Ringrazio i lettori per aver prontamente reagito al pezzo precedente nel quale raccontavo le mie sfighe col mainstream, tramite dimostrazioni di solidarietà anche da una prospettiva economica. Oltre a messaggi di comprensione e incoraggiamento, ho infatti ricevuto anche 210 euro in donazioni tramite PayPal. Il fatto che ci sia ancora qualcuno disposto a inviarmi soldi è sicuramente un incentivo per continuare a scrivere con la massima libertà, anche se noto con preoccupazione che ormai l’elemosina è divenuta l’unica occasione di guadagno rappresentata dal blog.
Rispetto al passato è evidente il crollo delle remunerazioni provenienti dal programma di sponsorizzazione di Google, a fronte di un aumento non indifferente di visite. Per quanto riguarda la partnership con Amazon, che comunque mi sta sempre stretta anche se la limito a quei volumi impossibili da reperire in una normale libreria, noto pure in tal caso una limatura delle entrate che comincia lievemente a infastidirmi (alla fine sembra che Satana non riesca nemmeno sulla breve distanza a fornire un prezzo adeguato per un’anima umana).
D’altro canto, ho provato varie volte a proporre un accordo con diverse piattaforme alternative ad Amazon, ma a una collaborazione che comportava zero vantaggi e migliaia di impegni non corrispondeva mai la benché minima remunerazione (a meno di non considerare tale un pdf di un libro reperibile per qualsiasi altro canale -anch’esso “alternativo”, seppur in altro senso-). Questa cosa che la “santa causa” dovrebbe coprire tutti i buchi finanziari penso valga solo per settori molto specifici, come il cinema italiano (o più in generale l’industria culturale, di cui indirettamente si discuteva nel post precedente), i campionati di calcio o il sostegno economico americano a Israele. Il lavoro va pagato, anche se una frase del genere suona ormai come un’eresia.
Ad ogni modo, per chi non avesse voglia di leggersi il mio sermone, ho provveduto a stilarne l’abstract tramite l’intelligenza artificiale:
«The article titled I miei grotteschi rapporti col mainstream (rivelazioni scottanti e angoscianti sue me stesso e la mia arte) published on totalitarismo.blog delves into the author’s intriguing relationship with the mainstream and his own art. He shares anecdotes and reflections that highlight significant aspects of his experience.
The author begins by discussing his time as a teacher and a memorable incident involving his students’ request to play a song by an Italian singer-songwriter named Mahmood. Instead, the author played a song by Betty Curtis, which surprised the students and changed their perception of the Italian-Egyptian rapper.
The article also touches upon a local experimental rock band from Monza. The author claims to be the undisclosed author of three lyrics from the band’s most famous album. He recount how his father encouraged him to submit poems to the band for a school contest, resulting in one of his texts being used for a successful song. The author defends himself against accusations of plagiarizing his own poetry.
Throughout the article, the author expresses dissatisfaction with the mainstream and the dominant cultural industry. He critiques the pseudo-leftist environment in which success in the cultural industry is considered the ultimate achievement. The author reflects on the obsession with visibility in the entertainment world, particularly among progressives seeking cultural hegemony.
In summary, the article presents the author’s personal experiences and reflections on the mainstream and cultural industry. It explores instances where his actions challenged preconceived notions and unveils his perspective on the pursuit of success and recognition in the cultural sphere».
Ho risposto a quasi tutti i commenti (per visualizzarli nella versione per cellulari dovete cliccare sul tasto “aggiungi commenti” in coda al post). Mi ha fatto piacere che nessuno abbia dubitato delle mie storielle: è probabile che il tutto sia talmente assurdo da poter essere solamente creduto e basta.
D’altronde non volevo stabilire il principio che siccome la vita (= l’industria culturale) è stata profondamente ingiusta con me, ora chi mi legge è obbligato a mantenermi per ristabilire la giustizia universale; semmai volevo invitare chiunque a servirsi dell’unico talento di cui evidentemente sono dotato, ovvero quello di rappresentare l’archetipo dell’eminenza grigia (definizione di Fiorenzo, che non posso che condividere), per raggiungere i propri scopi.
