Mi ha colpito la polemica negli Stati Uniti di una parte del Partito Democratico nei confronti del nuovo piano di immigrazione pensato dall’Amministrazione Trump (su ispirazione di Elon Musk) che, tramite una riforma del sistema dei visti, intende importare milioni di indiani in America per “far funzionare l’intelligenza artificiale”.
Bernie Sanders, principale esponente della corrente più a “sinistra” dei dem, ha affermato chiaramente che lo scopo dell’iniziativa è quello di «sostituire i lavoratori americani che hanno impeghi ben retribuiti con schiavi a contratto provenienti dall’estero che accetterebbero salari più bassi. E più è economica la manodopera che assumono, più profitti fanno i miliardari».
Elon Musk is wrong.
The main function of the H-1B visa program is not to hire “the best and the brightest,” but rather to replace good-paying American jobs with low-wage indentured servants from abroad.
The cheaper the labor they hire, the more money the billionaires make. pic.twitter.com/Mwz7i9TcSM
— Bernie Sanders (@SenSanders) January 2, 2025
Non so cosa mi faccia venire più l’orticaria, se la sfacciataggine con cui la “destra anti-immigrati” sostiene l’importazione di milioni di allogeni per motivi di business apertamente dichiarati, o l’ipocrisia con cui la “sinistra globalista” ora dice che le “risorse” abbassano i salari.
È un giochetto davvero irritante, nel quale per l’ennesima volta si avrebbe la tentazione di schierarsi dalla parte della cosiddetta “destra ferocia” e urlare alla gradinata avversaria:
Ah, adesso non volete i migranti perché magari rischiano di venire ad abitare nei vostri quartieri e addirittura potrebbero rubarvi il lavoro? Beh certo, a voi piace sentirvi buoni, altruisti e cittadini del mondo fino a quando questi qua non ve li ritrovate come vicini di casa! E che dire del fatto che preferireste un subsahariano “scappato dalla guerra” (in realtà venuto qua per spacciare o delinquere, o nel migliore dei casi fare mestieri che nemmeno dovrebbero più esistere) piuttosto che un diplomato o laureato che non prende il barcone ma si trasferisce con un contratto di lavoro già in mano? A voi piace solo la figura del migrante “nomade”, deterritorializzato, dall’identità “fluida” sotto ogni punto di vista, mentre odiate chi viene qui nella prospettiva di “imborghesirsi”.
Il problema è che la “destra ferocia” ormai mi risulta insopportabile tanto quanto la “sinistra risorsista”, perciò trovo difficile recitare ancora la commedia delle parti. Anzi, allo stato attuale, da un punto di vista prettamente teorico, riconosco maggiore dignità in un progressismo (nei fatti inesistente) che rispetta un ordine di valori per il quale il sindacalismo detiene ancora una qualche superiorità nei confronti, per esempio, del terzomondismo (o direttamente del “meticciato”), rispetto a un conservatorismo che fa il pieno di voti sul “disagio delle periferie” ma poi si rifiuta bellamente di stabilire delle priorità almeno a livello politico, del tipo “meno immigratoni per Monsieur Fatturoni”.
Tutto ciò porta a quel delirio destrorso che considera l’immigrazione un “male necessario” al fine di rimanere attaccati a qualche “locomotiva” (della crescita, dello sviluppo, del benessere, dell’Europa, del futuro ecc), e che si fregia di alcuni slogan della parte “avversaria”, del tipo “fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare” oppure “ci pagheranno le pensioni”.
In effetti queste frasi fatte, a ben vedere, sono più de destra che de sinistra, nel momento in cui implicano almeno una gerarchia di soldi, status e sangue dove c’è sempre un serbatoio di plebei/pariah da sfruttare per “far quadrare i conti”, e dove si implica che gli inferiori, invece di pagarsi le proprie pensioni, finiranno per morire prima di poter riscattare qualsiasi contributo, vuoi perché sfiancati da un lavoro insostenibile o uccisi da qualche macchinario ottocentesco (il cui ricambio presupporrebbe comunque l’inesistenza della manodopera immigrata stessa), vuoi perché abbindolati da un sistema che una volta illuse le genti d’Affrica e Balcania di poter passare dal grado di “Apprendista Accettato” a quello di “Gran Maestro Cacciavitaro”, gli nega qualsiasi prebenda pubblica a favore dei discendenti di Edgardo Fatturanti Deloc. Matasalarios III.
