¡Que viva la Navidad venezolana! Maduro “anticipa” il Natale…. esattamente come noi

Ho notato che quest’anno la stampa internazionale ha dato risalto alla notizia che Nicolás Maduro in Venezuela avrebbe anticipato il Natale per decreto al 1° ottobre (¡Feliz Navidad a todos los venezolanos!), come se fosse l’ennesima stramberia del “feroce dittatore” chavista: tutto giusto (forse), ma è piuttosto singolare che una pratica in vigore da almeno una decina d’anni abbia ottenuto l’attenzione dei media anglofoni (e di conseguenza italiani) solamente nel 2024.

È infatti ormai tradizione che, verso l’autunno, Maduro, dal suo programma televisivo (sic) “Con Maduro +”, annunci di punto in bianco di aver percepito una “atmosfera natalizia” nel Paese e approvi di anticipare i festeggiamenti di qualche mese. Solitamente la data scelta è il 1° ottobre, anche se talvolta c’è stato Natale anche al 15 ottobre o al 1° novembre, a seconda di ricorrenze elettorali o iniziative straordinarie.

L’usanza risale al primo mandato di Maduro, quando nel 2013, per celebrare l’istituzione della carica di Viceministro per la Suprema Felicidad del Pueblo, decretò il 1° novembre come inizio della Navidad Temprana.

Ciò che va specificato è che questa fatidica Navidad Temprana si riduce semplicemente all’accensione della croce del Waraira Repano (un rito cinquantennale inviso alle opposizioni perché “consuma corrente”), al posizionamento di addobbi e decorazioni per le strade cittadine e all’arrivo nei negozi di oggettistica legata alla festività (oltre che ad altre iniziative di carattere sociale -o “populista”-, come la distribuzione di cibo per gli strati più poveri della popolazione e l’anticipo della tredicesima -l’aguinaldo– ai dipendenti pubblici).

Al di là del contesto “dittatoriale”, propagandistico, ecc… ciò che ha fatto Maduro è stato semplicemente adottare un’usanza da tempo in voga nei Paesi occidentali, quella di istigare il consumismo natalizio (quest’anno già a partire dai primi giorni di settembre!), tramite la destinazione di intere aree dei centri commerciali a ogni ammennicolo decorativo possibile e la messa in onda costante di pubblicità sul “Natale che sta arrivando”.

La tendenza è in atto da anni e sembra divenuta quasi una gara tra le varie attività ad esporre ghirlande e coccarde col maggior anticipo sul corrente. Complice in ciò, da una parte, l’ossessione paradossale di “far girare l’economia” in una situazione dove si viene obbligati a spendere i soldi che non si hanno (l’unica differenza col Venezuela sembra dunque riguardare la quantità di pecunia circolante, ché l'”ispirazione” pare la stessa); e, dall’altra, il moltiplicarsi di attività gestite da stranieri (in particolare cinesi), ai quali della festività (o delle festività in generale, le loro comprese) non interessa granché se non da una prospettiva commerciale. Il tutto è aggravato dalla mentalità post-pandemia che ha magnificato il revenge shopping come pratica sostenibile anche sulla lunga distanza.

Da parte delle istituzioni cattoliche non sembra venire chissà quale monito: l’attuale Pontefice pur denunciando il “modello commerciale e consumistico” imposto al Natale, non è in grado di offrire un’alternativa che non sia ispirata a quel pseudo-pauperismo che frustra comunque la sacralità della festa. Il silenzio-assenso degli altri livelli della gerarchia è ugualmente demoralizzante: non si capisce perché la Conferencia Episcopal Venezolana (CEV) sia così solerte a stigmatizzare gli “scopi propagandistici o politici” di Maduro mentre l’omologa italiana, la CEI, non pare avere alcunché da dire sull’andazzo nazionale, che oltre a svuotare la ricorrenza di qualsiasi significato religioso ne riduce la portata anche da una prospettiva “laica”, affiancandola, sempre per ragioni meramente commerciali, ad Halloween, Black Friday e americanate varie (è probabile che tra poco cominceremo anche a celebrare il Giorno del Ringraziamento).

Polemiche a parte, bisogna aver chiaro che, mutatis mutandis, l’unica differenza tra la Navidad Temprana di Maduro e il nostro Natale “commerciale” è che i venezuelani sono attualmente in ferie (tutto sommato un dettaglio importante!). Per il resto, la “novità” per loro risiede solamente nell’aver adottato una pratica che anche a noi fino a poco fa risultava inedita, se non indigesta: ritrovarsi prima dell’8 dicembre a pensare costantemente al periodo natalizio.

È facile fare la morale a un Paese disastrato a livello sociale ed economico, ma la soluzione adottata da Maduro è altrettanto pittoresca dell’artefatto “clima natalizio” in cui ci troviamo immersi non appena mettiamo piede in un supermercato o accendiamo la tv.

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