Le polemiche della cosiddetta “destra frocia” nei confronti di Romano Prodi, colpevoli di aver paternamente (paternalisticamente?) toccato i capelli di una inviata della trasmissione “Quarta Repubblica” di Nicola Porro, sono andate oltre lo stucchevole: ore di diretta su Rete4 e centinaia di pagine per giocare allo “scaccomattismo” contro i sinistri?
Non è seria questa cosa (paragonare il gesto di Prodi a un’aggressione sessuale), e del resto sfugge anche lo scopo politico: cosa dovrebbe rappresentare, una vendetta per gli sfrantumamenti sulle olgettine o per lo smantellamento dell’Iri?
Sta di fatto che è arduo memare sul tema, sia perché è a brevissima scadenza (già stasera non se ne parlerà più), sia perché il “Mortadella” non è comunque un personaggio che ispira simpatia, anche qualora si mettesse a tirare i capelli a ogni giornalista che incontrasse.
Avevo dunque pensato di registrare un pezzo trap sull’evento con la voce stessa del buon Prodi, tuttavia l’effetto mi ha messo quasi i brividi perché sembrava roba da “Striscia la Notizia” 2006, non so se avete presente. Perciò ho optato per un classica rivisitazione, che però non penso avrò tempo di elaborare oltre.
Ma che cavolo mi chiede?
Io non mai detto una roba del genere
in vita mia,
E adesso ti tiro i capelli zia.
Lo so benissimo puttana,
non sono un bambino,
non sono uno zerbino,
Era nel mille nove cento quaranta e uno
gente messa in prigione dai fascisti
e dai nazisti biondi e belli
a cui io tiro i capelli
Cosa pensavano secondo lei,
all’articolo secondo della Costituzione
ai diritti delle donne o dei gay?
Ma il senso della storia ce l’ha lei?
Allora le cito un verso di Maometto
Allah è grande e Prodi è il suo prefetto
Questo è far politica in modo volgare,
le tiro i capelli per farle imparare
Infine, ho pensato di utilizzare la voce di Guccini per fare una versione più adatta al personaggio, ma questa esperienza mi ha insegnato che memare su Prodi è un esercizio ai limiti dell’impossibile…
Ma lei che cavolo mi chiede?
Io non mai detto robe del genere in vita mia,
E adesso ti tiro i capelli zia.
Lo so benissimo signora,
non sono un bambino,
non sono uno zerbino,
Era nel mille novecento quarantuno
gente messa in prigione dai fascisti
e dai nazisti biondi e belli
a cui io tiro i capelli
Cosa pensavano secondo lei,
agli articoli della Costituzione
ai diritti delle donne o dei gay?
Ma il senso della storia ce l’ha lei?
Allora le cito un verso di Maometto
Allah è grande e Prodi è il suo prefetto
Questo è far politica in modo volgare,
le tiro i capelli per farle imparare
Anche l’intelligenza artificiale alle prese con la versione dello Studio Ghibli dimostra una certa refrattarietà…
Il gesto del Mortadella che tira dei capelli in modo così lieve alla giornalista di Rete 4 io non la considero violenza. Un gesto di stizza piuttosto presentuoso e patetico da parte di un vecchio rintronato. Ma non violenza.
Però siccome chi difende il Mortadella ha solennemente affermato che gesti come questi sono allo stesso piano dello stupro, della prevaricazione maschile e in ultimo del femminicidio, come affermano loro – loro – e nelle parole di uno di loro come Carlo Verdelli. il Mortadella è “un cacciatore senza licenza, il picchiatore, il prevaricatore, l’assassino, il bullo che umilia la debole fino ad annichilirla.”
E aggiungo, un figlio rintronato del patriarcato.
Avevo una maestra delle medie (femminista bigotta di sinistra cattolica tendente al catto-comunismo) delle media che aveva una venerazione per la figura di Romano prodi, quasi da arrivare all’amore platonico credo.
Comunque, sui social alcune femministe di sinistra hanno difeso Romano Prodi, se lo avesse fatto un uomo di destra oppure un reazionario ci sarebbero state reazioni isteriche.
In ogni caso Romano Prodi rappresenta il finto buonismo e il finto essere buoni degli emiliani-romagnoli di sinistra che hanno parecchi lati oscuri.
Per esempio, l’odio antropologico dei emiliani di sinistra nei confronti delle “basse” oppure l’odio metropolitano degli emiliano romagnoli di sinistra e comunisti nei confronti delle provincie, disposti a essere più gentili con uno straniero extracomunitario che con uno stesso italiano della proprio regione.
Riguardo l’odio antropologico dell’Emilia Romagna delle sinistre nei confronti delle “basse” potresti farci un articolo.