L’Ucraina è il nuovo covid

Se sabato 27 febbraio foste stati alla manifestazione “per la pace” di Milano di avreste assistito al singolare connubio di covidioti, zekke, neonazisti, parapiddini, veterocomunisti, militanti omosessuali e dell’ANPI nonché fanatici della NATO sotto la stessa bandiera marciare tutti uniti contro Putin il Malvagio.

 


“Shelter our sky, Nato!”, proclama il fanatico kievidiota (sic) davanti al rasta cinquantenne. Com’è possibile sostenere questa fiumana di guano umanoide? Ci imbarazza solo stilare l’elenco di contraddizioni: in primis ASSEMBRAMENTO ASSEMBRAMENTO (ma può una semplice FFP2 proteggervi dal mortale raffreddore!?); poi sfoggiare il vessillo ucraino come se fosse quello svizzero; marciare per la NATO con una bandiera falce e martello; presentarsi in piazza come “Rete Disarmo” mentre l’Unione Europea approva per la prima volta una fornitura militare di 450 milioni di euro a una nazione terza; vedere i gretini (Friday For Futures) auspicare il ritorno al carbone per facilitare l’applicazione delle sanzioni contro la Russia.

E ancora: essere in un partito di destra o estrema destra (Lega, Fratelli d’Italia e quell’altra roba che porta sfiga) e invocare lo status di rifugiato per ogni ucraino che “scappa dalla guerra” (senza nemmeno sospettare che ridurre il problema dell’immigrazione al solo colore della pelle o dell’etnia è una conferma di tutte le precedenti accuse di razzismo).

È palese in tutto questo anche il lavorio esercitato da due anni di covidiotismo: la riduzione dello spazio del dissenso, l’annichilimento dello spirito critico, una politica basata esclusivamente sul passaggio da un’emergenza all’altra (dalla peste immaginaria alla guerra immaginaria).

Dall’ospedalizzazione all’arruolamento senza soluzione di continuità, i palazzi comunali abbandonano il tricolore (ormai assurto a simbolo della dittatura sanitaria) e adottano il giallo-azzurro quasi a dire “Siamo tutti ucraini”. Anzi, Siate tutti ucraini”, nonostante milioni di italiani ridotti a pariah in questo momento probabilmente si sentiranno un po’ come i russi.

Non accenniamo nemmeno a questo sovranismo “buono” divenuto chiave d’accesso per un’Unione la cui raison d’être si basa sul rifiuto di ogni concetto di patria, identità, etnia. Da destra a sinistra, da etero a ghei, nessuno si sente ridicolo nel scendere in piazza a bocca aperta a festeggiare il nuovo stato d’eccezione.

E allora, contro tutto questo, cominciamo la nostra dissidenza minimale e discreta, attendendo che la lotta si estenda a ogni dominio per reagire di conseguenza.

12 commenti su “L’Ucraina è il nuovo covid

  1. “Guano umanoide”… che palle i risentiti di professione, loro sì in guerra perenne contro il resto dell’umanità sempre idiota, sempre rincretinita, sempre asservita, sempre lobotomizzata. Farla semplice mai, eh? Il problema non è Putin, sono i cretini che scendono in piazza contro la guerra. E poi vi stupite che gli esemplari femminili annusino in voi l’odore di muffa e di morte…

    1. Lasciamo perdere gli esemplari femminili, ché probabilmente la maggior parte di questi ceffi sono andati lì per trovare chissà che. Del resto tutto l’arco politico è schierato per l’accoglienza dei profughi (in testa i leghisti, lol) perché si illudono che arrivino solo le bionde. Comunque, visto che è da mesi che fai il covidiota qui sopra, cosa ne pensi di quanto sta accadendo? Non ti sembra un bel salto carpiato da emergenza ed emergenza? Oppure sei rimasto l’ultimo giapponese a spulciare il bollettino dei contagi (se lo pubblicano ancora da qualche parte)? Non è che alla fine salta fuori che c’è qualcosa di più importante del covid? E perché le marce della pace, o tutte le altre sfilate politicamente corrette, e non la costituzione, il diritto al lavoro, alla privacy, alla libertà? Vabbè lasciamo perdere ah ah ah.

