Esiste una stranissima lettera di Teilhard de Chardin sulla quale finora solo i critici del teologo hanno richiamato l’attenzione. Si tratta di un documento riportato nel volume Letters to two Friends 1926-1952 (The New American Library, New York, 1968, pp. 99-100), un carteggio con alcuni “amici americani” depurato da ogni riferimento personale, tradotto in francese come Accomplir l’Homme. Lettres inédites à deux amies américaines (Grasset, 1968).
Il passaggio è segnalato nel volume di Thomas Molnar Vero e falso dialogo (Borla, Torino, 1968, p. 64, n. 3), il quale lo utilizza per smontare il credito ottenuto dal gesuita con la sua teologia “avveniristica”:
«Padre Teilhard de Chardin vedeva nel nazionalsocialismo, come pure in tutti i movimenti e regimi totalitari, una forza positiva seppur deviata. In una lettera da Pechino (5 agosto 1941) egli scriveva: “Fondamentalmente l’unica cosa nella quale io credo, l’unica che ho scelto, è che si deve credere nel Futuro della Terra, il quale coinciderà con la totalizzazione dell’Umanità. Ed è questo il motivo per cui dal settembre 1939 io non mi sono curato di questa guerra la quale, dal punto di vista francese, era soltanto una difesa dell’egoismo e dello status quo. L’idealismo costruttivo, per quanto distorto, era dall’altra parte”».
Ora, grazie a internet, è possibile ricostruire il testo completo della missiva. Ovviamente sono “cose che si dicono”; anche se la tentazione di rileggerne tutta la filosofia alla luce di tale citazione è potente:
“A profound source of personal irritation is my inability to take sides in the conflict. You have often told me and you would probably tell me again, “one must choose.” But on the contrary, I do not see what to choose between, because the conflict seems badly stated theoretically (not to mention that at this time the two sides include the most incongruous elements). Fundamentally, the only thing I believe in, the only thing I have chosen, is that one must believe in a Future of the Earth which will coincide with a “totalisation” of Humanity. My “enemies” are those who deny Progress. And this, by the way, is why since September 1939 I have not cared for this war which, from the French point of view, was merely a defence of egoism and the status quo. The constructive idealism, however distorted, was “on the other side”. For the last year, fortunately, things have been changing, and the democracies are beginning to understand that freedom is a thing that is won by means of organized effort. But the separation of the elements is far for complete. In the present conflict I see above all the unlawful clash of two complementary human ideals — the clash being caused by the baneful influence on both sides of those who, under cover of noble words, are only interested in their own immediate gain. No one will ever dissuade me from thinking that the real divide, the real human conflict of today, is not between democrats, fascists, communists, and Christians, but between those who do and do not believe that there is a Humanity to be constructed over and above man (to save and complete Man, to be precise). It is a struggle between Stability and Movement. If only this essence of the conflict could appear for what it is, then would we not have the courage to fight and the willingness to give our lives! And how the shape of the front would be transformed!”
«L’incapacità di schierarmi in questo conflitto rappresenta per me una profonda fonte di irritazione personale. Mi hai spesso ripetuto, e probabilmente me lo ripeterai ancora, che “bisogna schierarsi”. Tuttavia non capisco cosa dovrei scegliere, dal momento che il conflitto sembra teoricamente poco fondato (per tacere il fatto che entrambe le parti annoverano gli elementi più contraddittori).
Fondamentalmente l’unica cosa nella quale io credo, l’unica che ho scelto, è che si deve credere nel Futuro della Terra, il quale coinciderà con una “totalizzazione” dell’Umanità. I miei “nemici” sono quelli che negano il Progresso. E questo, tra l’altro, è il motivo per cui dal settembre 1939 mi sono disinteressato di questa guerra che, dal punto di vista francese, rappresenta solo una difesa dell’egoismo e dello status quo. L’idealismo costruttivo, per quanto distorto, stava tutto “dall’altra parte”. Nell’ultimo anno fortunatamente le cose sono cambiate, e le democrazie hanno iniziato a capire che la libertà è una cosa che si raggiunge per mezzo di uno sforzo organizzato. Ma la separazione degli elementi è lontana dall’essere completa. Nel presente conflitto vedo soprattutto lo scontro irregolare di due ideali umani complementari, uno scontro causato dalla funesta influenza su entrambi lati di coloro che, ammantati di belle parole, hanno a cuore solo i propri interessi immediati. Nessuno potrà mai impedirmi di credere che il vero spartiacque, il vero conflitto umano di oggi, non è tra democratici, fascisti, comunisti, e cristiani, ma tra chi pensa che sia necessario costruire un’Umanità sopra l’uomo e oltre l’uomo (per salvare e completare l’Uomo, a essere precisi) e chi invece no. È una lotta tra Stabilità e Movimento. Se solo l’essenza del conflitto apparisse per quella che è, allora sì troveremmo il coraggio di combattere e di dare la vita! E come cambierebbe la forma degli schieramenti!»