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Trump doveva morire

Sono restio al “complottismo” ma quanto accaduto due giorni fa a Donald Trump ha dell’incredibile. I filmati mostrano il “cecchino” improvvisato, Thomas Matthew Crooks, strisciare con un fucile in mano mentre una folla di persone lo riprende con i propri telefonini, cercando di segnalare l’inquietante presenza agli addetti alla sicurezza ivi presenti.

In un altro filmato si possono osservare due agenti che aspettano un tempo infinito prima di abbattere il sospetto, consentendogli inspiegabilmente di sparare più di un colpo.

Donald Trump si è salvato solo per questioni di millimetri e millisecondi.

Un lato ironico della faccenda è che l’ex Presidente abbia spostato la testa solo per guardare un maxischermo riportante le statistiche sull’immigrazione clandestina… Come a dire che contrastare l’ingresso illegale di cittadini stranieri ti salva la vita!

Battute a parte, l’attentatore è sicuramente uno sfigato buono a nulla, ma essendo americano almeno un proiettile in un cranio è in grado di conficcarlo. Se non si fosse verificata questa eventualità obiettivamente provvidenziale (qualsiasi cosa l’aggettivo significhi al giorno d’oggi), Trump sarebbe morto anche nel caso in cui a sparare fosse stato un uomo senza braccia. Ciò che davvero mi lascia perplesso è che questo Crooks abbia agito esattamente in concomitanza del Republican National Committee: una concidenza assurda, semplicemente incredibile.

Voglio dire: il tizio avrebbe potuto pianificare l’assassinio in qualsiasi momento, senza preoccuparsi della ufficializzazione della candidatura del “nuovo Hitler”. L’idea che invece abbia abbracciato un fucile anche in base a un recondito calcolo politico che avrebbe potuto fare solo un rappresentante della fronda anti-trump è sconcertante. Se il tycoon avesse preso quel benedetto proiettile in testa, i donatori repubblicani avrebbero potuto rimpiazzarlo con un candidato a loro gradito e indirettamente offrire anche un pretesto ai democratici per togliere di mezzo Biden.

L’establishment repubblicano, del resto, odia Trump in una maniera viscerale e piuttosto che vincere assieme a lui preferirebbero perdere contro un trans musulmano di colore. Un’espressione di tale sentiment paradossale è un editoriale del Wall Street Journal, il giornale delle cheerleader di Nikki Haley (la definizione è del buon Vivek Ramaswamy, altro repubblicano atipico), nel quale l’Editorial Board sostiene che

«la signora Haley rimarrà in corsa fino alla convention di luglio [perché] Mister Trump deve affrontare un percorso giudiziario incerto e uno dei processi contro di lui potrebbe finire in tribunale. […] Le probabilità politiche sono ancora a favore di un duello Joe Biden-Trump, ma possono accadere cose singolari con candidati così vecchi e così impopolari per la maggioranza degli americani. Le elezioni del 2024 potrebbero regalare nuovi colpi di scena [twists] prima che il dado “Trump contro Biden” sia tratto e, se questa sarà la scelta, milioni di americani cercheranno un’alternativa terza. Nel frattempo, milioni di repubblicani che non si inginocchiano davanti a Trump vorrebbero vedere la Haley esibirsi in un mano a mano [in italiano nel testo] contro un ex presidente».

Dall’altra parte, i democratici hanno agito attivamente per ridurre la scorta di Trump, puntando sul fatto che egli sarebbe stato fatto fuori per via giudiziaria e dunque approntando un disegno di legge che privasse i felon del diritto ad avere un servizio di sicurezza. La “Mani Pulite” ad personam è però evaporata il 2 luglio, quando un giudice è stato costretto a ritardare la sentenza di Trump fino al 18 settembre, alla luce della concessione dell’immunità parziale al candidato repubblicano da parte della Corte Suprema.

Mi sembra che, mettendo in fila tutti gli elementi, si possa delineare una sorta di “giorno dello sciacallo”. Troppe “simultaneità” che non trovano spiegazione nella semplice causalità.

Carta del gioco da tavolo sugli Illuminati (1996 circa)

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