Sestina: Altaforte

(Ezra Pound all’Università di
Harvard nel 1939)
Loquitur: En Bertrans de Born.
Dante Alighieri put this man in hell for that
he was a
stirrer-up of strife.
Eccovi!
Judge ye!
Have I dug him up again?
The scene in at his castle, Altaforte.  “Papiols” is his jongleur.
“The Leopard,” the device of Richard
(Cúur de Lion).
Loquitur: En Bertrans de Born.
Dante Alighieri mise quest’uomo
nell’inferno
perché era un
seminatore di discordia.
Eccovi!
Giudicate!
Scavando l’ho tratto fuori
nuovamente?
La scena è al suo castello,
Altaforte. “Papiols” è il suo giullare.
“Il Leopardo”, la divisa di
Riccardo Cuor di Leone.
I.
Damn it all!
all this our South stinks peace.
You whoreson dog, Papiols, come!  Let’s to music!
I have no life save when the swords clash.
But ah!
when I see the standards gold, vair, purple, opposing
And the broad fields beneath them turn
crimson,
Then howl I my heart nigh mad with rejoicing.
I.
All’inferno! la pace appesta
tutto il nostro Sud.
Tu, cane bastardo, Papiols,
vieni! Diamoci alla musica!
Io non ho vita tranne quando
cozzano le spade.
Ma quando vedo stendardi d’oro,
di vaio, violacei, opporsi
e i vasti campi sotto loro
farsi vermigli
allora urla il mio cuore, quasi
pazzo di gioia.
II.
In hot summer have I great rejoicing
When the tempests kill the earth’s foul
peace,
And the lightnings from black heav’n flash
crimson,
And the fierce thunders roar me their music
And the winds shriek through the clouds mad,
opposing,
And through all the riven skies God’s swords
clash.
II.
Nell’ardore dell’estate provo
immensa gioia
quando le tempeste sulla terra
ne uccidono la sporca pace
e i fulmini dal cielo nero
sfolgorano vermigli
e i tuoni furiosamente
ruggiscono a me la loro musica
e i venti ululano tra le pazze
nuvole, nell’opporsi,
e per tutto il cielo lacerato
le spade di Dio cozzano.
III.
Hell grant soon we hear again the swords
clash!
And the shrill neighs of destriers in battle
rejoicing,
Spiked breast to spiked breast opposing!
Better one hour’s stour than a year’s peace
With fat boards, bawds, wine and frail music!
Bah!
there’s no wine like the blood’s crimson!
III.
Conceda l’inferno di sentire
presto il cozzo delle spade!
E i nitriti acuti dei destrieri
che gioiscono nella battaglia,
petto chiodato opporsi a petto
chiodato!
Meglio un’ora di battaglia che
un anno di pace
con tavole opime, lazzi osceni,
vino e lieve musica!
Ah! Non c’è vino che eguagli il
vermiglio del
sangue
IV.
And I love to see the sun rise blood-crimson.
And I watch his spears through the dark clash
And it fills all my heart with rejoicing
And pries wide my mouth with fast music
When I see him so scorn and defy peace,
His lone might ‘gainst all darkness opposing.
IV.
E io amo vedere il sole levarsi
rosso sangue.
E guardo le sue lance per il
buio cozzare di armi
e mi riempie il cuore di gioia
e mi empie la bocca di una
forte musica
quando lo vedo così sdegnare e
sfidare la pace,
la sua forza solitaria alle
grandi tenebre opporsi.
V.
The man who fears war and squats opposing
My words for stour, hath no blood of crimson
But is fit only to rot in womanish peace
Far from where worth’s won and the swords
clash
For the death of such sluts I go rejoicing;
Yea, I fill all the air with my music.
V.
L’uomo che teme la guerra e s’accascia
opponendosi
alle mie parole per la
battaglia, non ha sangue vermiglio.
Adatto solo a marcire nella
femminea pace
lungi da dove il valore ha
vinto e le spade cozzano
per la morte di tal baldracche
io gioisco;
sì, riempio tutta l’aria della
mia musica.
VI.
Papiols, Papiols, to the music!
There’s no sound like to swords swords
opposing,
No cry like the battle’s rejoicing
When our elbows and swords drip the crimson
And our charges ‘gainst “The Leopard’s” rush
clash.
May God damn for ever all who cry “Peace!”
VI.
Papiols, Papiols, alla musica!
Non c’è suono che eguagli l’opporsi
di spade a spade,
né grido simile all’urlo di
gioia in battaglia
quando gomiti e spade stillano
sangue vermiglio
e le nostre cariche cozzano
contro l’assalto del “Leopardo”.
Maledica per sempre Iddio
quelli che gridano “Pace”!
VII.
And let the music of the swords make them
crimson!
Hell grant soon we hear again the swords
clash!
Hell blot black for always the thought “Peace!”
VII.
E che la musica delle spade
vermigli li renda!
L’inferno conceda presto che di
nuovo s’oda il cozzar delle spade!
L’inferno cancelli in nero per
sempre il pensiero “Pace”!

