“Sinistra Bianca”: come i cinesi sbeffeggiano le élite progressiste occidentali

(MDBG Chinese Dictionary)

La stampa cinese ha coniato un brillante neologismo per descrivere le élite progressiste occidentali: báizuǒ (白左), letteralmente Sinistra Bianca. Il termine, comparso per la prima volta nel 2010 sul social network “Renren” (in un post intitolato La falsa moralità della sinistra bianca occidentale e gli scienziati patriottici cinesi), ha iniziato a diffondersi solo agli inizi del 2016 tra le comunità cinesi negli Stati Uniti in corrispondenza delle elezioni presidenziali americane, per stigmatizzare la “politica delle minoranze” dei democratici eccessivamente sbilanciata verso afro-americani e latini ma indifferente ai problemi degli asiatici. La sua popolarità a livello mainstream si è attestata, come informa il portale della galassia sorosiana “Open Democracy“, quando la crisi migratoria si è affermata in tutta la sua tragicità in Europa: «Angela Merkel è il primo politico occidentale a essere stato etichettato come baizuo per la sua politica delle “porte aperte”».

Generalmente la formula, scrive sempre l’analista politico Chenchen Zhang (potete trovare l’articolo tradotto in italiano su “Cina Oggi“), è utilizzata

«per descrivere coloro che “si interessano soltanto a tematiche riguardanti l’immigrazione, le minoranze, l’ambiente e i diritti LGBT” e “non hanno alcuna cognizione dei problemi del mondo reale”, gli umanitari ipocriti che sostengono la pace e l’eguaglianza solo per “soddisfare i propri sentimenti di superiorità morale”, fino a “tollerare i valori dell’islam per il bene del multiculturalismo”, quelli che credono che il welfare dello stato dovrebbe “beneficiare solo fannulloni o parassiti”, gli “occidentali ignoranti ed arroganti” che “hanno pietà per il resto del mondo e pensano di doverlo salvare”.»

Il tono delle critiche è talmente esilarante che anche la destra americana comincia a interessarsi: di recente ne ha infatti parlato il presentatore Tucker Carlson, presentandola come ulteriore prova del leitmotiv di Trump sui “cinesi che ridono di noi americani”.

Sul sito di sito di microblogging cinese “Weibo”, un anonimo estensore (qui il suo saggio tradotto in inglese) ha voluto dare una base più solida alle implicazioni culturale del fenomeno, descrivendo la sinistra bianca come “epidemia spirituale” e tracciando dunque un percorso che mette in parallelo le malattie dell’animo con quelle fisiche: a partire dalla borghesia francese settecentesca dei Rousseau e dei Voltaire (il cui “simbolo” è la tubercolosi) che hanno infettato l’aristocrazia zarista (attraverso Caterina II di Russia) e la filosofia classica tedesca, creando una classe di “giovani perdigiorno hegeliani” (entrambe riscattate da Marx e Lenin, uniche personalità occidentali considerate positivamente nel saggio), fino a una simbiosi tra elaborazione teorica (di stampo tedesco) della “sinistra bianca” e la sua messa in pratica attraverso attraverso l’arte e la sifilide (sic) del decadentismo letterario francese, giungendo per ultimo ai nostri giorni, con la “terza generazione” dei baizuo, ammaestrata da Horkheimer, Adorno, Marcuse, Derrida, Foucault (la cui malattia-totem è ovviamente l’aids!) che ha occupato le università americane e strumentalizzato il maoismo a occidente, creando appunto la versione definitiva della sinistra bianca. Dopo questo surreale bilancio, il saggio (che ha comunque avuto un enorme successo nell’internet cinese) conclude con una nota positiva:

