Oggi ricorre l’ennesimo anniversario della Strage di Ustica, una di quelle tante, troppe, “storie italiane” che hanno minato alle basi la solidità della Repubblica (per parlare in politichese). Dopo oltre quarant’anni non si sa né il perché né il percome tutto ciò sia accaduto: Cossiga disse che erano stati i francesi nel tentativo di colpire Gheddafi. Tutto è possibile, ma a mio parere ovviamente i colpevoli sono sempre loro. Parliamoci chiaro: Chi ha creato il paganesimo sciita e divulgato la falsa fede Bahai? Chi ha creato la massoneria, il comunismo e il femminismo? Chi ha distrutto il mondo attraverso l’usura? Chi c’è dietro il traffico mondiale di alcolici? Chi ha inventato il cinema e il teatro? Penso abbiate capito dove voglio andare a parare…
A parte gli scherzi (è soltanto un meme), per parecchio tempo è rimbalzata sul “muro di gomma” la tesi che dietro il disastro potesse esserci stata la solita mano israeliana. A conferma di tale presentimento è stata spesso citata una pagina di Victor Ostrovsky, ex agente del Mossad che dopo aver abbandonato la nota agenzia a metà degli anni ’80 ha passato il resto della sua vita a sputtanarla. Oltre al suo primo e più celebre volume, By Way of Deception (tradotto in italiano col titolo Attraverso l’inganno), esiste anche una sorta di sequel, The Other Side of Deception, nella quale è appunto contenuta la pagina a cui mi riferisco e che di seguito traduco (lo stile è sempre colloquiale e basato sulla cosiddetta boomer taqiyya, cioè la tattica del detto-non-detto – è un altro meme, scusate):
«Verso la fine di gennaio gli inglesi mi chiamarono per parlarmi. Dissero che era urgente e chiesero di venire il giorno dopo. Io accettai. Decisi che avrei approfittato dell’incontro per trasmettere le informazioni su Saddam [per una campagna di disinformazione] che avevo avuto da Uri [un suo contatto] e chiedere a loro di passarle agli americani.
Ci incontrammo nella sala da pranzo dello Chateau Laurier Hotel nel centro di Ottawa. “Cosa posso fare per te?” chiesi all’uomo, che avevo già incontrato una volta.
“Ho solo una domanda, e anche se potresti pensare che sia una curiosità piuttosto singolare, mi è stato ordinato di chiedertelo.”
“Vai avanti”
“Credi, o pensi, oppure sai, se il Mossad potrebbe essere stato coinvolto in quello che è successo al volo 103 esploso sopra Lockerbie?”
Ero sbalordito. Mi ci volle un po’ per rendermi conto di cosa quell’uomo mi aveva chiesto. Risposi quasi automaticamente: “Ma nemmeno per sogno!”
“Perché?”
“Perché non c’era nessuna ragione. Lo escludo categoricamente, tutto qui. Finora, tutte le volte che Israele o il Mossad si sono resi responsabili dell’abbattimento di un aereo, si è trattato di un incidente, direttamente collegato alla cosiddetta sicurezza dello Stato, come l’abbattimento dell’aereo libico sopra il Sinai e l’aereo italiano (che si pensava trasportasse uranio) nel 1980, che ha ucciso ottantuno persone. Non è possibile che abbiano fatto questo [There is no way that they’d do this]”.
“Stai parlando per conoscenza o stai tirando a indovinare?”
“Aspetta qui” dissi alzandomi da tavola. “Farò una telefonata e dopo ne riparleremo”
Feci una chiamata a carico del destinatario dalla hall dell’albergo e dopo pochi minuti ebbi Ephraim in linea: “Abbiamo qualcosa a che fare con il Pan Am 103?”
“Perché me lo chiedi?”
“Dimmi. Devo saperlo, perché se c’entriamo qualcosa, sarebbe la fine del Mossad”.
“No”, rispose senza esitare. Sapevo che mi stava dicendo la verità. Non avrebbe perso l’opportunità per infangare la gestione [attuale] del Mossad».
