Rispetto ai discorsi trumpiani sullo Stato dell’Unione degli anni scorsi (quello del 2017 era stato “non ufficiale”, quello del 2018 era fin troppo blando, quello del 2019 il più “variopinto” e infatti l’unico che abbiamo commentato), l’ultimo SOTU del 2020 è stato contraddistinto da qualche “colpo di scena”, rappresentato non solo dal siparietto tra il Presidente e la speaker Nancy Pelosi (lui non le stringe la mano, lei straccia platealmente i fogli col testo del suo discorso), ma anche da un paio di exploit politici degni di nota.
Prima però di affrontare le “anomalie”, vediamo brevemente ciò che rappresenta la nuova normalità dell’era Trump: gli elogi della forza e della prosperità americane, il ribaltamento della mentalità disfattista, un’agenda a favore “dei lavoratori, della famiglia e della crescita” e soprattutto alcuni leitmotiv particolarmente cari a questo Presidente, come il contrasto alla disoccupazione di donne, afro-americani, latinos e asiatici (e non laureati e giovani: ha parlato di blue collar boom, una “esplosione” economica della classe operaia), nonché la tendenza a blandire una delle tradizionali basi “plebee” del Great Old Party, quella dei neri, con il conferimento di una borsa di studio a una ragazzina di colore, l’omaggio a Charles McGee, ultimo rappresentante ultracentenario del Tuskegee Airmen, il primo reparto d’aviazione per gli afro-americani (e a suo nipote tredicenne che aspira a entrare nella Space Force, l’astronautica militare) e la chiusa su due giganti dell’epopea nera d’oltreoceano, Harriet Tubman e Frederick Douglass.
Gli accenti sentimentali, come al solito, si sono sprecati: ex drogati, ex carcerati, bambini malati, madri single, eroi caduti, veterani, soldati che tornano dalla guerra ecc… America is a land of heroes…
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 6, 2020
Anche dal punto di vista dell’agenda politica il menù è stato piuttosto classico: attacchi al globalismo, agli accordi internazionali, alle iniziative dei “santuari” favorevoli all’immigrazione clandestina (annunciando la possibilità dei parenti delle vittime degli immigrati di fare causa alle proprie città), elogio del “muro” (sempre in costruzione), rilancio delle infrastrutture in tutto il Paese, contrasto all’aborto (con la promessa di nuove estensioni al congedo parentale), implementazione del programma spaziale, disimpegno in Medio Oriente, difesa del Secondo Emendamento (to keep and bear arms), del diritto di pregare nelle scuole pubbliche eccetera. Snobbate invece la questione dell’impeachment e il disastro dei caucus democratici in Iowa (con sospetti brogli “tecnologici” ancora contro Bernie Sanders).
Ed ecco la prima mossa “a sorpresa”: dopo aver ricordato il fallimento dell’amministrazione Obama in America Latina (specialmente nei confronti della questione cubana), Trump ha introdotto Juan Guaidó (non presente nell’elenco ufficiale degli invitati) come “unico legittimo presidente del Venezuela” e colto la palla al balzo per attaccare il socialism, intenso naturalmente all’americana (da Maduro a Ocasio-Cortez dunque).
A un certo punto si è messo persino a denunciare un tentato “golpe socialista” sul sistema sanitario americano, che ha coronato i controversi rilievi sul tema spinoso della sanità: Trump ha apertamente rassicurato gli americani sulle famigerate pre-existing condition, quelle che consentono alle assicurazioni di rifiutare la copertura ai malati in base alle loro anamnesi, e ha anche ricordato la legge sulla trasparenza dei prezzi dei farmaci -a suo modo rivoluzionaria- appena varata dalla sua amministrazione. In tema di salute, un accenno anche all’opioid epidemic, la piaga degli oppiacei scatenata dalle grandi multinazionali del farmaco che ha causato centinaia di migliaia di morti specialmente nella middle class bianca e impoverita.
Venendo al secondo colpo di scena, Trump ha concesso una standing ovation al controverso conduttore radiofonico Rush Limbaugh (una versione estremista e stronza di Vittorio Feltri che gli italiani probabilmente conoscono solo per una puntata dei Simpson), il quale ha annunciato pochi giorni fa di avere un cancro ai polmoni in stadio avanzato: anche per questo il Presidente ha voluto rompere l’etichetta facendogli conferire dalla First Lady la Medaglia Presidenziale della Libertà (massima decorazione civile) “in diretta”, invece che in una cerimonia a parte alla Casa Bianca (e forse anche per costringere i dem, che lo odiano visceralmente, ad assistere alla premiazione).
L’ultimo “colpo di scena”, svoltosi tuttavia esclusivamente dietro le quinte, è stata la presenza di Nigel Farage tra gli invitati: mai ripreso dalle telecamere se non per sbaglio, l’uomo della Brexit ha assistito in modo defilato e quasi segreto al discorso di Trump, attestando la vicinanza politica, economica e strategica tra Londra e Washington.