Trump verrà ucciso se si opporrà a una guerra contro l’Iran?

(immagine da un filmato di propaganda iraniana)

Prima di tutto: questo articolo l’ho scritto ieri ma uscirà la mattina del 18 settembre 2024 non solo perché purtroppo non posso stare in casa tutto il tempo a (shit)postare, ma anche perché da quando Israele ha fatto saltare in aria i cercapersone dei militanti di Hezbollah ho deciso che userò il pc solo in orari dove si spera che gli appuntati scelti Gargiulevy e Quagliarellowitz siano impegnati a organizzare orge.

In ogni caso, come dicono gli americani, mark my words. A parte che al gioco delle profezie non si vince nulla, nemmeno credibilità (o donazioni in bitcoins), però come sapete da anni uno dei miei filoni di ricerca principale è quello del “complottismo scientifico”, argomento sul quale ho pubblicato un paper nel gennaio 2023 e che spero porterà presto alla possibilità di prevedere il futuro:

Prevedere il futuro grazie alla sapienza complottistica

Partiamo da un’assunzione a mio parere piuttosto pacifica: è possibile identificare Donald Trump come il principale leader schizoterico del XXI secolo (considerate però che per me anche il marxismo è una schizoteoria). Questo dato di per sé già crea innumerevoli difficoltà nel momento in cui il Nostro, una volta entrato nella “stanza dei bottoni”, non ha fatto nulla per confermare una delle sue “teorie”, sia quelle del passato (11 settembre, luogo di nascita di Obama) che del presente (suicidio di Epstein, brogli elettorali).

Per quanto riguarda il 2024, archiviata la questione della “vittoria rubata” (egli ha dichiarato più volte di aver “perso per un soffio”, dunque legittimamente), sembra che i suoi due cavalli di battaglia adesso siano: Omicidio Kennedy (ha promesso al caro vecchio Robert Jr. una “commissione d’inchiesta” sullo zio) e Omicidio Trump (lol).

Visto che -per ora- siamo giunti al secondo tentativo di farlo fuori, mi domando se abbia senso passare mesi o anni o decenni a scandagliare le biografie dei due aspiranti “tirranicidi” per costruirci sopra il solito kolossal fantapolitico, nel momento in cui Donald, essendo sopravvissuto, si troverebbe obiettivamente nella posizione migliore per poter “indagare” anche in modo indiretto.

Qualcosa però mi dice che come al solito non farà nulla, nello stesso modo in cui non ha aperto un’inchiesta immediata sull’insolita morte di Jeffrey Epstein in cella o non è riuscito a dimostrare alcunché sulla questione della fraud del secolo nonostante in tal caso abbia speso milioni di dollari (probabilmente finiti tutti alle odalische di Rudy Giuliani).

Detto ciò, ci sono alcuni dettagli sui trascorsi del secondo attentatore, quello del campo da golf, il 58enne Ryan Wesley Routh (sempre tre nomi!), che non possono passare inosservati: in primo luogo, la sua “storia criminale” risale alla seconda metà degli anni ’80 ma a quanto pare il tizio non si è fatto nemmeno un giorno di galera, nonostante fosse in possesso di un arsenale da paramilitare e abbia usato alcuni dei suoi pezzi migliori per ingaggiare sparatorie con la polizia.

Tale impunità potrebbe essere letta alla luce delle sue attività successive, tra le quali quelle di reclutatore di mercenari afgani (!) da far combattere in Ucraina contro i russi. Un hobby di tutto rispetto che infatti gli aveva fruttato una certa notorietà nella stampa “democratica”, con interviste al New York Times e all’Afp, e una sorta di “salvacondotto” universale con cui gironzolare da uno scenario di guerra all’altro.

Sì, un “fanatico delle armi” che negli Stati Uniti giocava a fare tiro a segno con gli sbirri invece di essere almeno ai domiciliari faceva la spola tra l’Europa dell’Est e il Medio Oriente (e pure una capatina a Taiwan, dove coordinava una fantomatica “legione straniera” con cui avrebbe apportato alle forze ucraine anche mercenari dall’Isola di Formosa). Vai a capire…

Il secondo punto che mi colpisce ha a che fare con le motivazioni per cui avrebbe tentato di far fuori Trump durante una partita di golf: non qualche tema di politica interna o qualche motivo ideologico, ma argomenti strettamente collegati al ruolo degli Stati Uniti a livello internazionale. In particolare, in un suo libro autopubblicato nel 2023 (Ukraine’s Unwinnable War, c’è ancora su Amazon se volete) descritto dalla stampa come “manifesto”, invocava l’uccisione di Trump da parte dell’Iran scrivendo testualmente: «[Voi iraniani] siete liberi di assassinare Trump e anche il sottoscritto, per l’errore [di averlo votato] e per lo smantellamento dell’accordo [nucleare]. Nessuno qui negli Stati Uniti sembra avere le palle per mettere in atto una selezione naturale o persino innaturale» (si rivolge direttamente a Teheran in puro stile vannacciano).

