Nel 2002 Romano Prodi apparve sui numeri 402 e 407 dei fumetti degli X-Men, in veste di Presidente della Commissione europea, per salvare l’Europa assieme a l’Uomo Ghiaccio e Arcangelo (rispettivamente noti a Bruxelles come Robert “Bobby” Drake e Warren Worthington III).
Luca Scatasta, curatore per la Panini delle edizioni italiane della Marvel Comics, all’epoca commentò l’evento eccezionale alludendo a importantissimi risvolti politici (o addirittura geopolitici) da esso implicati (cfr. Prodi e gli X-Men: il fumetto Usa scopre l’Italia, “Il Nuovo”, 26 febbraio 2003):
«È certamente il segnale di una breccia che si apre nell’immaginario collettivo degli Usa dopo decenni di totale dominio. Riusciamo a farci notare, senza dubbio, grazie all’Europa unita. Trapela dalle storie pubblicate negli anni scorsi, che in passato il Vecchio continente che si univa faceva paura all’americano comune, e a volte era raffigurato come minaccioso. Ora c’è un’ulteriore evoluzione, nelle vignette si vede una Roma vista come città moderna, e non più folcloristica, anche se non manca lo svarione di piazza Navona disegnata completamente allagata».
Nel fumetto (ad opera di Joe Casey) Prodi presenta ai Presidenti dei Paesi del G8 riuniti a Roma uno degli X-Men, Arcangelo, che invita gli astanti alla convivenza pacifica fra uomini e mutanti. Nell’articolo già citato si offre un quadro più completo del “messaggio” che i fumettisti americani volevano comunicare attraverso l’edificante storiella:
«[Romano Prodi] tratta da pari a pari con il supereroe, ingiungendogli di lasciare alle “forze di sicurezza dell’Onu” la gestione di una base mutante dove si è svolta una cruenta battaglia. Insomma, nella fantasia americana, “Mr President Prodi” diventa un po’ come un Bush dell’Europa, un vero e proprio potente presidente del Continente. Il che per ora è davvero solo un fumetto».
In realtà ci sarebbe da considerare anche il fatto che, essendo stato il fumetto ideato molti mesi prima della sua pubblicazione, come dimostra la collocazione del G8 italiano del 2001 a Roma invece che a Genova, è probabile che l’assenza totale di Silvio Berlusconi nascondesse un certo wishful thinking degli autori.
Al di là però della politica, è interessante soffermarsi ancora sulle dichiarazioni del curatore italiano di Uncanny X-Men, che parla di uno “svarione” rappresentato a suo dire dalla raffigurazione di Piazza Navona piena d’acqua. In verità il numero a cui si fa riferimento è il 403, successivo a quello in cui Prodi dà l’endorsement al mutante multimiliardario Arcangelo (una scelta di normale routine per l’eurocrazia), nel quale per l’appunto si nota uno squarcio della piazza allagata dietro la navicella che sgomma:
Come mi fece notare ormai anni fa un caro lettore, a quanto pare tale resa corrisponderebbe a tutti gli effetti a un riferimento storico (forse anche colto) degli autori al fatto che Piazza Navona era tradizionalmente utilizzata per le gare di atletica: concava in origine, veniva allagata in occasione dei tornei bloccando le chiusure delle tre fontane. Fino al XIX secolo inoltre è sopravvissuta l’usanza di riempire d’acqua la piazza nei mesi più caldi per refrigerare la popolazione romana.
Lo storico Giuseppe Baracconi (1846-1925), ne I rioni di Roma (1904), offre una testimonianza dei “giochi d’acqua”, in voga con fortune alterne fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando per motivi igienici Pio IX li abolì definitivamente:
«Fra gli spettacoli memorabili di piazza Navona, divenuta, all’epoca del Rinascimento, il Circo Massimo dei romani per le feste carnevalesche, i tornei, le corse, le cacce, le rappresentazioni sceniche e i giuochi d’ogni maniera, rimarrà celebre e singolarissimo quello del lago.
Il sabato sera, d’agosto, chiudevasi il chiavicone, posto allora presso la fonte del Moro: turavansi le fistole del pilo di mezzo, e la parte concava della vasta piazza rimaneva inondata in sole due ore. L’allagamento protraevasi infino all’una di notte della seguente domenica, e si rinnovava ogni sabato per tutto il mese. In Roma, città delle acque per eccellenza, sorviveva dunque la memoria e il diletto delle natatorie e delle naumachie; e di questa innocua e borghese di piazza Navona seppe ella farsi una festa delle più pittoresche e sollazzevoli.
