Community is gone, but Putin claims to help Syrian Jews restore their holy sites
(Times of Israel, 1 novembre 2019)
Mosca sta aiutando gli ebrei siriani a restaurare i loro luoghi di culto nel Paese dilaniato dalla guerra, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin questa settimana, nonostante nessun ebreo attualmente sia presente in Siria né esista più una comunità ufficiale.
“Aiutiamo anche i rappresentanti dell’ebraismo, aiutiamo gli ebrei nel restauro dei loro santuari in Siria, stiamo collaborando con loro su base continuativa”, ha affermato durante una conferenza stampa a Budapest rispondendo alla domanda di un giornalista su cosa sta facendo il Cremlino per migliorare la situazione dei cristiani in Medio Oriente.
Un tempo dimora di una fiorente comunità ebraica, la maggior parte degli ebrei ha lasciato la Siria dopo la fondazione dello Stato di Israele. Alcuni siriani ricordano ancora come negli anni precedenti lo scoppio della guerra civile, una manciata di ebrei si radunarono nella sinagoga di Jobar (conosciuta anche come Eliyahu Hanavi) nel centro di Damasco. Oggi però non è chiaro se nel Paese ne sia rimasto ancora qualcuno.
L’anno scorso, un residente di Qamishli, città a nord della Siria, ha dichiarato al Times of Israel che avrebbero accolto qualsiasi ebreo che avesse scelto di tornare.
“Non capisco il problema”, ha affermato un calzolaio locale. “I vicini del nostro Profeta erano ebrei, quindi non vedo alcun motivo per cui non dovremmo avere vicini ebrei. Anni fa, c’erano molte famiglie ebree che vivevano in pace con noi”.
Non è chiaro a cosa si riferisse esattamente Putin quando ha parlato della collaborazione con gli ebrei siriani per il restauro dei loro santuari. All’inizio di quest’anno, la Russia ha trasferito in Israele i resti del defunto comandante dell’IDF Zachary Baumel quasi 37 anni dopo la sua scomparsa nella battaglia di Sultan Yacoub nella prima guerra del Libano nel 1982.
“I soldati dell’esercito russo hanno ritrovato il corpo in coordinamento con l’esercito siriano”, ha detto Putin il 4 aprile durante una conferenza stampa congiunta con Netanyahu.
Nel giugno 2016, Netanyahu, durante una visita a Mosca, ha ricevuto formalmente per conto di Israele un carro armato IDF Magach-3 catturato dalla Siria nella stessa battaglia in cui cadde Baumel.
Nel Medioevo, la Siria ospitava una delle più grandi comunità ebraiche del mondo, localizzata principalmente nell’area di Damasco. Si dice che la comunità risalisse al soggiorno di Elia di tremila fa, ma in realtà l’ebraismo fiorì in città dopo il 1099, quando gli eserciti cristiani conquistarono Gerusalemme nella prima crociata e ne massacrarono gli abitanti.
Gli storici affermano che 50.000 ebrei fuggirono a Damasco, arrivando a costituire nel giro di una notte un terzo della cittadinanza; in seguito divennero ministri e consiglieri del governo e la comunità crebbe fino a 100.000 unità all’inizio del XX secolo.
Decine di migliaia di ebrei fuggirono in seguito alla nascita di Israele nel 1948, mentre altri rimasti in Siria contro la loro volontà emigrarono una volta ottenuto il permesso durante l’inizio dei colloqui di pace in Medio Oriente negli anni ’90.