      1. Io sono qui, ogni tanto, perché, ogni tanto, scrivi cose interessanti e fuori dal coro (le due cose non vanno necessariamente assieme), oltre che per il trascurabile dettaglio che tu hai previsto uno spazio aperto al pubblico in fondo a i tuoi articoli. Premesso che sul covid ho una posizione tutt’altro che allineata all’isterismo securitario generale, libero di darmi dell’idiota, in piena coerenza con la tua propensione a insultare e rendere una caricatura ciò o chi non ti garba, cioè in apparenza quasi tutto e tutti. Questo mi sembra il problema. Già il tuo vocabolario tradisce una acidità da gattaro. Che siano “ceffi” in cerca di fregna la dice lunga sulla tua forma mentis, ma lasciamo perdere. Capisco che tu ce l’abbia con le bionde e con il genere umano in generale ma non credo che il risentimento possa indirizzare tutto il tuo pensiero 24h. Personalmente mi levo il cappello persino di fronte ai deficienti cattolici del family day, per dirne una, visto che investono tempo ed energie per lottare in qualcosa che ritengono importante, senza tornaconti personali e senza essere mossi da aggressività immotivata e congenita. Idem per chi va oggi a manifestare davanti alle basi NATO. Quindi se qualcuno scende in piazza per la pace posso naturalmente esprimere qualche dubbio sulla forma, sulla utilità, sull’opportunità e persino sulla giustezza politica della scelta, ma l’ultima cosa che mi sognerei è quella di defecare simbolicamente in testa a queste persone. Ovviamente non è una questione di bon ton, ma di sostanza. Che ne penso di quel che accade? Non lo so e non lo sai nemmeno tu, anche se ti metti a fare le pulci a tutti gli esperti geopolitici del mondo. E’ la guerra, e sulla guerra non ho posizioni moraliste né sentimentali, ma ciò non mi impedisce di considerarla come una tragedia a evitare a (quasi) tutti i costi. Quel che è certo è che ha stancato il solito benaltrismo della serie, perché non il diritto al lavoro. Comprendo che per ognuno il proprio problema personale è il centro del mondo, ma se uno oggi manifesta per la pace e non per il diritto degli insegnanti non vaccinati a lavorare non è automaticamente guano umanoide.

  2. Aggiungo: sì, ci voleva una guerra per toglierci di torno l’isteria del covid. Ma questo vuol dire che mettere una bandiera ucraina sul balcone significhi ipso facto versare il cervello all’ammasso di un nuovo conformismo? Non va bene nemmeno preoccuparsi per una guerra nel cuore dell’Europa?

    1. No, il problema -rispondendo anche al commento precedente- è che queste manifestazioni per le quali non si rischia nulla (nemmeno l’accusa di assembramento!) non hanno uno scopo preciso: cosa vuol dire sfilare con la bandiera arcobaleno e quella ucraina una accanto all’altra? Per quale “pace” si fa la kermesse, cosa significa “pace”: l’Ucraina nella Nato? Kiev che si arrende? Putin che si limita a proteggere i guerriglieri russofoni? Quale cazzo di significato ha il rasta cinquantenne che sfila per l’ingresso della Nato di un Paese dell’Est Europa? Io gli defeco in testa sì, perché sono obiettivamente miei nemici, come ogni persona che sta su questa terra senza capire niente. E’ grazie a questa gente che, dopo aver perso il lavoro e non poter entrare né in banca né in posta senza un qr code, mi ritroverò con qualche altra forma di “austerità” sul groppone. Quindi capirai che non mi viene più da commuovermi per l’impegno. Stessero a casa a farsi seghe o infilarsi vibratori dappertutto, ché farebbero meno danni.

