SANDRO PERTINI: chi non si TOGLIE IL CAPPELLO al sentirlo nominare andrebbe DECAPITATO?

Ricorderete sicuramente la “rivoluzione dei cappelli” del 1925 con la quale  Ataturk vietò i tradizionali fez e impose l’uso di cappelli occidentali per lasciarsi alle spalle le disdicevoli “mode ottomane”. La “Legge n. 671 sui cappelli” fatta approvare dal Padre della Turchia moderna provocò feroci proteste per tutta la novella nazione che portarono a diverse condanne a morte, comminate tuttavia non per decapitazione (troppo “moderna”?) ma per impiccagione.

Ora, io penso che nel TRENTACINQUESIMO anniversario della scomparsa dell’insuperabile SANDRO PERTINI (24 FEBBRAIO 1990) il Parlamento italiano dovrebbe adottare un provvedimento simile: chi non si toglie il cappello a sentirlo nominare, dovrebbe essere privato della sua testa, che tanto è VUOTA nel momento in cui NON E’ IN GRADO DI CAPIRE L’IMPORTANZA DELL’UNICO UOMO POLITICO DELLA REPUBBLICA DEGNO DI RISPETTO! 😡😡😡😠😠😠💢💢💢🔪🔪🔪👎👎👎

Ho già scritto abbastanza su questa singolare venerazione di uno dei politici obiettivamente più impalpabili e inconcludenti della Repubblica, ma riconosco una certa grandezza nella persona intesa in senso etimologico, cioè nella perfetta padronanza dei media di massa emergenti. Praticamente le stesse doti di un Berlusconi, seppur nella forma dello zio scapolo e degenerato e non del nonno saggio e burbero, che in effetti hanno infine portato il vecchio Silvio almeno post mortem ad assurgere nel Pantheon sentimentale della nazione.

Parlando di politica, a parte la “partigianeria” celebrato anch’esso tramite la cultura popolare (“Un partigiano come Presidente”…), il resto è una linea piatta della “stessa stoffa” non di cui sono fatti gli eroi (come ebbe a dire Saragat), ma i burocrati: i medesimi vizi che portano a condannare qualsiasi politico socialista del Dopoguerra, in Pertini diventano virtù eccezionali (la libertà come religione, la fedeltà alla linea, il rispetto per le opinioni altrui ecc…).

Il dato singolare è che, a livello personale, il “Nonno della Patria” era ricordato come un orco: Ugo Intini addirittura attribuisce il suo perenne mal di gola alle sfuriate quotidiane riservate a chi avesse accanto: “Pertini era nervoso, perfino iracondo”, e sbottava contro chiunque avesse davanti nel momento in cui le cose non andavano come voleva lui.

Se volessimo dare un senso a questo astio, potremmo pensare alla sua ferma opposizione all’amnistia togliattiana, che fornisce il quadro metapolitico della fama di “moralizzatore“: il suo zelo contro la “corruzione” nascondeva la necessità di una guerra civile permanente, che già in alcuni suo discorsi paventa in nuce la stagione di Mani Pulite e la successiva osmosi fra sinistra “democratica” e magistratura giustizialista. Per essere più maliziosi, possiamo anche aggiungere che quando si intestò persino la crociata contro la P2 evitò accuratamente che l’astio collettivo si riversasse verso Logge ben più importanti.

Ma lasciamo andare. De mortuis nihil nisi bonum, e guai a chi non si toglie il cappello

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