Stati Uniti: dieci anni di galera per un meme

È di oggi (1° aprile, ma non è uno scherzo) la notizia che il “propagandista di estrema destra” (in realtà un semplice mematore), il 33enne Douglass Mackey, noto sul web principalmente come Ricky Vaughn, già in prigione dal 2021, rischia di esser condannato a dieci anni per aver “interferito con le elezioni americane” e “tentato di sovvertire il processo democratico”.

L’accusa, in due parole: durante le elezioni del 2016 Mackey avrebbe “cospirato” con altri influencer per diffondere messaggi fraudolenti agli elettori di Hillary Clinton, facendo loro credere (CON DEI MEME!!!) che si potesse votare legalmente anche via sms o attraverso i social.

Stiamo parlando SOLO DI MEME, giuro. Più precisamente, di questi due (sono proprio due di numero):


Come vedete, sono delle parodie di locandine nelle quali si invitano i sostenitori della Clinton a “saltare la fila e votare da casa”. Una burla messa in atto da migliaia di utenti social di entrambi gli schieramenti: ricordiamo la “comica” Kristina Wong, naturaliter democratica, che nel 2016 pubblicò un messaggio praticamente identico, ancora in bella vista su Twitter.

Questa “trollata” peraltro viene proposta da anni anche durante le elezioni italiane, quando qualche parapiddino cerca di convincere i “populisti” che i poteri forti cancelleranno i loro voti a matita sulla scheda elettorale, invitandoli perciò a portarsi di nascosto una penna e marcare in modo indelebile la crocetta (pratica che chiaramente porterebbe all’annullamento della scheda stessa). Nessuna conseguenza nemmeno per loro, come è giusto che sia nel sistema in cui viviamo.

Sul caso è intervenuto il primo figlio di Donald Trump, intenzionato (forse) a candidarsi per il 2024, affermando che qualora venisse eletto, grazierebbe immediatamente Douglass Mackey, perché “attualmente viviamo in un Paese dove vogliono mettere un ragazzo in prigione per dieci anni per un cazzo di meme”.

2 thoughts on “Stati Uniti: dieci anni di galera per un meme

  1. Ricordo d’aver letto qualche anno fa un avviso sulla scatola di uno specchietto retrovisore (statunitense? mi sembra che la scritta fosse in perfidalbionico) che recitava qualcosa del tipo: 《Attenzione! Le immagini che vedete nello specchietto sono effettivamente dietro di voi!》
    Non so se fosse un meme, ma considerando la… ferrea logica woke, potrebbe essere stato verissimo… Quindi, anche se la condanna è assolutamente irricevibile, la potrei anche “capire” sul piano teoretico: 《vuoi vedere che i nostri ci cascano, essendo così verosimile per i loro standard mentali?》
    E knumok… Er Adim reva’lge kero’oj mok nu nisa! (ok, Marco Porcio Catone finiva le arringhe in maniera più incisiva, ma io mi accontento 😀 )

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