Uno dei più illustri e onorabili rappresentanti della cosiddetta “linguistica fantastica” è l’attivista tamil (nonché etymologist) Devaneya Pavanar, il quale identificò nel tamil la lingua primordiale dell’umanità, discendente diretta dell’idioma parlato nel leggendario continente di Lemuria, culla della civiltà.
Ricollegandomi alla discussione sul greco come lingua elettiva, la proporzione Tamil : Lemuria = Greco : Atlantide in verità non aggiunge alcunché a una discussione di per sé delirante, che anzi rischia di scivolare sul terreno minato della politica (come dimostrano, da una parte, i risvolti del nazionalismo dravidico e del purismo tamil ispirati a Pavanar e, dall’altra, le vicende legate alla questione della katharevusa e della lotta per la democrazia -anche linguistica- in Grecia).
Sfortunatamente non ho esperienza col tamil per poter accertare una qualche somiglianza con la lingua dell’“Adamo” lemuriano (a dirla tutta non conosco nemmeno quella): posso per il momento constatare che lo stesso nome tam-il, ricondotto da un’etimologia a one’s own speech, farebbe la gioia di quell’Alfred Kallir evocato a proposito dell’idioma ellenico, il quale sosteneva che
«la radice on unisce il greco mONos, il francese mON, i termini inglesi alONe, ONly, e ONe» perché «quando una persona è sola, è l’unica e sola che vale, geneticamente, come la prima (soggettivamente in inglese my own, “la mia propria”) persona, prima che altre se ne presentino» (Segno e disegno, p. 121).
Se avesse conosciuto il tamil, Kallir ne avrebbe forse dedotto che la lettera த, corrispondente al suono “ta” e presente in அந்த [“anta”], valevole sia come articolo determinativo sia come pronome dimostrativo, rappresenta la testa di bue e il fallo maschile (avrebbe anche utilizzato quell’“an” per corroborare le sue teorie sulla “A”). Che sia questa la pista giusta per risalire al lemuriano?