«La strategia della seconda e della terza generazione della sinistra bianca ha avuto un enorme successo. Quando l’ultima generazione entrò nelle aule delle università, scoprì che gli studenti che avevano occupato gli atenei negli anni ’60 non se ne erano mai andati. Le vecchie guardie del mondo accademico violentemente espulse erano gli ultimi veri rappresentanti del conservatorismo e del liberalismo classico, idee ormai ampiamente screditate. I professori della sinistra bianca portarono i loro studenti in strada e l’ultimo professore liberale della scuola fu lasciato da solo in un’aula vuota.
L’era di benessere che seguì la Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti e in Europa portò a un aumento del numero di studenti universitari. I professori della sinistra bianca avevano molte reclute fresche, specialmente tra gli studenti d’arte. I rampolli furono portati a manifestazioni, proteste e raccolta di firme, senza ricevere alcuna formazione paragonabile a quelle delle generazioni precedenti, e dunque disprezzando il liberalismo classico, nonché Kant e Hegel. Come nuovi idoli, essi adottarono Sartre e Foucault: ma come si può pretendere di capire Sartre e Foucault senza leggere un po’ di Kant e Hegel? È una presa in giro.
Una caratteristica fondamentale della sinistra bianca è la devozione superficiale e fanatica: superficiale perché priva di una formazione di stampo classico, e fanatica per lo stesso motivo. Gli studenti non si confrontano mai con opinioni che differiscono dalle loro e reagiscono violentemente quando costretti a farlo. L’essenza della sinistra bianca si può riassumere in una formula: “No alla logica, sì alle sensazioni personali; no a un approccio scientifico, sì agli schiamazzi”.
A causa della superficialità dell’educazione della sinistra bianca, i giovani liberal occidentali non sono in grado di discutere di quelli di destra, siano essi conservatori o sostenitori del liberalismo classico. Tutto ciò esaspera solo la paura, la rabbia e l’isolamento. Se non mi credete, date un’occhiata alla sezione dei commenti dei siti liberal: i commenti sono chiusi! Mentre ai siti conservatori non importa nulla delle critiche altrui.
La nuova sinistra bianca ha deviato dal sentiero tracciato dalle sue precedenti generazioni: hanno trasformato ogni aspetto della vita in una protesta di strada, sono attori piuttosto che pensatori. I rifugiati, i neri e gli omosessuali vengono portati in palmo di mano come simboli del movimento. Sono violenti ma i loro obiettivi sono confusi. È come la sinistra cinese che si traveste da sinistra bianca e tenta di intralciare un povero camionista che trasporta un carico di cani al macello [sic?!?].
La superficialità intellettuale, l’isolamento e la violenza costituiscono le caratteristiche principali della moderna sinistra bianca. Hanno imposto il pensiero unico nel mondo accademico, attraverso il quale l’hanno poi diffuso in tutta la società occidentale. Le rivolte e le proteste in seguito all’elezione di Trump confermano quanto detto.
La vittoria di Trump è solo una piccola pietra gettata dalla fionda dell’umanità contro il gigante che stiamo affrontando, l’epidemia spirituale della sinistra bianca. La strada per la redenzione per la civiltà occidentale è però ancora lunga».

Ipse dixit. Quando anche i cinesi iniziano a darti lezioni di liberalismo e scorrettezza politica, vuol dire che è forse venuto il momento di sbarazzarsi di ogni tabù ideologico e riprendere in mano il proprio destino culturale, oltre a quello politico.

5 thoughts on ““Sinistra Bianca”: come i cinesi sbeffeggiano le élite progressiste occidentali

  1. «Quando anche i cinesi iniziano a darti lezioni di liberalismo e scorrettezza politica, vuol dire che è forse venuto il momento di sbarazzarsi di ogni tabù ideologico e riprendere in mano il proprio destino culturale, oltre che quello politico»

    Come?

    1. Come italiani, riprendendosi l’egemonia in quel campo, e come occidentali opponendosi a qualsiasi progetto di censura in qualsiasi forma esso si presenti. Tu avevi in mente altro?

      1. In realtà “sento” di essere d’accordo con molte tue osservazioni (dico sento perchè avverto un divario notevole tra la tua capacità intellettuale e la mia). Quindi non ho in mente altro. Piuttosto proprio perchè trovo così ben centrate le descrizioni del problema non ho alcun sentore di come si possa riprendere egemonia in un campo quando l’identità necessaria minima per farlo sembra essere così frammentata.
        Buh, non so se ho reso l’idea, se ti dico che sono un fan di A. McIntyre del “Dopo la virtù” può chiarire?

        1. Sicuramente chiarisce; in effetti temo che prima ci si dovrà “sporcare le mani” politicamente, cioè passare per il percorso grossier delle identità e delle militanze. Nel frattempo si può anche puntare tutto sulla pars destruens, in attesa di “tempi interessanti”…

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