
Ringrazio tutta la fanbase che mi tagga e mi manda dm ma Twitter mi ha bloccato per una settimana e non posso farci nulla. Il motivo peraltro è piuttosto banale: un tweet in cui do a Jack Dorsey del “ritardato” (in senso goliardico e scherzoso, naturalmente) perché ha confuso un meme con un claim about election fraud.
Twitter mi ha preso per Trump… Quel cazzone di @jack è stato appena smutandato da Ted Cruz, non ha alcuna base per discettare sulla legalità delle elezioni… e comunque gli screenshot erano per il #Construmpino de @ilReazionario, che cazzo vuole questo?https://t.co/b1cBTDH8zw pic.twitter.com/8SAoORrNwQ
— Mister Totalitarismo (@mrtotalitarismo) November 21, 2020
sono bloccato per una settimana da Twitter perché ho dato del “ritardato” a Jack Dorsey dopo che ha contrassegnato un…
Pubblicato da Totalitarismo su Domenica 22 novembre 2020
In realtà il povero @Jack era già stato ampiamente smutandato da un vecchio arnese repubblicano come Ted Cruz, che in Senato si è fatto beffe della pretesa del CEO dall’uccellino blu di considerarsi “esperto di brogli elettorali”.
In effetti avrei potuto evitare di insultare direttamente il patron del sito d’incontri omosessuali più ghei di tutti i tempi, ma rinunciare a una battuta non fa parte del mio stile. Ad ogni modo, a considerare i “termini di servizio” di Twitter (un account può essere cancellato “senza alcun motivo” o, se proprio è necessario trovarne uno, per esaurimento dell’appeal commerciale), potrei persino ammettere che mi è andata bene.
La colpa di tutto ciò, in parte, è anche di Donald Trump (proprio lui) che aveva promesso di creare un social network “politamente scorretto” ma poi si è limitato solo a una app per la propaganda elettorale. La trovata di trasferirsi su Parler, il nuovo “social di estrema destra” (come lo descrive la stampa), è ormai tardiva e probabilmente destinata al fallimento: d’altro canto, prima del Presidente, si era già mosso il solito Ted Cruz, che già il giugno scorso aveva annunciato l’apertura di un profilo sulla piattaforma (senza nemmeno abbandonare Twitter…).
I’m proud to join @parler_app — a platform gets what free speech is all about — and I’m excited to be a part of it. Let’s speak. Let’s speak freely. And let’s end the Silicon Valley censorship. Follow me there @tedcruz! pic.twitter.com/pzUFvhipBZ
— Ted Cruz (@tedcruz) June 25, 2020
Sinceramente non credo che mi registrerò al nuovo social solo per ripicca nei confronti di @Jack. Anzi, a dirla tutta lo farei solo per quello, ma la richiesta del numero di telefono come biglietto da visita non mi pare un granché, soprattutto per una piattaforma che si presenta come alternativa.
Inoltre, in tema di privacy, penso di aver già dato con quel baraccone di VKontakte, che ho smesso di utilizzare all’istante (nonostante avessi appunto rivelato ai servizi segreti russi il mio recapito per portare a termine la bizantina e patafisica procedura di “validazione” dell’account) non appena mi sono ritrovato in sovraimpressione su un’immagine pubblicata nella mia pagina anonima il mio indirizzo di casa (comune, cap, via e numero civico compresi).
A questo punto l’unica cosa che resta è farsi i caxxi propri.
PS: Per solidarietà, potete spammare il blog e farmi fare i soldi con Adsense.
Il problema è che ormai la maggior parte della gente ha il cervello interfacciato direttamente con Facebook e Twitter, quindi per quanto i patron di queste due piattaforme non abbiano nessun diritto (e forse nemmeno le competenze) per “certificare” cosa sia vero e cosa no, la cosa importante (e preoccupante) è che possono comunque premere i loro bottoni colorati e in pratica manipolare la realtà a piacimento (tanto ormai quello che è reale è ciò che passa dallo schermo del telefonino).
Praticamente è 1984, però il tutto è gestito da società private, e non da uno stato dittatoriale (anche se alla fine probabilmente diventeranno la stessa cosa).
Après Nous le Deluge!!!