Tavistock: la propaganda transessualista dal cuore dell'”impero della mente”

Alla fine dello scorso luglio il governo inglese ha dovuto chiudere la clinica Tavistock per la feroce propaganda a favore del cambio di sesso fatta su bambini e adolescenti.

Il Tavistock, come entità (suddiviso in istituti, trust e cliniche), è da sempre una punta di diamante del cosiddetto “impero della mente” britannico: nato negli anni ’20 del secolo scorso per iniziativa dello psichiatra scozzese Hugh Crichton-Miller (1877-1959), col patrocinio del duca di Kent Geroge (1902-1942), bisessuale e cocainomane, tra i suoi dirigenti di spicco ha avuto John Rawlings Rees (1890–1969), psichiatra militare fervente devoto all’eugenetica e ideatore di diversi metodi per il controllo delle masse in tempo di guerra ma soprattutto di pace.

È nota la famosa affermazione di Winston Churchill nel suo discorso ad Harvard del 1943: “Gli imperi del futuro saranno gli imperi della mente”; meno noto invece che l’arma segreta per stabilire questa nuova forma di controllo mentale universale fosse proprio l’élite di psicologi-manipolatori del Tavistock. Questo giusto per inquadrare storicamente l’istituzione.

Tornando ai giorni nostri, a finire nel mirino di una commissione indipendente è stato il Gender Identity Development Service (“Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere”), che a quanto pare distribuiva farmaci bloccanti della pubertà in maniera troppo disinvolta. Così lo presenta il sito ufficiale del Tavistock and Portman NHS Foundation Trust:

“L’Unità di Sviluppo dell’Identità di Genere è stata fondata nel 1989 presso il Dipartimento di Psichiatria Infantile del St Georges Hospital da Domenico Di Ceglie, del Dipartimento Adolescenti del Tavistock, per offrire supporto ai giovani che provano disagio per la loro identità di genere. Nel 1994, il GIDS si è trasferito al Tavistock and Portman NHS Trust, stabilendosi inizialmente presso la Portman Clinic. Dal 2009 il servizio è stato commissionato a livello nazionale da NHS England ed è quindi cresciuto in dimensioni e importanza all’interno del Trust. Rimane un servizio unico nel Regno Unito ed è un servizio pionieristico e riconosciuto a livello internazionale”.

Negli ultimi dieci anni le richieste di assistenza al Gids erano passate da 250 a 5000, trasformandolo in una sorta di “transificio” (per usare un’espressione delle femministe radicali). Come sottolinea Avvenire:

“Lo staff della Tavistock è stato accusato di aver adottato un atteggiamento superficiale con un incoraggiamento indiscriminato verso la prospettiva di una transizione di genere anche di fronte a casi d’incertezza – caratteristici dell’adolescenza – rispetto alla propria identità. Tra i casi più problematici emersi, anche quelli relativi a minori con disturbi dello spettro autistico avviati alla riattribuzione di genere. Un approccio che ha suscitato crescenti resistenze nel mondo medico e in quello politico ma anche nei media e in settori del femminismo britannico che contestano la propaganda sull’autodeterminazione di genere”.

Già nel 2018 lo psichiatra David Bell, dirigente per oltre vent’anni del GIDS, aveva compilato un rapporto interno (poi arrivato ai giornali) in cui denunciava la manipolazione messa in atto sui bambini. Dopo l’emersione dello scandalo, lo stesso Bell in un’intervista al Guardian (maggio 2021) ha affermato che la clinica assecondava troppo le volontà dei genitori dei bambini, che alcuni di essi venivano sottoposti a trattamento dopo appena due sedute (gestite da psicologi inesperti e sottopagati) e che persino un bambino di otto anni era stato indirizzato a un endocrinologo per il trattamento.

Il caso che ha alienato le simpatie del Servizio Sanitario britannico verso il GIDS è stato quello della ventiquattrenne Keira Bell, alla quale il Tavistock a 15 anni, dopo solo tre sedute, aveva prescritto una terapia ormonale con iniezioni di testosterone (prodromica alla mastectomia, a cui si è sottoposta a vent’anni) che le ha causato danni irreversibili. Dopo un verdetto a suo favore, alla fine del 2021 la Corte d’appello inglese ha parzialmente ribaltato la sentenza (rimandando ai medici la competenza sul consenso ad assumere terapia per gli individui al di sotto dei sedici anni), tuttavia questo non può naturalmente far gioire il Tavistock, che oltre alla chiusura ora rischia, come informa il Daily Mail, un’azione legale di massa da parte di un migliaio di famiglie a cui figli sono stati somministrati farmaci in maniera indiscriminata.

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