Uno psicologo dell’Università di Liverpool, Ian Donald, ferocemente critico nei confronti di Boris Johnson, approva la strategia del governo inglese considerandola l’unica sostenibile nel lungo periodo (e consolandosi col fatto che BoJo sia troppo stupido per averla elaborata e che quindi la gestiranno altri).
1. The govt strategy on #Coronavirus is more refined than those used in other countries and potentially very effective. But it is also riskier and based on a number of assumptions. They need to be correct, and the measures they introduce need to work when they are supposed to.
— Professor Ian Donald (@iandonald_psych) March 13, 2020
La strategia del governo su #Coronavirus è più sottile di quelle utilizzate in altri Paesi, e potenzialmente molto efficace. Ma è anche più rischiosa e basato su una serie di previsioni che devono dimostrarsi corrette, e su provvedimenti misure che dovreberro funzionare al momento giusto.
Un presupposto di partenza nel Regno Unito è che un numero elevato di persone, almeno fino all’80%, inevitabilmente si infetterà qualunque cosa venga fatta. Dal momento che non si può fermare, è meglio gestirlo. Ci sono risorse sanitarie limitate, quindi l’obiettivo è gestire il flusso dei malati gravi.
Il modello italiano mira a fermare l’infezione. Il Regno Unito vuole l’infezione ma di particolari categorie di persone. L’obiettivo del Regno Unito è quello di avere il maggior numero possibile di persone a basso rischio infettate. Le persone immunizzate non possono infettare gli altri; più ci sono, minore è il rischio di infezione.
Questa è la cosiddetta “immunità di gregge”. Sulla base di questa idea, al momento il governo vuole che le persone vengano infettate, fino a quando gli ospedali iniziano a raggiungere la loro capacità. A quel punto vogliono ridurre ma non fermare il tasso di infezione. Idealmente vorrebbero che il numero di chi entra in ospedale equivalesse a quello dei dimessi.
L’equilibrio è il grande fattore di rischio. Ogni volta che le persone vengono curate, altre persone lievemente malate si riprendono e nella popolazione aumenta la percentuale di persone immunizzate che non possono infettare. Possono anche tornare al lavoro e andare al pub, vivere normalmente.
Il rischio è riuscire a gestire accuratamente il flusso di infezione rispetto alle risorse sanitarie. I dati sui tassi di infezione devono essere accurati, le misure che introducono devono funzionare nel momento giusto e nella misura giusta, altrimenti il sistema ne verrebbe sopraffatto.
Scuole: i bambini generalmente non si ammalano molto, quindi il governo può usarli come strumento per infettare gli altri. E quando c’è bisogno di rallentare l’infezione, il rubinetto può essere disattivato – a quel punto si chiudono tutte le scuole. Ma è politicamente rischioso affermarlo apertamente.
Lo stesso per manifestazioni ed eventi: fermali quando vuoi rallentare i tassi di infezione, cioè chiudere un altro rubinetto. Ciò significa che le scuole, ecc. sono chiuse per un periodo più breve e con una popolazione immunizzata in crescita. Tutto ciò è sostenibile.
Dopo un po’ la maggior parte della popolazione è immune, i malati gravi hanno tutti ricevuto cure e il Paese può resistere. I più vulnerabili sono quindi meno a rischio. Questo è lo stato finale a cui il governo punta e che potrebbe raggiungere.
Ma una questione chiave durante questo processo è la protezione di coloro per i quali il virus risulterebbe fatale. Non è chiaro le misure messe in atto per proteggere quelle persone. Il governo presuppone che possa “misurare” l’infezione, che le aspettative comportamentali siano soddisfatte: le persone si comporteranno come loro credono?
La strategia italiana (e non solo) è quella di bloccare quante più infezioni possibili o tutte le infezioni. Questo è allettante, ma poi che si fa? Le restrizioni non sono sostenibili per mesi. Le maglie prima o poi si allenteranno, e ciò porterà al riemergere dei contagi.
Quindi i tassi ricominceranno a salire. Quindi si dovranno reintrodurre restrizioni ogni volta che aumentano i tassi di infezione. Questo non è un modello sostenibile e richiede molto più tempo per raggiungere l’obiettivo di una popolazione in gran parte immune dal basso rischio di infezione delle persone vulnerabili.
Man mano che il governo inglese cerca di raggiungere un equilibrio tra ricoveri e infezioni, ci saranno altri interventi: forse è per questo che al momento ci sono pochi spot sul rimanere a casa. Stanno percorrendo un sentiero stretto, ma forse sensato.
Questa è probabilmente la migliore strategia, ma dovrebbero spiegarla più chiaramente. Si basa su molte ipotesi, soprattutto comportamentali, che andrebbero chiarite. La cosa consolante è che la strategia è così intelligente che Boris Johnson non avrà alcun ruolo nella sua realizzazione.