Sangiuliano Fascio, Giuli Nazi: Le Culture della Destra Italiana

Devo rispondere alle decine di commenti accumulatesi. Prego chiunque di non volermi male se in questo post mi dedicherò solo a due (su cento), ma ho bisogno di uno spunto per enunciare un paio di dettagli di vitale importanza allo scopo di alimentare il culto esoterico che circonda la mia personalità.

In primo luogo, recepisco l’appello di GIUSEPPE (SIMONE?) alla sintesi, che per Giambattista Vico è il fior della sapienza: la citazione è solamente attribuita al pensatore partenopeo, ma Piero Vassallo mi assicurò che la conosceva anche l’ex Ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale passeggiando per la Piazza dedicata al Filosofo a San Carlo all’Arena ebbe più volte modo di meditare sull’importanza capitale dell’Autore dei Principj di una scienza nuova per la sopravvivenza della Cultura Di Destra in Italia.

E io ho conosciuto Sangiuliano, e conosco persino Alessandro Giuli, appena entrato in campo per far andare la Cultura di Destra (no, al diavolo quell’ebreaccio di Furio Jesi, intendevo Le Culture della Destra Italiana del nostro Maestro) A TUTTO GAS (ok, ho già capito che non dovrò dire nulla di sconveniente *occhiolino occhiolino*).

Per farvi capire i motivi per cui non braggo mai, mi rifaccio al commento di asbestos che tenta di “capirmi” perché gli sto “simpatico” (bontà sua): beh, grazie mille, ma questa necessità di psicanalizzare qualsiasi interlocutore per comprendere i veri motivi per cui afferma una tal cosa, invece di smentirlo magari sul punto, mi sa tanto di frociaggine. Spiace, eppure tale caratteristica trasuda dai “pregi” che il commentatore mi attribuisce:

«Pregi: penso tu sia una persona bene educata, hai rispetto per il prossimo, se un commentatore è capace di esprimersi con altrettanto rispetto tendi a permettere la sua opinione di essere pubblicata. Questa è una qualità non-comune. Apprezzo. Altro pregio è che ti piace comunicare, probabilmente tu provieni dal mondo “intellettuale” e per qualche ragione ti sei scostato parzialmente dalla loro tendenza a isolarsi e ora ti confronti con il web e i meme, dai valore a queste robe da popolo, apprezzo anche questo».

Ma che di vai parlando? A parte che io pubblico tutto, persino le minacce di morte, e se qualcosa mi sfugge è solo perché sto volontariamente tenendo una “sezione commenti” inutilizzabile per non aver troppi deliri da gestire. Io non provengo da alcun “mondo intellettuale”, semplicemente ho preso la quinta elementare (pentendomene fino a un certo punto, perché non ho mai tenuto a farmi scopare da un Pasolini wannabe per 10 lire).

Ad ogni modo, il “confronto con i web e i meme” è proprio quello di cui vanno a caccia gli intellettuali; al contrario, a me i meme interessano nella misura in cui mi ricordano le svastiche disegnate nei cessi dell’autogrill e ciò non ha nulla a che fare con la “cultura popolare”: non può esistere alcun confronto con uno che pensa che il “popolo” sappia distinguere tra shitposting e dankmeming e in base a questo possa essere eterodiretto da chissà quale segreta conoscenza.

Di quale “popolo” si parla, poi? I social sono “popolari” nella misura in cui funzionano esattamente come funziona “Paperissima”, e per giunta “Striscia la Notizia” ha già rigurgitato tutta questa “sbobba basata” in forma di pasticcini: sei milioni di persone (altro che duecentomila) hanno visto che la tua meme è un mattone lanciato dentro una lavatrice (Belandi! Splash!), mentre solamente dieci persone (di numero) hanno visualizzato il tuo memino postato dalla cameretta (ché almeno gli americani hanno il basement, ma tuo padre e tuo nonno erano talmente poco basati che non hanno costruito nemmeno una cantinetta abusiva). Nella mia lunga esperienza internettiana ho capito che chi parla di “popolo” non sa nemmeno cosa vuol dire andare in un supermercato dopo le sei di sera.

Veniamo ai “difetti”:

«Difetti: penso tu sia stato educato a riconoscere l’autorità dell’intellettuale in contesti dove si studia il latino e il greco e definiscono il “ruolo sociale” di queste persone inadeguate che poi i media ci intortano e dicono essere “superiori”. Penso tu faccia parte della destra rosikante, quella che ha preso una umiliazione cocente, ed è stata definita dai media come “anti intellettuale, anti cultura”, cioè tu fai parte del gruppo che ora tenta di “riabilitarsi” o “far vedere come sono colti pure loro”, dato che umberto eco ha definito l’immagine dell’intellettuale come “Persona di sinistra” e quindi tu hai preso tutti gli stereotipi negativi dello stupido.

Ovvio che non sei stupido, lo hai già dimostrato, non hai bisogno di slecchinare gli intellettuali, sono persone fesse, le poche volte che ci prendono è quando copiano le ben superiori idee prodotte da “caste inferiori” e le fanno passare come fossero loro. [… Gli intellettuali] presumono di essere “spirituali” o “Profondi” e invece hanno la profondità di una pozzanghera di piscio».

