Togliere il diritto di voto alle donne? Un dialogo platonico ci spiega perché è la cosa giusta da fare

Tramite un ardito lavorio filologico, siamo giunti alla riscoperta di un terzo dialogo platonico inedito (qui il primo e qui il secondo), nel quale il nostro buon Socrate contesta a un giovane Menessio la pedestre opinione che le donne debbano avere il diritto di voto

Menessio: Socrate, posso confidarti un pensiero?

Socrate: Se è tuo davvero, Menessio, allora certamente; se invece è preso a prestito da qualche sofista, meglio restituirlo.

Menessio (sorridendo): Credo che le donne dovrebbero avere parte nel governo della città.

Socrate: Davvero? E su cosa fondi questa convinzione?

Menessio: Su ciò che è giusto. Non sono anch’esse abitanti della polis? Non crescono i futuri cittadini, non amministrano le case, non lavorano come e spesso più degli uomini?

Socrate: Interessante. E secondo te, chi deve suonare la lira nella festa di Dioniso?

Menessio: Chi sa suonarla meglio.

Socrate: E chi deve guidare una nave nel mare in tempesta?

Menessio: Chi ha appreso l’arte della navigazione.

Socrate: E chi deve votare le leggi in assemblea?

Menessio (esitante): Chi è cittadino.

Socrate: Dunque non chi è competente, ma solo chi è cittadino?

Menessio: Deh, idealmente entrambi.

Socrate: Ma non sempre accade. Ora, dimmi: le donne, sono state educate nella grammatica, nella retorica, nella filosofia, nelle leggi?

Menessio: No, perché la legge glielo impedisce.

Socrate: E allora, vorresti che chi non ha studiato l’arte del medico, curasse i malati?

Menessio: No, certo.

Socrate: Eppure vuoi che chi non ha studiato l’arte del legislatore, contribuisca a fare le leggi?

Menessio (arrossendo): Non è colpa loro se non hanno studiato…

Socrate: Ah, quindi ora il diritto si dà non a chi è capace, ma a chi è vittima? È questo che chiami giustizia, Menessio?

Menessio: Ma se potessero studiare… se ricevessero la stessa educazione…

Socrate: “Se”, dici. Ma la città si governa con ciò che è, non con ciò che potrebbe essere. E se domani i muli cominciassero a parlare, li inviteresti all’Assemblea?

Menessio (indignato): Non è lo stesso! Le donne sono esseri razionali.

Socrate: Ragionevoli, forse. Ma non educati al logos pubblico. E tu stesso hai ammesso che la democrazia richiede competenza. Allora, o rinneghi questo, o ammetti che è giusto escludere chi non è preparato. Ti chiedo: quale delle due vie scegli?

Menessio (a bassa voce): Non lo so più, Socrate.

Socrate (con tono severo ma calmo): Quando il cuore si agita prima della mente, chiamiamo pietà ciò che è solo confusione. Non è ingiusto chiedere alla nave di avere un timoniere esperto. Lo è invece consegnarla a chi non ha mai visto il mare.

Menessio: O Socrate, quando tu dici che le donne non sono educate al logos, forse hai ragione. Non c’è però nulla nella loro natura che impedisca l’educazione. Forse la nostra città ha semplicemente sbagliato nel tenerle lontane dalle scuole.

Socrate (pensieroso): Uhm. Ti dirò, Menessio, che il legno può essere curvato, ma solo fino a un certo punto. Dopo si spezza.

Menessio: Vuoi dire che la natura femminile è inadatta alla filosofia? O alla politica?

Socrate: Ti chiedo: hai mai visto una donna governare senza che la casa ne soffra?

Menessio (esita): Aspasia governa molte conversazioni, e non pochi uomini.

Socrate: Aspasia è un’eccezione. E come ogni eccezione, conferma la regola. Dimmi, qual è il mestiere naturale della donna?

Menessio: La casa. I figli. L’ordine domestico.

Socrate: E perché proprio quello?

Menessio: Perché… lì eccelle.

Socrate (con tono affilato): Perché lì è contenuta. Vedi, caro Menessio, l’uomo è un essere che tende al fuori, alla conquista, alla guerra, alla legge. La donna tende al dentro: al focolare, al corpo, al ciclo. Ella è soggetta alla luna, e cambia come essa.

Menessio (infastidito): Ma questo è un pensiero antico, quasi poetico!

Socrate: La poesia, talvolta, coglie ciò che la logica non osa. La donna, con il suo ventre, è ricettacolo; l’uomo, con la sua mente, è legislatore. Non ti pare che vi sia una corrispondenza fra natura e funzione?

Menessio (cerca di reagire): Ma allora anche il contadino è corpo, eppure vota! Anche l’artigiano, anche il guerriero!

Socrate: Sì, ma ognuno di essi può, in tempo di pace, essere chiamato a esercitare logos e aretè. La donna, invece, è assorbita dalla physis — e la physis femminile è ciclica, non lineare. Dove l’uomo si proietta, la donna si avvolge.

Menessio (silenzioso): E quindi tu sostieni che per natura la donna debba essere esclusa dalla polis?

Socrate: Dico che la donna ha una funzione sacra, ma diversa. Ella genera la vita, non le leggi. La polis è logos; la donna è bios. Confondere i due è come chiedere a un fiume di diventare montagna.

(Una giovane serva passa, raccoglie una brocca caduta. I due la osservano in silenzio.)

Menessio (quasi sussurrando): Forse, Socrate, ciò che più mi spaventa… è che tu abbia ragione.

Socrate (con uno sguardo grave): Eppure, Menessio, se la verità ti spaventa, allora era solo un’idea a cui eri affezionato, non una convinzione salda.

AVVERTENZA (compare in ogni pagina, non allarmatevi): dietro lo pseudonimo Mister Totalitarismo non si nasconde nessun personaggio particolare, dunque accontentatevi di giudicarmi solo per ciò che scrivo. Per visualizzare i commenti, cliccare "Lascia un commento" in fondo all'articolo. Il sito contiene link di affiliazione dai quali traggo una quota dei ricavi. Se volete fare una donazione: paypal.me/apocalisse. Per contatti bravomisterthot@gmail.com.

Pubblicità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.