*

*

Altaforte, un tributo musicale a Pound di Renato Colella (1977), poi rieseguito dagli Hyperborea (tra parentesi quadre le variazioni tra i due testi). Così commenta l’Archivio Lorien:

«Bertran de Born era nato a Salagnac nel 1140. Qui fu Signore del castello di Altaforte (Hautefort) ai confini tra Limosino e Perigordino. Fu implicato in contese feudali e guerreggiò contro Enrico II Plantageneto. Finì la vita da monaco, nell’abazia cistercense di Dalon, nel 1215.
Restano di lui una quarantina di componimenti, scaglionati nel decennio 1181-1196. Un quinto sono canti d’amore, il resto robusti sirventesi politici, pieni di ardore bellicoso.
Dante Alighieri ne da un giudizio controverso: nel Convivio ne elogia la liberalità, nella Eloquenza del volgare lo ricorda come tra i più illustri “cantore delle armi”, e finisce nella Divina Commedia per condannarlo come fomentatore di discordie (Inferno, canto 28).
Petrarca imitò una sua canzone di discolpa amorosa.
Ezra Pound gli dedicò la “Sestina Altaforte” per riabilitarlo dalla condanna di Dante. È da questa poesia che è tratta la canzone di Renato Colella».

All’inferno la pace che il nostro sud appesta!
Tu, cane bastardo, vieni e canta, oggi è festa!
Io ho vita solo quando s’incrociano le spade
e se il vento gonfia il drappo di chi cade,
se i bianchi fior si fan vermigli di sangue,
allora il mio cuor,
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

Il sole si leva ad est rosso sangue
ma luce non dà a chi in pace langue,
ed amo nel buio veder le sue lance
trafiggere il sonno, parlare a chi piange.
La sua virtù sfida da sola le tenebre!
E allora il mio cuor
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

Nel caldo d’estate – io sì! – sono capace
di ridere se piogge ne uccidono la pace,
se fulmini feroci si scaricano in terra,
se il tuono mi narra di una vecchia guerra,
se i venti in ciel spazzan le nuvole cariche!
Allora il mio cuor,
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

Conceda l’inferno al mio cuor il sentire
rumori di spade, cavalli nitrire,
ai miei occhi il vedere in pazza partita
due petti ferrati contendersi una vita!
E voglio morir baciando un’ora di guerra!
E allora il mio cuor,
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

Non amo quell’uomo che teme battaglia,
che contro i miei versi per uso si scaglia,
che resta lì fermo in pace a marcire
lontano da dove virtù non sa morire.
Di troie così la morte – sì! – mi consola!
E allora il mio cuor,
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

Papiols! Altaforte, risuoni di canti!
Memorie di sangue e morte di santi!
Ricordi di urla e di gloria in battaglia,
di odio e giustizia verso chi sbaglia!
E pensi a me Wotan, il dio della guerra!
E allora il mio cuor,
pazzo d’amore, di gioia,
la noia distrugge nel sol.

All’inferno la pace che il nostro sud appesta.
Tu, cane bastardo,
vieni e canta,
oggi è festa!

Nota di Renato Colella (da comunicazione personale): Wotan m’è scappato al momento della composizione nel ’77 (non ho resistito, pur avendo coscienza che non c’azzeccava niente, ma suonava così bene…), sull’onda d’un ardore giovanile per la mitologia nordica. Invero, sarebbe più filologico (nell’ottica di un medioevo trovadorico con riferimenti pagani) fare appello a Marte o Ares; quindi, chi volesse, cantando Altaforte può sostituire Wotan col Marte latino o con l’Ares greco, non mi offenderò.

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