Dal contesto purtroppo non si riesce a comprendere se Ostrovsky sia serio o meno, posto che nel volume questo è l’unico accenno a Ustica (mentre l’Italia più in generale viene nominata solo in riferimento a un traffico clandestino di armi spacciate per prodotti agricoli diretti in Germania, organizzato con la collaborazione di “un alleato italiano del Mossad, i seguaci di destra di un uomo di nome Licio Gelli e di un gruppo, ormai fuorilegge, chiamato Propaganda Duo [sic], e da un secondo gruppo […] di nome Gladio“) e che anche negli altri suoi libri non si parla mai dell’argomento (semmai l’Autore talvolta pare voler screditare le teorie del complotto riguardanti le presunte stragi del Mossad in Italia).
Fa specie che le dicerie sulla responsabilità dei servizi segreti israeliani nella strage di Ustica, come dicevamo, si rincorrano da decenni. Per fare qualche esempio, nel volume del 1994 Il Quinto Scenario di Claudio Gatti e Gail Hammer (che all’epoca della pubblicazione il portavoce dell’ambasciata israeliana a Roma Amishav Yehoshua, definì “deprecabile” e “prodotto di un’immaginazione troppo fertile”) si ricostruiscono i passaggi attraverso i quali, a partire dall’accordo del 1975 tra l’Iraq e una società francese per la fornitura di uranio arricchito per uso militare, gli israeliani avrebbero erroneamente abbattuto il Dc 9 dell’Itavia credendo che fosse uno degli aerei adibito al trasporto del materiale. Dopo tale “svista”, gli autori affermano che uno dei colonnelli responsabili venne trasferito in California, mentre le operazioni contro Baghdad continuarono nel 1981, con il bombardamento israeliano di un reattore iracheno.
Sempre in quell’anno un generale della Gladio, Gerardo Serravalle, nel volume Il consiglio delle ombre, dedicò un capitolo a Ustica sostenendo anch’egli la tesi dell’errore israeliano: il centro di ascolto di Ladispoli captò un messaggio trasmesso dall’ambasciata di Tel Aviv al Mossad che identificava un cargo con a bordo dei sensori in partenza da Bologna, due giorni dopo scambiato da un F4-E israeliano con il Dc 9 Itavia. A differenza tuttavia del volume di Gatti, l’alto ufficiale sostiene che l’operazione fosse rivolta non contro l’Iraq di Saddam ma contro la Libia di Gheddafi. Intervistato da “Repubblica”, Serravalle dichiarò di aver pensato a un coinvolgimento di Israele “per esclusione”:
«Non ho mai creduto al coinvolgimento degli Usa. Un segreto di tali proporzioni, in un Paese come quello, prima o poi sarebbe saltato fuori. Stessa cosa per i francesi. Figuriamoci la nostra Aeronautica. No, nessuno ha mai saputo niente. Solo pochissimi, a livelli altissimi, sono stati a conoscenza e il segreto ha tenuto. Parlo a livello governativo e di Stati maggiori. Chi ignorava ha intuito. E chi ha depistato, successivamente, lo ha fatto senza sapere cosa dovesse nascondere. Depistava e basta, perché così gli veniva ordinato. Molti dei protagonisti, poi, sono morti, altri scomparsi. Ragionando per esclusione, non restava che Israele. […] Israele era l’unico stato che aveva l’esigenza, di vita o di morte, di distruggere ogni arma che poteva minacciarlo. Quelli erano anni in cui si assisteva ad una frenetica corsa all’esportazione di armi sofisticate. Una parte del nostro governo e uno quota consistenze dei Servizi avevano stretti rapporti con la Libia».
Impossibile trarre una conclusione da tutte queste supposizioni. Ostrovsky lascia a intendere che la responsabilità del Mossad fosse ritenuta quasi scontata all’interno stesso dei servizi segreti israeliani. Tuttavia, ci stiamo sempre rifacendo a ricostruzioni basate dati estemporanei e assiomi che talvolta lasciano il tempo che trovano; l’impossibilità stessa di stabilire che il Paese terzo eventualmente coinvolto fosse l’Iraq o la Libia lascia a intendere la mancanza di qualche prova concreta. Manca ancora il tassello in grado di reggere l’intero mosaico di teoremi. Forse, per ottenerlo, più che affidarsi a giornalisti, romanzieri ed ex-generali (per quanto ben intenzionati), servirebbe un’azione diplomatica decisa e intransigente, ai limiti di una dichiarazione di guerra.