Ora, si sa che l’Iran fa sempre la voce grossa (anche se per il momento abbaia ma non morde) e che la sua propaganda è all’insegna di spacconate imbarazzanti: per fare un esempio, sulla scia dell’indignazione per l’uccisione di Qasem Soleimani la tv di Stato trasmise un trailer di un finto film in cui i pasdaran assaltavano la Casa Bianca uccidendo Trump (e già che c’erano anche Netanyahu).

Posto che per Teheran organizzare una roba del genere sarebbe un suicidio non solo (geo)politico, è un dato di fatto che con certe fanfaronate rischino di prestare il fianco a chi è invece molto interessato a organizzare un false flag per costringere il Presidente di turno a “fare qualcosa”.

Nel caso di Trump, le sue dichiarazioni sfegatate in favore di Israele, complice anche le centinaia di milioni di dollari che gli sono giunti dalla nota lobby, si alternano però a timide aperture verso la leadership iraniana. In effetti è complicato, anche a livello di mera campagna elettorale, fare l’interventista ma al contempo presentarsi come Defensor pacis almeno verso la Russia (e quindi Teheran) e la Corea del Nord (e quindi Pechino). Eppure è chiaro che nessun Presidente americano, democratico o repubblicano, potrebbe permettersi una nuova guerra infinita in Medio Oriente, a meno di una provocazione diretta ed eclatante.

Perciò il complottismo scientifico impone di ipotizzare che le sortite dei due “lupi solitari” (del primo peraltro non sappiamo proprio nulla, se non che avesse partecipato a un video promozionale della Black Rock ai tempi del college) siano servite a far passare nell’inconscio collettivo l’idea che Trump sia nel mirino e che potrebbe essere ucciso da un momento all’altro. Sotto il ricatto di una minaccia imminente alla propria incolumità personale (indipendentemente da chi provenga) è difficile pensare che Donald potrebbe rifiutarsi di intervenire contro l’Iran, specie nella prospettiva di un nuovo “11 settembre” magari a base di “bombe sporche” composte da materiale di chissà quale provenienza.

E comunque, se rifiutasse di intervenire anche col “fucile puntato alla schiena”, qualora venisse risparmiato dovrebbe ugualmente affrontare uno smacco interno colossale, considerando soprattutto il ruolo che ha assunto nell’immaginario statunitense: non solo il “duro di Hollywood”, il patriota tutto d’un pezzo, ma anche quello del “padre” che molti ragazzi americani non hanno avuto e al quale obbedirebbero pur non avendo attualmente alcuna intenzione di andare in guerra.

Inoltre, se a Trump dovesse succedere qualcosa, a rimpiazzarlo ci sarebbe quel tale J.D. Vance, uno che proviene dalla fronda interna e che è totalmente ammanicato col Deep State (sempre parlando da una prospettiva complottista). Insomma, ai livelli in cui ci troviamo probabilmente finiremo per rimpiangere l’uomo “debole” al comando, Sleepy Joe/Let’s Go Brandon, del quale Kamala Harris da questo punto di vista non sembra voler recepire l’eredità. Non so sinceramente quale potrebbe essere il risvolto “salvifico” in tali frangenti, perché tutto punta verso il worst case scenario.

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2 thoughts on “Trump verrà ucciso se si opporrà a una guerra contro l’Iran?

  1. Non accadrà niente.
    Trump non vincerà , Kamala sarà eletta a furor di schede tirate fuori da magici cilindri e si farà i suoi quattro anni da burattina identici a quelli di Sleepy Joe. I più indaffarati, come al solito, saranno gli squadroni delle PR della Casa Bianca che passeranno gli anni della legislatura e tenere fuori dai radar le sortite della Harris da ubriaca e/o fatta o le sue vecchie avventure come mistress (in entrambi i casi niente di nuovo, tutta roba già affrontata sia con i gai trascorsi di Obama che con la demenza senile di Biden).

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