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Tutto sommato Lukashenko è meglio della figa

Oggi a Milano accanto a piazza Duomo è comparsa una bionda mascherinata con una corona di fiori in testa e un cartello che invitava gli italiani a protestare contro il “fascismo in Bielorussia”:

Cari Italiani, se siete contrari agli omicidi, alle persecuzioni, al fascismo e all’illegalità politica in Bielorussia vi prego di salutarmi e di applaudirmi. Grazie!

Ad accompagnare il messaggio un hashtag in bielorusso (#мывебеларусь) che ha realizzato zero risultati su Twitter (e uno -di numero- su Instagram, lol). “Noi siamo la Bielorussia”, sì, ma, come dicono gli americani (manco a farlo apposta!): You and whose army? Misteri dell’attivismo internazionale.

Ad ogni modo, con la scusa del giornalismo investigativo (ho un blog, stronzi), ero pronto a lanciarmi, almeno per capire se quell’angelo biondo fosse davvero bielorusso (sfortunatamente l’ultima volta che ho parlato nell’idioma è stato all’Expo del 2015, peraltro con delle commesse decisamente scostanti – non mi avranno scambiato per ebreo?), ma non ho fatto nemmeno in tempo ad avvicinarmi che la malcapitata è stata travolta da una comitiva di goumiers ingrifati.

Purtroppo la giovane slava (o presunta tale) ha dato corda ai marocchini infoiati, abbracciandoli e mandandogli baci, e il “reportage” improvvisato è finito lì. Non ce l’ho fatta ad assistere al brioso siparietto: me ne sono andato con un sapore di genocidio sul palato e la convinzione che l’Europa orientale debba continuare a tenere le sue donne in riga. Altro che Lukashenko, ci vorrebbe come minimo… Orbán (nel senso di un leader che essendo ben ammanicato con l’Unione può risparmiarsi qualsiasi “rivoluzione colorata”).

In tutto questo, la famigerata Questione Maschile c’entra eccome (c’entra dappertutto): che la reazione di Lukashenko possa in qualche modo rappresentare una forma di “resistenza patriarcale” lo dimostra in primo luogo lo stesso pronunciamento del Батька (Bat’ka, “paparino”, come è chiamato dagli ammiratori), il discorso con cui ha rifiutato di farsi da parte, che ha deciso non a caso di introdurre con le seguenti parole: Хочу вам сказать по-мужски, “Ve lo dirò da uomo”

«Ve lo dirò da uomo. Spesso mi viene rimproverato di non voler “rinunciare al potere”. Ma non sono stato eletto dal popolo per rinunciare. Il potere non è dato per esser preso e poi gettato via.
Qualcuno di voi ricorderà come eravamo a metà degli anni ’90. Non voglio che la Bielorussia ritorna a quei tempi. Pertanto, nessuno oserà gettare il potere nel fango, come mi chiedono.

(Rivolto ai militari) Resisterò con voi o senza di voi, potete decidere. Ma non sarete in grado di piegarmi. Se volete salvare il vostro Paese, datevi da fare. Se non volete, almeno non tradite. Siete uomini in uniforme.
Se credete che io voglia mantenere il potere a tutti i costi, vi sbagliate. Prima o poi il governo passerà a qualcun altro, ma attraverso la legge, non sotto la pressione delle piazze.
Anche quando, come nel nostro caso, assistiamo a una ingerenza sfacciata dall’esterno, anche quando è necessario prendere misure severe per fermare la feccia [дрянь], io non vi chiedo comunque di violare la legge. Abbiamo abbastanza strumenti legali per salvare la nazione dall’invasione e stabilizzarlo, in modo da non ripetere i disastri dell’Ucraina, della Libia, della Siria.
Agite perciò rispettando la legge e ricordate che siete cittadini del Paese come il vostro Presidente. E non solo io, ma anche voi avete figli». (fonte)

E, in secondo luogo, una sagace annotazione del Redpillatore, che mostra l’ipergamia in atto durante le proteste contro il “regime populista di Lukashenko” (così il baizuo italiota che ha propagandato il video), raffigurata da una ridda di Karen slave corse in soccorso del bel faccino di turno, strappato dalle grinfie delle feroci teste di cuoio che impersonando tutta la ferocia del regime… lo hanno rilasciato immediatamente (“È troppo bello per finire in prigione!”).

Ecco perché il realismo politico ci impone di prendere una posizione, seppur a malincuore, in favore del “dittatore”: tutto sommato, Lukashenko è meglio della figa. Nel senso che la Bielorussia è uno degli ultimi Paesi ordinati e civili d’Europa, col tasso di criminalità tra i più bassi al mondo, una fertilità che si sta lentamente riprendendo dopo il disastro sovietico e un’economia che tra alti e bassi riesce comunque a garantire libertà di manovra a una nazione sempre in pericolo di finire stritolata tra le tenaglie di Mosca e Bruxelles  Washington.

Come faranno, le ingenue ragazze bielorusse, senza il loro batka? Chi si prenderà cura di loro, quando il primo magrebino di passaggio le circuirà senza ritegno? E chi si accollerà poi le spese di mantenimento dei loro figli mulatti? Perdiana, è a Minsk che dovete vivere, mica a Milano!

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