. Infine Berlino si rifiutò di estradarlo e gli consentì di recarsi nuovamente in esilio in Belgio (questa volta a… Waterloo) nel luglio dello stesso anno.

Anche se Madrid continua a non riconoscere lo status da europarlamentare di Puigdemont (che è stato eletto alle elezioni del maggio 2019), le sue pressioni non hanno avuto il successo sperato: nonostante nel marzo di quest’anno il Parlamento Europeo abbia votato la revoca dell’immunità parlamentare, a luglio il Tribunale dell’UE l’ha avallata con la garanzia, da parte delle autorità spagnole, che l’esecuzione del mandato d’arresto fosse da considerarsi sospesa fino a sentenza definitiva.

Non ha dunque tutti i torti l’avvocato del leader catalano, Gonzalo Boye, ad affermare che la richiesta è effettivamente suspendida dalla stessa Corte di Giustizia Ue e che nessun tribunale del Vecchio Continente avrebbe al momento la facoltà di rendere esecutivo il mandato d’arresto.

“El Pais” riporta fonti anonime della Corte suprema spagnola secondo le quali la polizia italiana avrebbe eseguito l’arresto dopo l’inserimento del nome del dissidente nel Passenger Name Record (PNR), il “registro” per il monitoraggio delle persone in partenza o in arrivo nell’UE introdotto cinque anni fa con la direttiva 2016/681.

Le reazioni in Spagna sono state di giubilo da parte della destra istituzionale e non (Vox ha rivendicato il suo ruolo di accusatore nel processo contro gli indipendentisti), di soddisfazione da parte del governo (che esprime “rispetto” per la sortita delle autorità italiane e intima Puigdemont a “sottomettersi all’azione della giustizia”) e di rabbia da parte dei catalanisti, già adunatisi davanti al consolato italiano di Barcellona.

A conti fatti, non è per niente chiaro lo scopo dell’iniziativa italiana: una decisione di tal portata, non giustificabile neppure legalmente per il guazzabuglio giuridico provocato da Bruxelles, a quanto pare detiene uno scopo puramente politico. Fare un piacere a Madrid in prospettiva di un’alleanza tra Paesi Mediterranei (una speranza che ormai sembra a tutti gli effetti un’utopia)?Scongiurare qualsiasi prurito indipendentista dagli Appenini al Gennargentu? Si auspica che ci sia stato un minimo di calcolo dietro a tale scelta, altrimenti sarebbe l’ennesima dimostrazione di un servilismo a questo punto diventato patologico nella misura in cui si vieta persino di porsi i limiti dell’arlecchinata.

Exit mobile version