Alla fin fine, se fossimo nel migliore dei mondi possibili, questo tipo di “destra” non riuscirebbe neppure a formulare obiezioni contro l’immigrazione selvaggia: allo stato attuale, infatti, essa si riduce a infervorarsi contro i vantaggi -effettivi- goduti a livello di welfare dai migranti, che (in uno stranissimo Schema Ponzi in cui a rimetterci è proprio il povero Ponzi) riuscirebbero persino a rimpinguare le paghe basse con una serie pressoché infinita di “servizi” (ai quali magari gli autoctoni “privilegiati” non riescono più ad accedere, e che li porta a devolvere i loro scarni margini di guadagno rispetto agli allogeni al prestigioso “Privato”).
Insomma, in un modo o nell’altro si dovrà pur trovare una spiegazione del perché non si riesca in alcun modo a bloccare un solo immigrato alla frontiera persino quando al governo ci sono i “fascisti”. Capisco, hanno le mani legate e bisogna lasciarli lavorare, ma mi sembra che manchi qualsiasi riferimento “ideale” all’azione politica, anche perché l’unico criterio in grado di ristabilire un minimo di coerenza ai valori conservatori sarebbe senza dubbio quella della “razza”, o vogliamo dire dell’etnia (?), il quale nonostante le Grandi Tragedie del Novecento è potuto sussistere anche nella forma obiettivamente un po’ cialtronesca dell’Italia delle Leggi Razziali in cui si canticchiava Faccetta Nera.
In fondo, il sinistroide medio a un certo punto potrebbe legittimamente esclamare: Eh no, basta con ‘sti neg*i se li vuole la destra, perché non si vogliono iscrivere alla Grande Confederazione Fancazzisti Disuniti e servono solo al capitalista col cappello a cilindro e il monocolo per riempirsi un’altra piscina abusiva di champagne. Al contrario, il destrorso non può mai far riferimento a quel tale argomento molto divisivo e piccantino nonostante sia probabile che gli baleni alla mente più di una volta al giorno: talvolta si appella alla “cultura” sia per ingraziarsi le comunità ebraiche nei periodi diplomaticamente difficili per Israele (s’intende prestandosi alla riduzione alla “religione islamica” di tutti i problemi legati al fenomeno migratorio), sia per poter dirottare un po’ di intolleranza su una minoranza che in alcune specifiche circostanze, per motivi geopolitici, è concesso di odiare (anzi hateare) senza troppe remore.
Allo stato attuale, del resto, per la sinistra gli immigrati non sono ancora considerabili pienamente dei “soggetti politici”, per questo nei loro confronti essi si riducono a una filantropia da damazze di carità, allo scopo anche di sublimare l’astio coltivato verso quelli che hanno deciso di “fare i crumiri” e rifiutare la loro natura di “profeti del nomadismo perpetuo” (anche se non si capisce se questa debba essere una fase necessaria prima della presa di coscienza dalla prospettiva classista, oppure se le forze progressiste si siano arrese definitivamente al delirio “dissolutorio”).
La “destra ferocia”, invece, auspica un neofeudalesimo dove il titolo di visconte (o almeno vassallo) sia equiparabile a quella di cacciavitaro, gestore di bar o detentore di concessioni balneari. E dunque l’elettore medio di destra si accontenta in ultima istanza di illudersi che un’immigrazione “legale” potrebbe rappresentare un compromesso accettabile, a patto che gli stranieri “si comportino bene”, “rispettino le nostre leggi”, si “rimbocchino le maniche” e, ovviamente, “paghino le tasse” (questo addirittura li farebbe diventare dei fratelli di sangue).
Un obiettivo che, a pensarci bene, è molto più utopistico che non i sogni del Bernie Sanders di turno che invoca un proletariato internazionale perfettamente coordinato il quale con la sua potenza di classe potrebbe impedirebbe delocalizzazioni, dumping salariale ed espansione dell’esercito industriale di riserva.
