#Sardine: una operazione psicologica per venire incontro alle vostre capacità mentali

(fonte: @N037591)

Non so nemmeno perché mi metto a parlare del cosiddetto “Movimento delle Sardine”, ben sapendo che avrà meno vita del traballante governo giallo-rosso. Il sospetto che sia una cosa “spontanea” e “nata dal basso” non dovrebbe sfiorare nemmeno i meno dotati da madre natura: non fosse per la grancassa mediatica che li sta pompando (manco ci trovassimo al cospetto di una vera rivoluzione colorata), già decine di articoli hanno dimostrato che quasi tutti gli esponenti di punta sono in qualche modo ammanicati col Partito Democratico.

Che, naturalmente, è dietro a questa operazione per due fondamentali motivi: il primo è dimostrare che esiste una “società civile” contro Matteo Salvini, la quale si mobilita per puro idealismo e canta “Bello Ciao” a scopo apolitico. Il secondo, più sottile e rischioso, è mettere in difficoltà l’improvvisato alleato di governo, che ha abbandonato totalmente la dimensione “movimentista” e si è fatto Partito (anzi è scaduto direttamente a “casta” senza nemmeno passare per la fase di consolidamento del consenso).

C’è anche una terza ragione, ancora più ridicola: a “vendersi l’anima” non sono stati solo i Cinque Stelle, ma pure lo stesso PD, che ha dovuto contaminarsi con proposte assolutamente contrarie alla propria tradizione -al 100% “politica”- (come quella della riduzione dei parlamentari), e ora prova a giocare all’anti-politica nelle modalità cialtronesche che osserviamo.

Lasciamo tuttavia perdere le squallide liti di bottega (difficile però tralasciare che nelle democrazie decenti le manifestazioni “contro” solitamente le fanno le opposizioni e non i filo-governativi) e concentriamoci sulla dimensione metapolitica della questione: come detto, il PD è costretto a lanciare il sasso e nascondere la mano perché non può far mandare giù ai suoi elettori anche la pillola dell’anti-politica, soprattutto in concomitanza con l’ormai incendiaria sfida emiliana, una regione che non solo ha fornito il nucleo dirigente post-PCI, ma che da sempre ha puntato tutto su una proposta al 100% politica (edulcorata solo dalla retorica del “governare bene”).

Si capisce dunque perché molte Sardine vogliano cancellare il loro passato politico, quantunque effimero e inconcludente: tutta questa roba non si può tenere assieme. L’antipolitica del resto non è nemmeno apolitica: è fatta di neutralità, automatismi, tecnocrazia, “piloti automatici”. Per certi versi si potrebbe dire che è una proposta ultra-politica. Questo paradosso si riscontra sin dai tempi del “mostruoso” Hobbes: per giungere alla spoliticizzazione dei conflitti (la cosiddetta “giuridificazione” in lessico schmittiano) il filosofo ha dovuto creare una delle macchine politiche più spietati ed efficienti mai intraviste nel bestiario occidentale: il Leviatano.

Per neutralizzare la dialettica dunque non basta il “maquillage movimentista”: come minimo bisogna “comprimere” la democrazia (e già qualcuno ci sta pensando). Inoltre sarebbe necessario recuperare il “corpo del sovrano”, in quanto è evidente che un decisionismo fatta di algoritmi, flussi, hashtag e like lascia il tempo che trova (a meno di non credere che le primavere arabe e la vittoria di Trump siano state causate da Facebook).

Ripeto: questa cosa non può funzionare, specialmente se sorge “spontaneamente” da una espressione politica che per decenni -o addirittura secoli- mai ha confidato nel mito della “società pacificata” (se non sulla lunga distanza) e nella neutralizzazione dei conflitti. È solo uno spettacolo ridicolo che praticamente tutti sono in grado di osservare sotto tale prospettiva ma sul quale non esprimono alcun parere critico per i motivi accennati più sopra: convenienza, connivenza e timore fottuto di sparire per sempre (non solo dalle urne).

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