      1. Innanzitutto si dice stiano a a casa e non stessero, mi stupisce il ricorso a questi regionalismi da parte di un laureato che pretende di insegnare a i ragazzi. In secondo luogo, ripeto, qui siamo davanti a caricature, reiterate solo per alimentare il tuo bisogno di prendertela con qualcuno. Immagino che le manifestazioni siano state piuttosto spontanee ed eterogenee, quindi piene di contraddizioni. Non vedo il problema. Magari l’invito alla Nato era, e sarebbe comprensibile, lo slogan di un ucraino. Il rasta rasta potrebbe benissimo essere un no vax della prima ora e potrebbe condividere o meno lo slogan dell’ucraino, e così via. Forse dovrebbero tutti stare a casa a leggere le tue raffinate analisi sulla talassocrazia fino a quando non sia perfettamente chiaro se siamo disposti a lasciare a Putin il Donbass o no, ma se qualcuno sente la fregola di manifestare per una pace ancora non ben identificata, be’ non mi pare un dramma. Il nesso con con i tuoi problemi sul lavoro è inesistente, quello con l’austerità ipotetica e futura altrettanto. Peraltro ne avrebbero di influenza, le tue zekke e i tuoi kievidioti, così scemi come sono, se l’austerità dipendesse da loro.

        1. Essendo i kievidioti della stessa pasta dei covidioti, dovrebbero sì chiudersi in casa invece di uscire e formare assembramenti. Parlo di quelli che si muovono a comando a seconda delle emergenze che la televisione presenta loro. Per il resto, non sto qui a riproporre le contraddizioni evidenziate sin dall’inizio perché parlare col muro a questo punto avrebbe più senso. Andassi pure tu a farti le seghe sui nazi-pacifisti euro-sciovinisti rasta-atlantisti, la rete disarmo che invoca le armi per Kiev e i vetero-comunisti che condannano la rinascita dell’Unione Sovietica. Probabilmente non ha tutti i torti il patriarca di Mosca a ridurre l’intero Occidente a una immensa Гей-парад.

          1. Va be’, hai sbroccato. Che dire? Se questo è il tu approccio standard al prossimo forse è un bene che tu ti debba trovare un mestiere diverso dall’educatore. Intuisco che nel tuo immaginario il “farsi le seghe” occupi un posto centrale, ma sorvoliamo. Faccio un ultimo tentativo: al netto dello schifo che fa a te tutto questo guano umanoide incoerente e contraddittorio, al netto della questione degli assembramenti sì assembramenti no, sull’Ucraina, masturbazioni geopolitiche a parte, tu come la pensi? In mezzo a tutto questo casino di posizioni ibride e incoerenti, tu come ti ergi au-dessus de la mêlée? Qual è la posizione veramente logica, giusta, coerente? Sono tutt’orecchi.

            1. Chi marcia per la pace non dovrebbe sventolare bandiere ucraine, eventualmente solo quelle arcobaleno (nonostante l’ambiguità del simbolo), oppure anche quelle russe, visto che la pace si fa in due. Questo è il minimo della coerenza; per il resto nemmeno mi avventuro a discutere con persone che appunto non hanno idea del concetto stesso di “pace” in cui credono. Come sosteneva il generale Clausewitz, “la guerra dipende più dal difensore che dall’invasore: l’invasione infatti provoca la difesa, e con essa la guerra. Il conquistatore è sempre a favore della pace ed entrerebbe volentieri nel nostro Stato del tutto pacificamente. Perché non lo possa fare dobbiamo essere noi a volere la guerra e anche a prepararla. In altre parole: devono essere i deboli, costretti alla difesa, a essere sempre armati e pronti a non essere sorpresi. Questo vuole l’arte della guerra”.
              Perché la pace non dovrebbe corrispondere a una resa a Putin? Chi ha detto che deve per forza essere una cosa dignitosa?
              E in ogni caso perché l’Italia dovrebbe intervenire in un conflitto a fianco di un Paese nei confronti del quale non ha nessuno obbligo, né legale né tanto meno morale?

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