Introdottone l’uso, regnante Innocenzo X, nel 1653 – età aurea di piazza Navona – fu vietato per scrupoli igienici e per l’ipocondria d’un cardinale nel 1676. Clemente XI lo restituì, ventisette anni più tardi, alle istanze di Roma, cui la severità degli ultimi pontefici aveva interdetto quasi tutte le feste tradizionali. Datano da quest’epoca i suoi fasti.
Non capita sovrano a Roma, che non desideri godere di quel magico colpo d’occhio. L’alto clero, la nobiltà, la finanza, la bellezza, lasciano pel lago i passeggi galanti di villa Medici e di piazza di Spagna; dal Sacro Collegio all’infima plebe Roma intera vi accorre. Una siepe variopinta, ondeggiante di popolo, corona i lembi asciutti della piazza; le fenestre, i balconi, adorni d’arazzi e di parati smaglianti, ostentano il fiore della bellezza e della moda, mentre nell’acqua si complica, s’interseca il via vai delle carrozze dorate, dei calessi, delle carrette, dei cavalieri e dei succinti popolani. Quale attraente spettacolo!».
In un suo studio (“Analisi di una festa esemplare. Il Lago di Piazza Navona”, in Corpus delle feste a Roma. 1. La festa barocca, Roma, 1997, pp. 149-155), il critico Maurizio Fagiolo dell’Arco (1939–2002) individua l’origine della “trovata” dell’acqua nella «mentalità berniniana di uomo di teatro» e, tra le varie riprove, si cita una testimonianza di Domenico Bernini (figlio del Cavaliere) dello “spettacolo” organizzato per il giorno della visita di Innocenzo X (8 giugno 1651):
«Due volte il Papa tentò di partirsi; e pur due volte tornò a vagheggiarla, e finalmente richiese, Quando l’Acqua si saria potuto veder cadere? Rispose il Bernino a bella posta, Che non così presto, richiedendosi maggior tempo per prepararle la strada, ma che haverebbe procurato di servir Sua Santità con ogni sollecitudine. Allora Innocenzo, datagli la Benedizione, partissi. Ma non fù giunto alla Porta del vicino Steccato, che havendo il Cavaliere con mirabil Arte, e secretezza concertato il modo, con cui ad ogni suo cenno dovesse l’Acqua in gran copia sboccar per la Fonte, che sentissene un mormorìo, altrettanto sonoro, quanto meno aspettato, et al Papa, che rivoltossi indietro, comparve uno spettacolo, che lo fece del tutto rimanere estatico per la maraviglia».
Degno di nota anche il suggestivo profilo “teologico-politico” dell’opera tracciato dal critico romano, che implica l’influenza diretta sul Bernini del noto gesuita tedesco Athanasius Kircher:
«Il significato globale dell’apparato in Piazza Navona appare chiaramente in rapporto con l’atmosfera di conciliazione che segue il trattato di Westfalia (1648) che viene a concludere la Guerra dei Trent’Anni. Il trattato tra i vincitori (la Francia e i due Stati protestanti di Olanda e Svezia) e gli sconfitti imperiali (Germania, Spagna) punisce in realtà il pontefice romano perché ratifica una situazione politica, non curandosi del fatto che vengono equiparate le diverse religioni. Si dovrà anche aggiungere che si sta approssimando il Giubileo della metà del secolo. In questo senso, l’allegoria della fine del Diluvio, in concomitanza con la piena del Nilo (un equivalente di fertilità e ricchezza), diventa un traslato della quiete che il regnopamphiliano [scil. il pontificato di Innocenzo X] vuole assicurare al mondo […].
Quasi certamente in piazza Navona possiamo trovare ancora qualche cosa d’altro, in rapporto con la cultura egiziaca di Athanasius Kircher. Si noti che il Lago avveniva tra il giugno e l’agosto, in una data pressappoco coincidente con la piena del Nilo. La data del Lago di Piazza Navona slitta dal 23 giugno (la data della prima volta in cui è stato realizzato) ai pomeriggi di sabato e domenica del mese di agosto, mentre la piena del Nilo avveniva programmaticamente con l’entrata del sole nel segno del leone (intorno al 23 luglio).
Quell’allagamento antico significava benessere, fecondità e salute e si svolgeva quando il sole entrava nel segno del Leone, in opposizione all’equus marinus simbolo della distruzione e del male. È soltanto un caso che i due animali vengano messi in gran luce nella fontana (e che le fonti li attribuiscano proprio allo scalpello del Bernini)?».
ahahah, non fare girare l’informazione su Piazza Navona sennò cominciano i meme tipo quelli sull’India (ti rendi conto che chiudevano il CHIAVICONE per allagare la piazza??? chiare e fresche acque un par di ciufoli…)