Devo ammettere che in passato, oltre alle richieste di articoli (ricordo ancora quei 30 euri sganciati sulla fiducia per un pezzo generico sull’aviazione…), c’è chi contando sulla mia fama di tuttologo-affabulatore-cazzaro mi ha chiesto “consulenze” per tesi di laurea di ambito umanistico con risultati soddisfacenti per entrambe le parti. Dal canto mio ho sempre garantito la massima riservatezza al riguardo, anche se il fatto che, oltre al lauto compenso, mi sia stata offerta la possibilità di elaborare e approfondire quegli stessi argomenti sul blog dimostra non solo una profonda generosità ma soprattutto una altrettanto notevole onestà intellettuale da parte dei miei lettori.
Mi sono fatto un’idea sulle dinamiche in atto in tali situazioni: qui non si tratta di prendere il fatidico “pezzo di carta” al laurificio facendosi scrivere la tesi dal primo che passa, ma attestare il fatto che l’accademia e più in generale l’istruzione pubblica e privata italiana riesce in modo pressocché sistematico a scoraggiare e demotivare gli studenti più interessanti e motivati.
Per questo credo che certe anime tutt’altro che refrattarie allo studio matto e disperatissimo abbiano comunque voluto rivolgersi al sottoscritto, perché in un singolare rapporto chiasmatico (escludo risvolti erotici, naturalmente) hanno percepito in me una versione di se stessi ancora in grado di occuparsi di un tema con la libertà e la spensieratezza che gli è stata tolta da un percorso accademico grigio e uggioso (vorrei dire “narcotizzante” ma l’aggettivo si presta a qualche equivoco di troppo).
Questo è l’ennesimo paradosso su cui si basano le nostre società e sembra che ogni settore stia in qualche modo “complottando” per realizzare un piano di annientamento sistematico di qualsiasi senso conferibile alle nostre esistenze quotidiane. Tale è il motivo principale per cui mi sono dovuto allontanare inevitabilmente dal “sistema culturale”: esso rende impossibile conciliare arte (che è lavoro) e vita. Tuttavia si tratta di un discorso estremamente complesso e forse altrettanto noioso. L’importante per me è che troviate sempre motivi per sganciare, qualora fosse solo condividere una piccola parte delle vincite al lotto ottenute con i miei calcoli cabalistici.
So che suonerà come una scusa, ma puntualmente perdo il lavoro o mi capita qualche sfiga galattica e comprare i tuoi libri finisce nel sempre più enorme mucchio di cose da fare qualora trovassi un buon lavoro.
I want off this ride.
Non devi assolutamente giustificarti, ci mancherebbe. Potrei augurarti di trovare un buon lavoro, ma forse suonerebbe più come un’anatema che come un buon auspicio. Spero ancora comunque che esista un’alternativa a tutto questo che escluda il gioco d’azzardo o il crimine.
Egregio Mister Tot, dopo tanti anni possiamo finalmente rinfacciarti una piccola distrazione grammaticale: anatema è maschile. Toltaci questa soddisfazione meschina , siamo lieti che il popolo ti sganci del denaro, anche se alla Fondazione questo gioco non è mai riuscito. Del resto anche l’Elia, come è noto, è stato spudoratamente plagiato e orbato della meritata fama.
Grazie! Non correggerò l’errore perché è giusto che ne restino tracce a imperitura memoria; a mia discolpa, posso additare come prima responsabile la propaganda LGBTQ e transessualista, che mi ha portato ad autoconvincermi che anatema fosse il femminile di anatemo, in un estremo tentativo di essenzializzare le desinenze per fermare il dominio dell’indifferenziazione sessuale.
Sarebbe esaltante immaginare un universo parallelo in cui la FES riceve fondi pubblici. Forse tra poco con l’intelligenza artificiale giungeremo a crearlo. Accetti la sfida?
Bada che l’ai è solo un morga su più vasta scala: quando ci parli ti ruba l’anima. Tra parentesi, parlando di indicazioni libresche, avesti poi occasione di leggere il volumetto religioso che ti mandammo?
Sì, a presto una recensione, grazie per avermelo ricordato (non coinvolgerò l’AI per non provocarti)
Ti saremmo grati (oltre che del parere) se ce lo mandassi privatamente. Ci interessa solo il tuo parere, non un link (che per di più arricchirebbe solo il diabolico amazzone).