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Tanti cari auguri Senatore Razzi

Oggi 22 febbraio è una giornata molto speciale: è il compleanno del senatore Antonio Razzi, l’unico politico italiano attualmente degno di questo nome. Devo ringraziare quest’uomo perché mi ha dato la forza di tirare avanti nei momenti più difficili: in primis garantendomi la sua amicizia su Twitter,

e poi ringraziandomi personalmente per la recensione alla summa del suo pensiero, Te lo dico da Nobel.

La proiezione internazionale del Senatore è sottovaluta perché gli italiani ormai non riescono più a pensare in grande: sono provinciali, gretti e politicamente corretti. Eppure l’opera di Razzi, nella sua semplicità, mostra a un Paese che ormai sembra aver perso la propria identità come recuperare velocemente il ruolo che gli spetta nello scacchiere internazionale.

Antonio Razzi è uno di noi: è un “uomo libero” che ragiona fuori dagli schemi, non cede alle mode, segue il proprio istinto e non è schiavo di nessuno. Purtroppo in questi tempi mediocri non riesce a ottenere il riconoscimento che merita, ma rimane la speranza che “in another country, with another name” possa finalmente avere ciò che gli spetta: Nemo propheta in patria, dice del resto il motto. E in effetti è quanto accaduto, nella sua patria elettiva, la Corea del Nord, dove è onorato come quel genio della geopolitica, sagace mediatore e perno degli equilibri mondiali quale è (“Io sono Razzi. E di Razzi ce n’è uno solo”).

Il senatore Antonio Razzi, un gigante della geopolitica. L’asse Pescara-Zurigo-Pyongyang nuovo pivot d’Eurasia

Antonio Razzi è un vero “cittadino del mondo” che sa fare la cosa giusta al momento giusto. Abruzzese di nascita, ha passato la giovinezza a Giuliano Teatino (suo paese natale), fino al 1965 quando è dovuto emigrare in Isvizzera, nel Canton Lucerna, per lavorare per la ditta tessile Viscosuisse. Nel 1977 fondò il Centro regionale abruzzese di Lucerna e, quarant’anni dopo, nel 2007, ha scelto di visitare la Corea Del Nord trovandola “pulita e precisa come la Svizzera”. In seguito ha svolto il compito di pacificatore tra le due parti del Paese e tra i vicini asiatici (in particolare Cina e Giappone), suggerendo come modello di riunificazione il federalismo europeo (il suo pensiero europeista va da Victor Hugo a Silvio Berlusconi).

Come numerosi lustri a questa parte, Razzi ha festeggiato con la consorte Maria Jesús Fernàndez (anche lei lavoratrice emigrata in Svizzera, di origine spagnola), con la quale si è recato in Corea una solta volta, per visitare una scuola. Anche in quella occasione, il Senatore ha trovato modo di regalarci un affascinante quadro di una vita più semplice e dignitosa, che gli italiani che lo disprezzano hanno ormai dimenticato…

«Una scuola perfetta, pulitissima e attrezzata. In una delle aule c’era un gruppo di bimbi piccolissimi, avranno avuto due o tre anni, che giocavano seguiti da alcuni docenti. Erano meravigliosi, sembravano dei pulcini. Maria Jesús si commosse molto. E notammo una cosa: alcuni erano intenti a fare delle costruzioni, altri a giocare con paletta e secchiello, altri ancora con fogli di carte e matite o dei mini strumenti musicali. Fu mia moglie a parlare.
“Come mai non fanno tutti lo stesso gioco?”, chiese.
“Perché pensiamo di aver individuato, già dalla loro età, delle tendenze. Quelli che giocano con i mattoncini potrebbero essere portati per l’ingegneria, gli altri per la pittura o la scrittura altri ancora per la musica o l’agricoltura. Assecondiamo le loro vocazioni, in pratica. Di solito le statistiche sono buone”.
Un ragionamento pedagogico che ci lasciò ammirati».

PS: A riprova delle osservazioni di Razzi, notiamo a nostra volta che tutta la propaganda nordcoreana è all’insegna della valorizzazione della vocazione individuale, indirizzata a un bene superiore, quello della patria. Di seguito qualche esempio (qui una raccolta di manifesti degli ultimi decenni)

“Prevenzione primaria e assistenza sanitaria gratuita” (scritta luminosa)
“Difendiamo il diritto alla salute di tutto il popolo!” (didascalia)
“Il pensiero – la lotta – lo stile di vita”
“Come il Songun comanda!”
“Modernizzazione”
“La itticoltura è una miniera d’oro!”
“Sventola una bandiera rossa per ogni campo conquistato dalla rivoluzione!” (didascalia)
sulle bandiere: “Rivoluzione ideologica”, “Rivoluzione culturale” (문화 대혁명), “Rivoluzione tecnologica”
“È il 65° anniversario!”
“È il momento di costruire assieme una nazione potente e prospera!”
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