Che poi basterebbe mettere i dazi e avremmo risolto tutti i nostri problemi salariali!
Finalmente le ragioni di Gennaro Cacciavitaro ottengono un po’ di meritata visibilità dopo anni di sofferenze e pernacchioni <3
magari ci fosse una destra (sociale) e una sinistra (sindacale)…
Almeno provare a togliere l’egemonia all’economia e mandare a casa i neoliberisti
Adolf war recht.
La sinistra rimane peggiore sulla questione, soprattutto quelli che danno credito alla cariatide Sanders, immigrazionista a fasi alterne.
Piuttosto, la cosa grave della destra nostrana è che è canara all’inverosimile, ora avremo pitbull anche come vicini di volo.
Concordo
Cani>Gatti>Stefanov
Caro Tota,
Innanzitutto un paese che si illude di affidare le sorti economiche solo agli immigrati è un paese fallito e drogato.
Parlo di paese drogato perché come uno stupefacente può essere inizialmente un placebo che può darti l’illusione di stare bene, alla lunga invece produce effetti devastanti. Vanno bene oggi che vogliono fare i mitologici lavori che gli italiani non vogliono più fare, domani (e oggi) i loro figli moltiplicandosi come cavallette che sciamano nelle città tonfi di rivalsa e con la consapevolezza di essere vincitori della Storia, ci inonderanno con fiumi di sangue, senza neanche voler fare più i lavori che gli italiani non vogliono più fare. (I maranza alla fine sono l’unica vera integrazione possibile, sprofondati nel nichilismo dissolutore e nel fancazzismo che l’Occidente bolso gli offre). Ma i padroni del vapore e i semicolti continueranno a esserne funestamente attratti esattamente come un tossico non può più fare a meno della roba, dando l’illusione ai primi di un fatuo benessere e ai secondi un fatuo esotismo per sfuggire alle loro nevrastenie claustrofobiche.
Poi tutto ciò conferma ciò che ho scritto precedentemente, la sovversione, l’inversione sono fenomeni centristi e moderati. La sostituzione etnica non ci sarebbe stata se si fosse basata solo sul fanatismo egalitarista, ma c’è stata quando il buon Paròn di cuore ha accolto “poveri” negretti per mandare avanti la sua fabbrichetta acquisendoli come persone di famiglia dandogli vitto, alloggio e moschea, quando la Chiesa – scesa a patti con “la modernità” – si è fatta promotrice acriticamente del precetto evangelico dell’accoglienza vedendo nel “migrante” lo Spirito Santo incarnato, quando la persona “perbene” comune e la Maggioranza Silenziosa ha introiettato nella propria coscienza il Negro come il proprio peccato originale, l’equivalente odierno dell’Ebreo con il pigiama a righe.
Per quanto repellente il circo umano della cosiddetta Sinistra, da solo non sarebbe riuscito a imporre i propri deliri, la propria ansia di palingenesi sociale.
Perché i baluba non piacciono solo alle cesse obese con capelli blu e piercing al naso, ma piacciono anche alle fighette figlie del Paròn.
Perchè i baluba non commuovono solo i semicolti nevrastenici e auto flagellanti che sentono la colpa di avere il “privilegio “della pelle bianca e del testosterone, ossessionati dai “mali” della Storia e che ci ricordano Auschwitz un giorno sì, l’altro pure.
Ma commuove anche l’uomo comune e “perbene”, imbevuto di etica umanista e cristiana secolarizzata, che di fronte allo Straniero vede un minimo comune denominatore di “umanità”, sentendosi a disagio di aver avuto “fortuna” a essere bianco e benestante, che sente un peso nella coscienza vedendo alla tv il bimbo bantù morire di fame.
Il futuro è nefasto, andiamo spediti verso la sudafricazzazione dell’Occidente, dove i Paròn e semicolti benestanti si rintaneranno in oasi protette insieme ai baluba di famiglia. Mentre i figli dei baluba sciameranno nelle strade a evocare e attuare la Soluzione Finale verso noi “privilegiati” bianchi.
Conobbi un sudafricano bianco a Londra. Quasi tutti i suoi amici di lì avevano subito una rapina; un’amica uno stupro.