Ecco, ciò che costui definisce “difetti” per il sottoscritto sono “pregi”, e viceversa. Odio dover far la lezioncina boomer a chicchessia, ma qui si intersecano innumerevoli piani di contorcimento cerebrale: prima di tutto, qualsiasi posizione anti-intellettualistica è una forma di intellettualismo; in secondo luogo, la destra rosikante sorge dalla sconfitta subita dal fascismo nella Seconda guerra mondiale, e il fatto stesso di non riconoscere il debito storico che l’intellettuale di sinistra ha nei confronti del “Novecentesco” significa ignorare, nella maniera più frocesca possibile, i paradigmi, per altro marci, culturali (altro che popolari!) in cui si è immersi.

Il motivo per cui la destra rosika è che per circa due secoli essa ha rappresentato il “Partito della Cultura”: come amava ripetere Giano Accame (altro “maestro segreto” del sottoscritto, come di Sangiuly & Giuly e tanti altri), in Italia l’equazione tra destra è incultura è stata una operazione di guerriglia psicologica ante litteram orchestrata dai comunisti, che invidiavano a Benito Mussolini il coraggio di aver abbandonato i finti “popolani” dell’epoca (socialisti mainstream) per rivolgersi alle schizoteorie futuriste, dannunziane e papiniane.

Il fatto che uno finto “popolano” come asbestos consideri la “cultura” come “piscio” è il risultato di una psyop perfettamente riuscita, che rappresenta la “vendetta” dei gramsciani invidiosi verso l’unico Partito degli Intellettuali che l’Italia e l’Europa abbiano mai avuto. Tu pensi di essere “popolo” e invece sei il nulla: e non mi stai simpatico. Non ti auguro buona fortuna, perché quando tu lo hai fatto io tenevo la mano sui coglioni.

Risolta questa pratica, veniamo a cose serie: come dicevo, io sono “entrato in contatto” sia con Sangiuliano che con Giuli. Non esiste però che mi metta a sputtanare uno o l’altro in queste sedi: sono due intellettuali che già rispettavo, ma che riesco a rispettare ancor di più nel momento in cui mi aiutano a rendermi definitivamente conto della perenne dicotomia che caratterizza la Cultura di Destra.

Probabilmente devo ringraziare il governo Meloni per aver raffigurato in maniera plastica l’eterno dissidio che caratterizza i destrorsi: o fascista, o nazista. Da una parte Dioniso, dall’altra Apollo. Da una parte il puttaniere, dall’altra il sessuofobo. In una parola: Mussolini vs. Hitler.

Verso la fine degli anni ’90 Gennaro aveva già smesso di studiare, interessarsi, approfondire, praticamente di leggere, adagiandosi sugli allori della “carriera” e dedicandosi in sostanza solo alla figa (l’espressione è metaforica), cioè all’idea che una volta raggiunto il “successo” ci si potesse semplicemente concentrarsi su come conservarlo. Ecco dunque, dopo gli straordinari esordi per Edizioni Scientifiche Italiane e Giunta (il fior fiore dell’eterno vichianesimo che contraddistingue una Napoli in grado di parlare al mondo senza dover essere sgarruppata e gomorriana), una ridda di volumi su Putin, Hillary e Trump che solo un Rampini avrebbe potuto permettersi.

Al contrario, Alessandro Giuli non ha mai cercato figa (sempre entro metafora). È sempre stato austero, algido, aspro (ho voluto utilizzare solo aggettivi con la A). Non ha mai smesso di studiare e al ridosso dei quarant’anni ha pubblicato un volume straordinario sulla tradizione religiosa romana arcaica per la Settimo Sigillo (sì, abbiamo un ministro che pubblica per Settimo Sigillo, ma che ne potete sapere voi).

Il contrasto si esprime anche nella biografia, che per un intellettuale è un tutt’uno con la bibliografia. Ecco, io & Giuly siamo della stessa pasta: hitleriani fino alle midolla (in senso buono), convinti che la “figa” ci appartenga naturaliter per un senso di superiorità ontologica prima che etnica, altrimenti diventeremmo incels, oppure nazisti, clerico-fascisti, asatruisti o come si dice (comunque viva Gesù, Giuli ha diretto il ciellino “Tempi”), eccetera eccetera.

Non ho ancora chiamato o contattato Giuly perché non voglio portargli sfiga, però confido segretamente che egli, in quanto nazi e non fascio, non farà la fine del camerata De Angelis impallinato per una cazzo di canzone scritta trent’anni fa, peraltro contro quel cazzo di Israele di cui tutti ora si lamentano!

Ve li ricordate i 270bis??? Che musica !!! che tempi !!!

Tuttavia, non riesco ugualmente a invidiare Giuly’s: io sono qua a contenere 104 per raccattare due soldi da Google Adsense, lui è lì a fingere che al Führer piacesse quel patetico scoreggione del Duce (“Oh ragassi Adolf l’è un buson”, disse al console Filippo Anfuso solo perché il povero Hitler gli aveva fatto una carezza di troppo sulla spalla!).

Ma lasciateci perdere, non fottete con me & Giuly. Non semo frosci, semplicemente Det som engang var er nu borte…. “Ciò che era una volta ora non c’è più… Non siamo morti… Non abbiamo mai vissuto”. Te la ricordi, fratello? Risorneremo, prima o dopo!

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